Mancanza di efficienza e umanità all’agenzia delle Entrate
GENTILE REDAZIONE, scrivo al direttore dell’agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. Da giornalista emigrante, che del Belpaese non capisce più nulla, mi permetto di raccontarle un episodio che mi auguro resti isolato. Lunedì 26 febbraio, mi sono recato nella lussuosa sede dell’agenzia delle Entrate di Albenga (a 7 km dalla casa che ho ereditato in Italia) per avere un attestato del codice fiscale, visto che la sua struttura non rilascia più da anni l’abituale tesserina ai residenti all’estero. L’assurdo è che questa tesserina viene richiesta per l’ennesima asseverazione (adeguata verifica) che deve essere controllata dall’agenzia delle Entrate, che però a me la tesserina non la rilascia più (!). Ergo la dirigente del locale ufficio postale, dove avevo depositato la verifica, mi ha pregato di farmi dare un attestato dall’agenzia delle Entrate da allegare all’infinita paperasse della mia pratica e così mi sono recato ad Albenga .
Fuori diluviava. L’impiegata mi ha fatto compilare un formulario e mi ha chiesto una fotocopia del documento di identità che avevo presentato. Al piano terra dell’agenzia delle Entrate di Albenga ci sono almeno 3 stampanti (le ho viste) ma ho dovuto (dopo un viaggio dalla Francia) uscire sotto la pioggia per la fotocopia raggiungendo un tabaccaio ad almeno 200 metri dall’ufficio. Quando poi sono rientrato (piuttosto zuppo) e ho chiesto di avere in copia il certificato del codice fiscale, l’impiegata mi ha detto che lei poteva darmene solo una copia. Gentile Ruffini, sappia che in nessun ufficio statale francese per il pubblico, dotato di fotocopiatrici
(che servono per i cittadini) nessuno permetterebbe mai di richiedere all’utente di uscire per fare una fotocopia da 20 centesimi, soprattutto quando si viene da lontano e i fenomeni atmosferici sono avversi. Tutto questo balletto per una verifica relativa a un rimborso ancora ipotetico, che peraltro non corrisponderà mai neanche a un quinto della reale spesa di ristrutturazione da me sostenuta e fatta semplicemente in onore di coloro che quella casa hanno comprato col sangue versato in ben due conflitti mondiali. In sede politica a Roma mi permetterò di andare a spiegare come i rimborsi di Stato per le ristrutturazioni in Francia si facciano da sempre in modo semplicissimo senza questo spreco di tempo (...) Per noi che ci ostiniamo ancora a tornare in Italia, lo spettacolo che si offre è sempre più quello di un Paese privo non solo di intelligenza, ma anche di umanità.