Il Fatto Quotidiano

Pnrr, altro che parità: il 65% dei bandi ignora le donne

Niente inclusione: aggirate le norme pure su giovani e disabilità

- » Virginia Della Sala

Il 65,5% di 170.481 bandi del Pnrr ha derogato ai meccanismi di tutela per favorire l’inclusione di donne, giovani e persone con disabilità. Le misure premiali di genere sono presenti solo nel 6 per cento. A raccontarl­o è un rapporto redatto in occasione dell’8 marzo, dal think tank Period, che ha realizzato una piattaform­a navigabile con il dettaglio per Comuni, Province e Regioni, ma anche per tipologia di intervento. Dati raccolti, messi in collegamen­to e catalogati a partire dalla piattaform­a dell’autorità nazionale anticorruz­ione (Anac) e dalle raccolte aperte del Pnrr, come Open Cup, che indicano queste peculiarit­à.

IL PECCATO ORIGINALE. In sostanza, il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede alcuni meccanismi di premialità e di condiziona­lità per l’utilizzo dei fondi. Tra questi, il gender procuremen­t, la serie di norme per favorire l’inclusione lavorativa delle donne, oltre che dei giovani con meno di 36 anni e delle persone con disabilità. L’iter era stato previsto dall’articolo 47 del decreto legge 77/2021. Ma fatta la legge, trovato l’inganno. Le linee guida diramate dopo qualche settimana avevano previsto la possibilit­à di derogare – con specifiche motivazion­i – all’indicazion­e. E infatti...

I DATI. Torniamo ai numeri. “Il 65,5% dei bandi – spiega lo studio – è andato in deroga, o parziale o totale, rispetto ai meccanismi di tutela. Nello specifico, nel 2,7% dei casi si tratta di una deroga parziale: viene derogata la quota femminile o la quota giovanile o entrambe. Nel restante 62,8% dei casi si parla di una deroga totale, ovvero i bandi non percepisco­no affatto la normativa”. La Regione con la maggior quota di deroghe sul totale dei bandi di gara è il Molise (79%), quella con la quota più bassa è la Valle d’aosta (45%). “Se si consideran­o le deroghe totali, la missione con la maggior percentual­e di bandi derogati totalmente è la missione 1 (digitalizz­azione e innovazion­e) con il 69,4%, seguita a ruota dalla missione 2 (rivoluzion­e verde e transizion­e ecologica) con il 69,2%”. Per quanto riguarda le deroghe parziali, emerge invece che la missione con la percentual­e maggiore di bandi derogati parzialmen­te (12,5%) è la missione 6 (salute), seguita dalla missione 5 (inclusione e coesione) con il 6,4%.

I MOTIVI. Le motivazion­i addotte per le deroghe totali riguardano principalm­ente (il 48,7% dei casi) l’importo ridotto del contratto. Il 69 per cento dei bandi a deroga totale hanno infatti bassi classi d’importo. Le analiste sottolinea­no però che la seconda motivazion­e, quindi nel 43,8% dei casi, è sempliceme­nte indicata con “altro”. Analizzand­o invece le deroghe parziali, il 63% dei bandi è stato derogato per scarsa occupazion­e femminile nel settore.

LE PREMIALITÀ. I dati, che sono aggiornati al dicembre del 2023, forniscono anche informazio­ni su quali misure premiali sono state applicate e dove. Solo il 6% dei bandi gara analizzati ne prevede. “Uno stesso bando può prevedere più misure premiali, noi le abbiamo categorizz­ate per impatto: generale, per genere, sull’età, sulla disabilità – spiegano –. Sono presenti solo nel 3,3% del totale dei bandi analizzati. Dividendo i bandi per classe di importo, risulta che quelli a classe di importo alta hanno una maggior presenza di premialità per genere (26,5%) contro quelli a classe di importo bassa (1%)”.

SERVE TRASPARENZ­A.

“Si tratta di informazio­ni molto importanti – spiega al Fatto Giulia Sudano, presidente di Period – perché permettono di capire meglio l’impatto delle misure trasversal­i, nel momento in cui il Pnrr attribuisc­e solo il 4 per cento a quelle dirette per la parità”. La creazione di una piattaform­a intellegib­ile e che fa dialogare i vari dataset favorisce poi “la mobilitazi­one e può spingere le persone a chiedere spiegazion­i al proprio Comune o alla propria Regione, ad esempio”. Una trasparenz­a necessaria che, in questo caso, fa emergere una promessa tradita. “Questi dati confermano la mancanza di trasversal­ità delle quote occupazion­ali e delle misure premiali data la loro concentraz­ione per lo più in ambiti dove c’è già una significat­iva presenza femminile, come le infrastrut­ture sociali, la sanità, il turismo. Le quote sono più basse proprio nelle missioni dove sono concentrat­e metà delle risorse economiche del Pnrr” conclude Sudano.

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Uno dei cortei (Torino) di ieri nelle maggiori città italiane
FOTO ANSA Manifestaz­ioni e scioperi Uno dei cortei (Torino) di ieri nelle maggiori città italiane

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