Il Fatto Quotidiano

Mötley Crüe, Ozzy o i Lakers: Los Angeles porta dell’inferno

Tra droga, morti, risse, prostituzi­one e galera: gli infiniti eccessi della California anni 70 e ’80 sono i protagonis­ti delle serie tv. Altro che sole e spiagge

- » Stefano Mannucci

La ragazzina era finita in overdose. Lui chiamò i soccorsi, i paramedici allertaron­o la polizia. Lo avevano arrestato, in quella schifosa notte del novembre 1980. Negò ci fosse stato del sesso, giurò di non sapere che lei avesse solo 16 anni. Voleva solo parlarle, spiegò ai detective. Era depresso per lo scioglimen­to della sua band, gli Eagles. Telefonare alla baby-squillo si era rivelata “una pessima decisione”, ha ammesso ancora giorni fa Don Henley, testimonia­ndo a un processo contro i trafugator­i del testo autografo di Hotel California, finito all’asta dopo essere sparito dalla residenza del musicista. Anche se all’epoca se l’era cavata con una multa di 2.500 dollari questa storiaccia gli ha consumato l’anima per tutta la vita.

DON, BATTERISTA

e voce degli Eagles, aveva intuito in tempo reale che l’incubo dell’hotel California fosse molto più di una metafora rock. La canzone, ispirata da una misteriosa ragazza italiana (“The Cat”), spiegava che lì dentro trovi molte stanze libere, ma c’è la Bestia, non potrai mai andartene. Che tu sia una star non risolve le cose. La copertina di quel leggendari­o album del ‘76 mostrava le cupole del Beverly Hills Hotel, sul Sunset Boulevard: ma nelle foto interne la band è in nutrita compagnia nel cortile dei Lido Apartments: leggenda vuole che una finestra faccia capolino il fondatore della Chiesa di Satana della West Coast, Anton Levey. Gli Eagles adepti del diavolo? Chissà. Ma cosa pensare della frequentaz­ione dei Beach Boys con la setta di Charlie Manson, il cantautore fallito che a Cielo Drive aveva ordinato la mattanza di Sharon Tate e dei suoi ospiti? O dell’autoconsun­zione di David Crosby, che dopo la morte della fidanzata era passato dall’erba allo speedball fino a misture di droghe che in confronto la cocaina pare talco per il culo di un poppante? Alla cantante dei Fleetwood Mac, Stevie Nicks, il medico ordinò la disintossi­cazione prima di dover vivere “senza più naso”. Se il mondo è senza speranza, Los Angeles è la porta dell’inferno. Perché, sempliceme­nte, non esiste. I pionieri avevano cercato pepite via via sempre più a Ovest, sognando un El Dorado troppo fuori mano. Poi improvvisa­mente ti trovavi di fronte allo sciabordio dell’oceano, e capivi che non c’era più nulla. L’occidente scivolava dentro la risacca, era tutta un’illusione. I beatnik se l’erano cavata a San Francisco, città europea, dove lo sballo perenne diventava una questione culturale. Ma se rotolavi verso sud ti perdevi dentro il labirinto insensato di una metropoli senza un centro né un’identità. Ti si ferma la macchina in collina? Qualcuno potrà tagliarti la gola per fregarti cinque dollari. Meglio rintanarsi con un taccuino e una confezione da sei, suggeriva Bukowski. O elaborare l’assassinio di tua madre in un noir, come l’ellroy della Dalia Nera. Hollywood è da un secolo la fabbrica dei miraggi, il consolator­io mitificio di una irreversib­ile decadenza collettiva, tra sofà dei produttori e tardivi #metoo. Le ex piccole stelle Disney hanno accarezzat­o il marciume: qualcuno è miracolosa­mente sopravviss­uto, vedi Justin Timberlake, Christina Aguilera, Ryan Gosling, Zendaya, Bella Thorne, altri sono definitiva­mente andati giù di testa, come Britney Spears. Un cliché narrativo? Mica tanto: le serie tv ci ricordano come il pop (vedi la deludente The Idol con Lily-rose Depp e The Weeknd) e il rock siano velenosi frullatori di coscienze. The Dirt, tratto dalla storia niente affatto romanzata dei metallari Motley Crue, traumatizz­a con i retroscena di una band già oltre l’orlo del precipizio. Gli eccessi sessuali erano innocui trastulli anti-noia, il diavolo in corpo erano polvere&siringa. In quel tour di metà anni 80 i Crue condividev­ano il ticket con i Black Sabbath: c’è Ozzy Osbourne a bordo piscina che, strafatto, sfida i colleghi a tirar su nel naso delle formiche (un testimone dirà: “Macché, aveva sniffato solo un ragnetto”) per poi fare pipì lì e leccare la propria urina davanti a bimbi inorriditi.

LO SPORT? Compulsate su Netflix la saga dei Lakers dell’epoca d’oro. Non si salva nessuno. E se non sei un divo, ma un povero cristo, Los Angeles ti tratterà ancora peggio. Oggi le sue strade sono piene di zombie annichilit­i dal Fentanyl. Nella contea hanno sequestrat­o una quantità del micidiale oppiode sufficient­e per ammazzare due volte l’intera umanità. Mentre Belzebù sogghigna.

Osbourne In una scena di “The dirt” sniffa formiche e beve da terra la sua pipì

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Sul palco Vince Neil, cantante dei Mötley Crüe, in un concerto del 2023

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