Centri antiviolenza questi sconosciuti: negli atenei pochi e non pubblicizzati
Molestie, verbali e non, subite da docenti, compagni di corso e lavoratori delle università: le abbiamo raccontate ieri sul fatt o q u ot i d i a n o . i t grazie al lavoro dell’udu, l’unione degli Universitari, e ai primi risultati del sondaggio (con 1500 partecipanti) che ha avviato a febbraio dopo il caso di molestie all’università di Torino. Oltre ai numeri e alle testimonianze delle violenze, il sondaggio racconta anche la difficoltà a denunciare, complice il livello dei servizi dedicati. Il report “La tua voce conta” spiega infatti che solo il 25,7 per cento di chi ha risposto al questionario testimonia l’esistenza di un centro antiviolenza nel proprio ateneo. g Il 12,2% ha invece spiegato che non sono proprio presenti. “Il dato più indicativo – racconta l’udu – risiede però nel 62,1% che dice di non saper rispondere alla domanda: è indice di grande disinformazione all’interno degli spazi universitari rispetto ai servizi offerti”. Quando ci sono, poi, nella maggior parte dei casi offrono supporto solo di primo ascolto o psicologico (50%) e solo nell’8 per cento delle testimonianze si parla anche di supporto legale. “Anche in questo caso, però, oltre il 30% dichiara di non saper rispondere”. Se poi si incrocia il dato tra la percezione dell’università come spazio sicuro e la presenza dei centri, ci si accorge che sono direttamente proporzionali, così come nel caso della sensazione di sicurezza nel denunciare (45,4% dove presenti i centri contro il 19,1% dove assenti). “…È un “porto sicuro” all’interno dell’ateneo e “sprona le eventuali vittime a raccontare l’accaduto senza che si sentano abbandonate a se stesse”, spiegano alcune testimonianze. “Tra i punti di forza – spiega Udu – si evidenziano l’essenzialità di poter accedere ad un percorso psicologico per poter realmente fornire tutti gli strumenti necessari alla persona abusata per poter comprendere cosa fare”. C’è anche chi non li ritiene: “Non penso siano in grado di creare un vero spazio di libertà, perché si tratta di uno sportello interno all’ambiente universitario in cui persiste un forte pregiudizio sulla presenza stessa dello sportello da parte di alcuni docenti. [...]”. Una conferma, secondo l’associazione, ” di come l’ambiente interno all’ateneo sproni la persona abusata verbalmente o fisicamente piuttosto a non denunciare, così da poter proteggere chi si trova in un ruolo di potere maggiore”. Non sono mancate segnalazioni di sportelli con personale inadeguato o la totale assenza di pubblicizzazione di tali servizi e del loro funzionamento, oltre che la presenza di tempi d’attesa troppo lunghi.