Abruzzo, caccia agli astensionisti I sondaggisti: “Saranno decisivi”
Todde ha preso un 4 per cento da chi era rimasto a casa: D’amico deve replicare e sperare nel flop leghista
“Andranno tutti a letto presto: queste elezioni le vinciamo noi”. Marco Marsilio non ritiene certo la prudenza una virtù. Ma a due giorni dal voto in Abruzzo la sicurezza del presidente uscente stride con la capillarità con cui leader e ministri di destra stanno percorrendo la Regione, promettendo aiuti e finanziamenti. Non solo: l’ostentato ottimismo di Marsilio forza di molto le opinioni dei sondaggisti che, pur nel rispetto del consueto silenzio elettorale, delineano una sfida aperta tra il meloniano e Luciano D’amico. Un testa a testa in cui saranno decisivi soprattutto due elementi: l’eventuale “effetto Sardegna” sugli astenuti e la capacità di tenuta della Lega.
Non a caso Salvini è in campagna elettorale pancia a terra, approfittando anche della posizione istituzionale. Ieri il ministero dei Trasporti ha annunciato la firma di una “convenzione” tra Anas e la provincia di Isernia per la “ripartenza dei lavori del viadotto Sente”. Stanziati 9 milioni di euro per “un’opera di grande importanza perché consente il collegamento tra l’alto Molise e l’abruzzo”. Nel mentre, la leader dem Elly Schlein veniva bloccata all’ingresso dell’ospedale di Popoli (Pescara), dove avrebbe voluto far visita: secco niet da parte del direttore sanitario Alterio Fortunato, che ha definito “non opportuna” l’incursione della segretaria. Bizzarro, secondo il Pd, perché Marsilio è reduce da diverse tappe negli ospedali.
NUOVI SONDAGGI non possono essere rivelati, ma Livio Gigliuto, presidente esecutivo dell’istituto Piepoli, aiuta a fissare qualche punto fermo: “Per studiare le elezioni regionali è utile partire delle ultime Politiche. In Abruzzo nel 2022 il centrodestra prese quasi il 48 per cento, mentre sommando i partiti che oggi sostengono D’amico si arriva quasi al 47. Da allora qualcosa si è spostato, ma soprattutto dentro le stesse coalizioni. Quindi il punto di partenza è un testa a testa”. Poi c’è la variabile astensione: alle Politiche l’affluenza è stata al 64 per cento, domenica dovrebbe essere una decina di punti più bassa. “Può darsi che qualche elettore dell’area del centrosinistra si senta più motivato a partecipare, avendo visto quanto successo in Sardegna e percependo che la partita è aperta”. Quante persone bisogna portare dal divano al seggio? Un po’ di conti li fa Antonio Noto, direttore di Noto Sondaggi: “Gli aventi diritto sono qualcosa più di un milione, quindi se andassero a votare 500 mila persone ci vorrebbero circa 10 mila voti per spostare un 2 per cento”. Non scontato, ma pochi giorni fa Demopolis di Pietro Vento ha pubblicato una rilevazione secondo cui in Sardegna il 9 per cento degli elettori di Todde (quindi un 4 per cento del totale) si erano astenuti alle elezioni precedenti. Se D’amico replicasse, portando l’affluenza vicina al 60 per cento, aumenterebbe le proprie chance.
NOTO PERÒ sottolinea un’importante differenza con la Sardegna: “In Abruzzo non c’è il voto disgiunto, che è stato decisivo per Todde. Quindi sarà una vittoria dei partiti, più che dei candidati. Ciascuna lista dovrà portare a casa voti”.
E dunque, occhio alla Lega. Michela Morizzo, amministratore delegato di Tecnè, lo spiega così: “Nel centrodestra in questo momento Forza Italia tiene, anche contro molte delle aspettative. Fratelli d’italia ha perso qualcosa rispetto al suo picco, ma è sempre molto in alto. La Lega invece sembra vivere un momento di difficoltà ed è quella che potrebbe oscillare di più, come si è visto in
Ultimi giorni Salvini annuncia nuove opere E un ospedale nega la visita a Schlein: “Non è opportuna”
Sardegna”. Anche Morizzo non sottovaluta l’effetto Sardegna (“ogni vittoria galvanizza”), ma fa notare che pure a destra “qualcuno potrebbe andare a votare perché spaventato”.
Insomma, pescare dagli astenuti è determinante, ma tutt’altro che semplice. La dinamica è chiara a Roberto Weber, presidente dell’istituto Ixè: “L’ultimo leader capace di fare una sortita efficace nel granaio dei delusi è stato Beppe
Grillo. Per gli altri è un’impresa durissima e l’astensione resta un serbatoio quasi inattingibile”. A D’amico non resta che la danza del disastro salviniano, purché ben indirizzata, perché “è vero, la Lega potrebbe scendere. Ma se ci fosse un travaso interno alla destra non cambierebbe nulla. Al centrosinistra serve che i leghisti delusi stiano a casa se non, addirittura, vadano a votare D’amico”. Alchimie preelettorali cui aggrapparsi.