I dossier sulla Lega: fu la Banca d’italia a chiedere d’indagare
La Procura di Perugia, che si occupa di Pasquale Striano, il finanziere in forza alla Procura nazionale antimafia (Pna) accusato di accesso abusivo ai sistemi informatici, sta indagando sul dossier pre-investigativo da lui preparato sui fondi della Lega Nord. Non è rimasto nei cassetti della Pna, come sostenuto qualche giorno fa dal partito di Matteo Salvini, ma è stato trasmesso nel 2019 a quattro diverse procure: Milano, Roma, Bergamo e Genova. Che ci siano accertamenti in corso lo ha spiegato Raffaele Cantone: “Striano – ha detto il procuratore di Perugia in Commissione antimafia – quando è andato via ha presentato un diario di tutte le pratiche che aveva fatto. E abbiamo successivamente a questo lavoro acquisito altre pratiche tra cui anche una sui fondi della Lega. (...) Abbiamo acquisito il dossier, ma non ancora approfondito”.
MA COME nasce questo dossier pre-investigativo? Secondo quanto ricostruito dal Fatto tutto parte non da un input autonomo, ma da una segnalazione dell’uif, l’ufficio di informazione finanziaria di Bankitalia (quello che prepara le Segnalazione di operazioni sospette, le Sos) che la riceve da un ufficio analogo di San Marino. A quel punto l’uif la trasmette alla Dia, che a sua volta la manda alla Pna. Striano inizia a lavorarci. E prepara un dossier intitolato “Annotazioni finanziarie su operazioni legate alla Lega Nord” destinato alle quattro procure citate. Ci lavora alcune settimane. Forse un paio di mesi. La sua informativa contiene Sos ancora sconosciute che però, nel periodo del suo lavoro, e prima che l’informativa giunga alle procure, finiscono anche sui giornali. Striano era la fonte dei cronisti? È il sospetto della Procura di Perugia.
Nel frattempo la Procura di Milano – che nulla sapeva degli approfondimenti del finanziere – stava indagando su due ex commercialisti della Lega Nord, nell’ambito dell’inchiesta sulla Lombardia Film Commission. E la pubblicazione delle Sos sui giornali crea allarme: sono utili all’indagine e sono anche state rese pubbliche. La Procura chiede addirittura conto alla Finanza per verificare se le avesse oppure no.
Quindi quando il dossier pre-investigativo giunge negli uffici lombardi iniziano i primi attriti con la Procura guidata in quel momento da Cafiero De Raho. I magistrati milanesi lamentano quattro circostanze: non sono stati subito messi a conoscenza degli approfondimenti della Pna; le Sos sono state pubblicate sulla stampa; il titolo dell’annotazione può creare imbarazzi, perché fa pensare a un’indagine su un partito politico; infine, poiché non c’è l’ombra della mafia non si capisce perché la Pna se ne stia occupando. Il dossier di Striano diventa quindi un casus belli tra procure ordinarie e Antimafia.
L’annotazione intanto viene spedita anche alla procura di Genova, che nel 2019 indagava sui 49 milioni confiscati in via definitiva alla Lega. I pm in quel momento sospettavano che parte di questi soldi erano stati fatti sparire in Lussemburgo e poi fatti rientrare, in parte, subito dopo i primi sequestri disposti della procura. A dicembre del 2019 ci sono alcune perquisizioni, ma alla fine le accuse non trovano riscontro e l’inchiesta viene chiusa con un’archiviazione.
Questo l’iter di quel dossier pre-investigativo sui fondi della Lega sul quale adesso la Procura di Perugia disporrà approfondimenti per capire se vi sono state anomalie. Se così non fosse, il finanziere stava svolgendo un lavoro su una segnalazione che arrivava dall’uif. Inoltre nell’invito a comparire per il finanziere e gli altri 15 indagati si fa riferimento a Sos riguardanti proprio Lombardia Film Commission o altri soggetti legati a quella vicenda.
Per la Lega Nord però il caso è già chiuso: il partito di Salvini ha parlato di un “vero e proprio attacco alla democrazia”. “Un dossier sui finanziamenti della Lega finito nei cassetti della Dna – che pure non aveva competenza – e non è stato trasmesso ad alcuna procura distrettuale. Perché erano state raccolte e custodite quelle informazioni?”, era la nota della Lega del 7 marzo. In realtà, il dossier era stato inviato a quattro procure e partito dopo una segnalazione di Bankitalia.
Il caso L’annotazione di Striano conteneva le Sos pubblicate dai giornali. Spedita ai pm di Milano, ignari degli approfondimenti in Dna