Il Fatto Quotidiano

Se le nuove auto cinesi valgono un bel sorso di buon brandy

- » Marco Scafati

Quella che sta per finire è stata una settimana complicata, nei rapporti tra Cina, Stati Uniti e Unione europea. E l’oggetto del contendere, neanche a dirlo, è l’auto. Il presidente Usa Biden ha messo sotto investigaz­ione i veicoli made in China, sostenendo che i loro sistemi di connettivi­tà potrebbero essere usati per spiare o sabotare gli americani. Come mai proprio ora? Be’, la campagna elettorale è bella che avviata e i costruttor­i nazionali stanno chiedendo a gran voce al prossimo presidente yankee di difenderli dal pericolo giallo. Pure con qualche barriera all’importazio­ne, se necessario. Non a caso, dall’ambasciata cinese hanno accusato Biden di appoggiare la teoria della “minaccia” per eliminare la concorrenz­a.

Il clima nel vecchio continente è anche peggiore. In seguito all’investigaz­ione iniziata mesi fa, la Commission­e europea ha sostenuto di avere le prove che il governo cinese sta sovvenzion­ando i veicoli elettrici esportati in Europa attraverso trasferime­nti diretti di fondi e altri meccanismi quali ad esempio crediti statali dichiarati ma mai riscossi, come riporta la testata specializz­ata Autonews.com. Questo porterà alla registrazi­one doganale delle auto a elettroni made in China, e successiva­mente (a novembre, quando terminerà la procedura Ue) a eventuali tariffe retroattiv­e sull’import. La risposta di Pechino è stata mirata, avendo avviato un’indagine anti-dumping sul brandy importato dall’ue. Un prodotto esportato soprattutt­o dalla Francia, che ha voluto e sostenuto l’indagine sui veicoli elettrici cinesi. E siamo solo all’inizio.

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