“Con le norme del governo la mia indagine impossibile”
Con le nuove norme che la maggioranza vuole approvare, l’indagine della Procura di Perugia sui presunti accessi informatici abusivi del finanziere Pasquale Striano non sarebbe stata possibile o sarebbe stata molto più complicata. Lo ha detto ieri il procuratore Raffaele Cantone ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia in risposta a una domanda della dem Debora Serracchiani, che ha fatto riferimento al prossimo obiettivo di governo e centrodestra di prevedere per il sequestro di un telefonino e l’acquisizione di chat da parte dei pm l’autorizzazione del gip. Serracchiani, dopo aver sottolineato quanto sia stata “estremamente importante” ai fini dell’indagine l’acquisizione del telefono di Striano, ha chiesto al procuratore se la nuova normativa in discussione “possa complicare le attività sua e delle altre procure”. Cantone non ha dubbi, le cose si complicano e molto: “È evidente che la riforma normativa porterà aggravi. Soprattutto il tema delicato è quello che imporrà (al pm, ndr) discovery di atti in fasi delicate dell’indagine per chiedere al giudice (la doppia autorizzazione, per il sequestro di un cellulare e per l’uso del suo contenuto, ndr)”. Cantone è netto: “Stiamo stravolgendo il codice di procedura penale, stiamo ripristinando la figura del giudice istruttore. Quella norma certamente avrebbe reso più complicato l’accertamento su Striano e anche di tanti altri processi”.
IL RIFERIMENTO è all’emendamento del senatore Sergio Rastrelli (FDI) in Commissione Giustizia del Senato il quale prevede che per sequestrare uno smartphone non basterà più il decreto del pm, ma occorrerà l’autorizzazione del gip che sarà concessa solo se il sequestro “è necessario” per la prosecuzione delle indagini. Inoltre il pm dovrà fare con le difese e altre parti coinvolte la cosiddetta copia forense del dispositivo sequestrato e poi dovrà ancora passare dal gip per l’autorizzazione all’uso del materiale, come le chat. L’emendamento è stato inserito nel ddl Fi-lega, Zanettin-bongiorno, sull’obbligo del pm, una volta acquisite il materiale informatico di fare una discovery alla difesa su quello che ritiene essenziale e quello da restituire. Con l’emendamento Rastrelli si va, però, ancora oltre. Un quadro normativo – e tutte le sue conseguenze sulle indagini – illustrato ieri in Commissione Antimafia anche dal senatore M5S Roberto Scarpinato, ex pg di Palermo, che ha chiesto un’opinione in merito a Cantone. Il procuratore di Perugia è stato critico: “Sul tema delle chat prevedere l’applicazione” della norma sulle intercettazioni “è un fuor d’opera, stiamo parlando di documenti. Il sistema sta andando a ramengo, la mano destra non sa cosa fa la sinistra”, la sentenza della Consulta sul caso Renzi “dice con chiarezza che si applica solo nel caso dei parlamentari”, ha solo “in qualche modo lasciato intendere che le chat potessero essere considerate a metà tra documenti informatici, colloqui ecc. Rischia di esserci un grave danno”. Concorda con Scarpinato sulla critica pure alla norma che stabilisce l’inutilizzabilità delle intercettazioni per reati diversi da quelli per cui si procede: “È un vulnus enorme ai reati contro la Pubblica amministrazione. Noi potevamo utilizzare indagini fatte in altri processi per reati contro la Pa e adesso non lo possiamo più fare”.
CANTONE
ieri ha dedicato più di un passaggio al tema della vulnerabilità dei sistemi informati
ci. Mentre due giorni fa il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, in merito ha attaccato implicitamente il suo predecessore Cafiero de Raho, oggi senatore M5S, Cantone lo ha difeso: “Già il precedente procuratore era intervenuto sulle Sos stabilendo una responsabilità dell’aggiunto, aveva dato specifiche che però non venivano seguite. La scelta che ha fatto Melillo è di accentrare su stesso il controllo”. E sull’ipotesi, in piena strumentalizzazione politica, di commissariamento della Procura antimafia, Cantone taglia corto: “È una un organo giudiziario non può essere commissariato”.