Agnelli, le intercettazioni dietro ai nuovi sequestri
Anche le conversazioni tra l’entourage di famiglia avrebbero spinto i pm a rilanciare indagando Lapo e Ginevra
Ci sono anche le intercettazioni nell’inchiesta di Torino sull’eredità di Marella Caracciolo Agnelli, la vedova dell’avvocato, avviata dopo un esposto della figlia Margherita. Ad esse si fa riferimento, senza citarne il contenuto, nel secondo decreto di sequestro con il quale mercoledì la procura di Torino ha aggiunto agli indagati Lapo Elkann (al quale però la contestazione non è ancora stata notificata) e la sorella Ginevra. Che ora, assieme al fratello John, al commercialista Gianluca Ferrero e al notaio svizzero Urs von Grünigen, devono difendersi anche da una nuova ipotesi di reato: truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’agenzia delle Entrate.
A essere intercettati, dall’inizio di gennaio 2024 e prima che diventasse nota l’indagine (l’8 febbraio), sarebbero stati appartenenti all’entourage della famiglia Agnelli, tra i quali anche personale che lavorava nella storica residenza torinese di Villa Frescot, formalmente assunti da John Elkann o da Fca Security e Stellantis Europa, ma al servizio della nonna Marella, morta il 23 febbraio 2019. Nelle settimane scorse, alcuni di loro sono stati sentiti dai pm e le loro deposizioni, assieme alle conversazioni intercettate, sarebbero tra gli elementi che hanno indotto i pm a ribadire, nel nuovo decreto, che la residenza svizzera della moglie del Signor Fiat era “fittizia” e avrebbe avuto “una duplice e concorrente finalità: da un lato, sotto il profilo fiscale, evitare l’assoggettamento a tassazione in Italia di ingenti cespiti patrimoniali e redditi; dall’altro, sotto il profilo ereditario, sottrarre la sua successione all’ordinamento italiano”.
Una circostanza, la “residenza fittizia”, che mercoledì il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i pm Giulia Marchetti e Mario Bendoni hanno motivato citando anche un appunto di 4 pagine di un’impiegata di Villa Frescot, sequestrato l’8 febbraio, “riepilogante in forma schematica i giorni di effettiva presenza in Italia di Marella Caracciolo”; un documento in cui, con involontaria autoironia, si definisce la residenza della signora “una vita di spostamenti”. Nel 2015 Marella sarebbe stata in Svizzera meno di 2 mesi, contro i 298 giorni trascorsi in Italia; nel 2018 i giorni passati in Italia sarebbero 227, quelli all’estero 138: in terra elvetica e nel riad Ain Kassimou di Marrakech. Questi numeri concordano con la ricostruzione di Margherita e del suo legale, Dario Trevisan, nella causa civile aperta a Torino: la figlia dell’avvocato chiede la nullità sia degli accordi del 2004, nei quali rinunciava ad ogni altra pretesa sull’eredità del padre e a quella futura della madre, sia del testamento di Marella e delle sue due aggiunte; atti redatti in Svizzera da Von Grünigen coi quali la vedova Agnelli nominava eredi i tre nipoti.
Quell’appunto fa parte della parte “sopravvissuta” della copiosa documentazione, contenuta soprattutto in computer, telefonini e altri sistemi informatici, prelevata nel primo sequestro nella residenza di John Elkann, nello studio di Ferrero e in alcune fiduciarie che gestiscono il patrimonio Agnelli. E che, la settimana scorsa il tribunale del Riesame aveva disposto dovesse essere restituita ai primi tre indagati. Una decisione rispetto alla quale i pm hanno reagito con il decreto-bis, aggiungendo i due nuovi indagati, indicando il nuovo reato di “truffa ai danni dello Stato” e, in particolare, retrodatando le indagini sui reati fiscali dal 2018 sino al 2016, per evitare la “censura” di aver compiuto sequestri risalenti a epoche antecedenti gli illeciti contestati. Una mossa che ha consentito loro di bloccare una parte delle restituzioni, mentre è possibile che nei prossimi giorni facciano ricorso in Cassazione per disinnescare l’intero dissequestro. A loro volta, gli indagati potranno tornare a rivolgersi al Riesame contro il secondo sequestro: sostenendo che il “giudicato” precedente sarebbe ormai inattaccabile.
Ma quali sono a questo punto le ultime contestazioni rivolte agli indagati? Una prima ipotesi di reato riguarda John Elkann, Ferrero e von Grünigen, indagati per una frode fiscale realizzata con “la residenza fittizia” e con “operazioni simulate e messi fraudolenti”, sul vitalizio di 8,166 milioni euro che Marella riceveva ogni anno dalla figlia Margherita, questa volta non solo negli anni 2018 e 2019 ma anche 2017, 2016 e 2015, per oltre 32 milioni di euro e un’imposta Irpef non versata di 14,278 milioni. John, Lapo e Ginevra Elkann, invece, sono indagati con il commercialista e il notaio per “truffa ai danni dello Stato”: poiché avrebbero omesso di pagare l’imposta di successione (aperta in Svizzera e non in Italia, proprio grazie alla presunta “residenza fittizia”) su 734 milioni di euro. Capitali derivanti dal patrimonio estero di Gianni Agnelli e a lungo intestati e gestiti, per conto di Marella, da una società offshore delle Isole Vergini Britanniche, la Bundeena Consulting Inc, e adesso riferiti a due trust del Liechtenstein, Blue Dragon Ag e Dancing Tree Ag attribuiti ai fratelli Elkann. Se questa contestazione fosse accertata, i tre dovrebbero versare al fisco italiano una tassa di successione calcolata con aliquote tra il 6 e il 9 per cento (percentuali che, se applicate ai 734 milioni di euro, potrebbero essere stimate fra i 44 e i 66 milioni di euro di tasse dovute allo Stato italiano), ma non ancora accertata dagli inquirenti. Quei 734 milioni, infine, avrebbero prodotto 30 milioni di reddito l’anno dal 2004: mai dichiarati però in Italia dalla vedova Agnelli.
IL PUNTO LA VERA RESIDENZA DI MARELLA CARACCIOLO