Se le nuove auto cinesi valgono un bel sorso di buon brandy
Quella che sta per finire è stata una settimana complicata, nei rapporti tra Cina, Stati Uniti e Unione europea. E l’oggetto del contendere, neanche a dirlo, è l’auto. Il presidente Usa Biden ha messo sotto investigazione i veicoli made in China, sostenendo che i loro sistemi di connettività potrebbero essere usati per spiare o sabotare gli americani. Come mai proprio ora? Be’, la campagna elettorale è bella che avviata e i costruttori nazionali stanno chiedendo a gran voce al prossimo presidente yankee di difenderli dal pericolo giallo. Pure con qualche barriera all’importazione, se necessario. Non a caso, dall’ambasciata cinese hanno accusato Biden di appoggiare la teoria della “minaccia” per eliminare la concorrenza.
Il clima nel vecchio continente è anche peggiore. In seguito all’investigazione iniziata mesi fa, la Commissione europea ha sostenuto di avere le prove che il governo cinese sta sovvenzionando i veicoli elettrici esportati in Europa attraverso trasferimenti diretti di fondi e altri meccanismi quali ad esempio crediti statali dichiarati ma mai riscossi, come riporta la testata specializzata Autonews.com. Questo porterà alla registrazione doganale delle auto a elettroni made in China, e successivamente (a novembre, quando terminerà la procedura Ue) a eventuali tariffe retroattive sull’import. La risposta di Pechino è stata mirata, avendo avviato un’indagine anti-dumping sul brandy importato dall’ue. Un prodotto esportato soprattutto dalla Francia, che ha voluto e sostenuto l’indagine sui veicoli elettrici cinesi. E siamo solo all’inizio.