Il Fatto Quotidiano

Il manifesto FDI anti-colle: “Il presidente lo scegli tu”

Nervi tesi sulla riforma costituzio­nale

- Giacomo Salvini

Dopo lo scontro – con tanto di ping pong di dichiarazi­oni – sulle manganella­te della polizia a Pisa, Fratelli d’italia apre un altro fronte con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Mentre la riforma costituzio­nale sul premierato accelera al Senato, in Fratelli d’italia sta circolando da giorni un volantino che, anche se indirettam­ente, va all’attacco dei poteri del Quirinale. Una brochure di due pagine che anticipa lo slogan della campagna referendar­ia: “Il Presidente lo scegli tu, non il palazzo”, è il titolo. Solo in basso, più piccolo, si specifica che si sta parlando del presidente del Consiglio, ma il messaggio del volantino è chiaro: l’obiettivo è il presidente della Repubblica.

Un volantino preparato dall’ufficio studi di Fratelli d’italia guidato da Francesco Filini (fedelissim­o del sottosegre­tario Giovanbatt­ista Fazzolari) insieme all’ufficio comunicazi­one del partito che servirà per presentare a parlamenta­ri, dirigenti, militanti ed elettori la riforma costituzio­nale approvata a novembre in Consiglio dei ministri e oggi in discussion­e in commission­e Affari costituzio­nali al Senato.

ALLA COPERTINA

già abbastanza chiara del volantino, si aggiunge una seconda pagina in cui si trovano tutti riferiment­i indiretti al Colle. “Con la riforma costituzio­nale fine dei giochi di Palazzo”, si legge. I tre punti evidenziat­i della riforma sono proprio quelli che riguardano i poteri del presidente della Repubblica che saranno molto limitati: “Il presidente lo scegli tu non il palazzo”, è il primo. Nella spiegazion­e in piccolo si spiega che “saranno gli elettori, con il loro voto, a scegliere il premier”. Dunque, non più il Quirinale. “Stop senatori a vita” è il secondo punto cardine evidenziat­a dal volantino. Un altro potere che oggi spetta al presidente della Repubblica: “Lo saranno solo gli ex capi dello Stato, salvo rinuncia”.

Infine, l’ultimo passaggio è questo: “Mai più ribaltoni e inciuci di governo”. Svolgiment­o: “Caduto un esecutivo, non sarà possibile formarne uno nuovo sostenuto da una maggioranz­a diversa da quella espression­e della volontà degli italiani”. Un’altra accusa che Meloni ha sempre mosso ai vari inquilini del Quirinale, da ultimo per la decisione di indicare Mario Draghi come premier nel 2022. La leader di Fratelli d’italia, insieme a Luigi Di Maio,

SCONTRO BROCHURE PER INDICARE I POTERI TOLTI AL QUIRINALE

nel 2018 arrivò a chiedere l’impeachmen­t per il presidente della Repubblica dopo la decisione di non nominare Paolo Savona al ministero dell’economia del governo Lega-m5s.

Una brochure, ideata per la riforma presidenzi­ale, che certifica quale sarà la vera partita che si giocherà nei prossimi mesi tra il Quirinale e Palazzo Chigi: la riforma del premierato. Anche se Meloni ha ripetuto che i poteri di Mattarella “non vengono toccati” e il Colle ha fatto trapelare di non voler commentare il contenuto della riforma costituzio­nale, sarà questo il dossier su cui i rapporti tra i due potrebbero davvero incrinarsi.

La premier ha imposto ai suoi parlamenta­ri di andare spediti al Senato: in settimana sono stati bocciati tutti gli emendament­i dell’opposizion­e. Obiettivo: approvarla entro aprile, prima delle Europee.

Qualcosa si è già rotto con le manganella­te di Pisa, con Mattarella che ha preso posizione in difesa degli studenti pestati dalla polizia e Meloni che prima ha attaccato “le istituzion­i” che tolgono la fiducia alle forze dell’ordine per poi correggers­i, quattro giorni dopo, sul fatto che non intendesse fare riferiment­o al Quirinale.

I DUE DA ALLORA

non hanno avuto un chiariment­o ma ieri, a margine della cerimonia per l’8 marzo, si è verificato un altro fatto che certifica una certa freddezza tra Mattarella e Meloni. Prima si sono salutati insieme alle alte cariche dello Stato in un salottino antistante il salone dei corazzieri, poi, al termine della cerimonia e dopo un breve colloquio con Licia Ronzulli, la premier ha risposto così a chi le chiedeva se condivides­se le parole di Mattarella di pochi minuti prima sui regimi che censurano gli artisti: “Certo, sono d’accordo – ha replicato la premier – Per questo non ho mai condiviso una certa censura che, per esempio, la sinistra italiana ha lungamente fatto a tutti quelli che non erano d’accordo con loro”. Una polemica politica fuori contesto. Con un possibile sottinteso: che in mezzo a quella sinistra, ci sia Mattarella medesimo.

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ANSA “Manganelli” Ieri il primo incontro tra Meloni e Mattarella dopo i fatti di Pisa

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