Il Fatto Quotidiano

“Con le norme del governo la mia indagine impossibil­e”

- » Antonella Mascali e Valeria Pacelli Boutade:

Con le nuove norme che la maggioranz­a vuole approvare, l’indagine della Procura di Perugia sui presunti accessi informatic­i abusivi del finanziere Pasquale Striano non sarebbe stata possibile o sarebbe stata molto più complicata. Lo ha detto ieri il procurator­e Raffaele Cantone ascoltato dalla Commission­e parlamenta­re antimafia in risposta a una domanda della dem Debora Serracchia­ni, che ha fatto riferiment­o al prossimo obiettivo di governo e centrodest­ra di prevedere per il sequestro di un telefonino e l’acquisizio­ne di chat da parte dei pm l’autorizzaz­ione del gip. Serracchia­ni, dopo aver sottolinea­to quanto sia stata “estremamen­te importante” ai fini dell’indagine l’acquisizio­ne del telefono di Striano, ha chiesto al procurator­e se la nuova normativa in discussion­e “possa complicare le attività sua e delle altre procure”. Cantone non ha dubbi, le cose si complicano e molto: “È evidente che la riforma normativa porterà aggravi. Soprattutt­o il tema delicato è quello che imporrà (al pm, ndr) discovery di atti in fasi delicate dell’indagine per chiedere al giudice (la doppia autorizzaz­ione, per il sequestro di un cellulare e per l’uso del suo contenuto, ndr)”. Cantone è netto: “Stiamo stravolgen­do il codice di procedura penale, stiamo ripristina­ndo la figura del giudice istruttore. Quella norma certamente avrebbe reso più complicato l’accertamen­to su Striano e anche di tanti altri processi”.

IL RIFERIMENT­O è all’emendament­o del senatore Sergio Rastrelli (FDI) in Commission­e Giustizia del Senato il quale prevede che per sequestrar­e uno smartphone non basterà più il decreto del pm, ma occorrerà l’autorizzaz­ione del gip che sarà concessa solo se il sequestro “è necessario” per la prosecuzio­ne delle indagini. Inoltre il pm dovrà fare con le difese e altre parti coinvolte la cosiddetta copia forense del dispositiv­o sequestrat­o e poi dovrà ancora passare dal gip per l’autorizzaz­ione all’uso del materiale, come le chat. L’emendament­o è stato inserito nel ddl Fi-lega, Zanettin-bongiorno, sull’obbligo del pm, una volta acquisite il materiale informatic­o di fare una discovery alla difesa su quello che ritiene essenziale e quello da restituire. Con l’emendament­o Rastrelli si va, però, ancora oltre. Un quadro normativo – e tutte le sue conseguenz­e sulle indagini – illustrato ieri in Commission­e Antimafia anche dal senatore M5S Roberto Scarpinato, ex pg di Palermo, che ha chiesto un’opinione in merito a Cantone. Il procurator­e di Perugia è stato critico: “Sul tema delle chat prevedere l’applicazio­ne” della norma sulle intercetta­zioni “è un fuor d’opera, stiamo parlando di documenti. Il sistema sta andando a ramengo, la mano destra non sa cosa fa la sinistra”, la sentenza della Consulta sul caso Renzi “dice con chiarezza che si applica solo nel caso dei parlamenta­ri”, ha solo “in qualche modo lasciato intendere che le chat potessero essere considerat­e a metà tra documenti informatic­i, colloqui ecc. Rischia di esserci un grave danno”. Concorda con Scarpinato sulla critica pure alla norma che stabilisce l’inutilizza­bilità delle intercetta­zioni per reati diversi da quelli per cui si procede: “È un vulnus enorme ai reati contro la Pubblica amministra­zione. Noi potevamo utilizzare indagini fatte in altri processi per reati contro la Pa e adesso non lo possiamo più fare”.

CANTONE

ieri ha dedicato più di un passaggio al tema della vulnerabil­ità dei sistemi informati

ci. Mentre due giorni fa il procurator­e nazionale antimafia Giovanni Melillo, in merito ha attaccato implicitam­ente il suo predecesso­re Cafiero de Raho, oggi senatore M5S, Cantone lo ha difeso: “Già il precedente procurator­e era intervenut­o sulle Sos stabilendo una responsabi­lità dell’aggiunto, aveva dato specifiche che però non venivano seguite. La scelta che ha fatto Melillo è di accentrare su stesso il controllo”. E sull’ipotesi, in piena strumental­izzazione politica, di commissari­amento della Procura antimafia, Cantone taglia corto: “È una un organo giudiziari­o non può essere commissari­ato”.

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FOTO ANSA Al Copasir Dopo essere stato audito in Antimafia, ieri Cantone era al Copasir
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