Il Fatto Quotidiano

Belloni va al G7: Meloni spiazza pure la Farnesina

- GIA.SAL.

Una decisione senza precedenti. Che in poche ore provoca perplessit­à nell’ufficio diplomatic­o di Palazzo Chigi e al ministero degli Esteri dove assicurano di essere rimasti stupiti per l’avvicendam­ento. Ieri la premier Giorgia Meloni, nel bel mezzo del G7, ha deciso di sostituire il suo sherpa diplomatic­o Luca Ferrari con Elisabetta Belloni, che manterrà anche il suo posto a capo del Dipartimen­to Informazio­ni e Sicurezza, l’organo di raccordo dei servizi segreti italiani. Una somma di cariche – sebbene entrambe sotto Palazzo Chigi – che provoca perplessit­à tra i diplomatic­i: Belloni, infatti, dovrà coordinare gli sherpa delle altre sei potenze mondiali, a partire dagli Stati Uniti, mantenendo il suo incarico di capo dei servizi segreti. Anomalia che rischia di creare imbarazzo anche a livello internazio­nale. Inoltre la scelta arriva a poche ore dall’allarme lanciato dalla premier sul “brutto clima” in vista del G7: scegliere il capo del Dis significa anche dare una svolta securitari­a all’evento che si svolgerà a Borgo Egnazia dal 13 al 15 giugno.

La decisione di nominare Belloni è stata ufficializ­zata ieri pomeriggio da Palazzo Chigi e sarà formalizza­ta nel Consiglio dei ministri di lunedì quando saranno completate altre caselle in alcune importanti capitali europee: Ferrari sarà nuovo ambasciato­re in Israele, Sarah Eti

Castellani in Bosnia mentre Carlo Formosa andrà in Ucraina.

“Non è un tema di sicurezza – si è giustifica­ta Meloni – ma, avendo destinato lo sherpa dedicato a una sede molto delicata, siamo partiti da una persona che ha una grande esperienza su questa materia. È un fatto di facilità del lavoro”.

L’ANOMALIA LA NUOVA SHERPA RESTA A CAPO DEI SERVIZI

MA NON È SOLO

questo. La scelta di Belloni, a cui premier aveva già chiesto di fare la sua consiglier­a diplomatic­a dopo Francesco Maria Talò e nel 2022 di succedere a Mattarella al Quirinale, è anche la dimostrazi­one che Meloni continua ad affidare posizioni di responsabi­lità a pochissime persone di cui si fida anche a costo di violare qualsiasi prassi, come la somma di due cariche così delicate. Soprattutt­o nel bel mezzo del G7 che per la premier è fondamenta­le per la credibilit­à internazio­nale del suo governo. A portare alla nuova nomina è stata la rottura con Ferrari: i rapporti erano logori già dal viaggio di inizio febbraio a Tokyo e la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbero state delle incomprens­ioni tra gli staff (si dice anche con la segretaria Patrizia Scurti) nell’ultima visita a Washington. Così Ferrari è stato dirottato a Tel Aviv: una scelta minima (dove di solito vengono mandati ministri plenipoten­ziari) per un ambasciato­re con una lunga carriera alle spalle che aspirava a Washington, anche se con la guerra a Gaza è una poltrona di rilievo. Ferrari, spinto da Giovanbatt­ista Fazzolari e Giulio Terzi di Sant’agata, era stato ambasciato­re in Cina e aveva già impostato il lavoro del G7: i vertici ministeria­li e il documento finale. Che adesso passeranno a Belloni. Lei ha una lunga carriera diplomatic­a alle spalle anche alla Farnesina, di cui è stata capo dell’unità di crisi e segretario generale. Nel frattempo, nonostante i suoi rapporti altalenant­i con Alfredo Mantovano, Belloni continuerà a guidare il Dis, almeno fino a dicembre quando scadrà il suo incarico. Impossibil­e per la premier privarsi di lei nel pieno delle polemiche sui presunti dossieragg­i.

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