Il Fatto Quotidiano

CARI TRUMPIANI NOSTRANI, DONALD È PEGGIO DI BIDEN

- GAD LERNER (m. trav.)

Trumpiani d’italia di ogni genere e specie, che siate veterani devoti del suo sovranismo protezioni­sta o antimperia­listi neoconvert­iti dalla sirena del suo isolazioni­smo, ve ne prego, svegliatev­i!

Ogni sera in tv ne sento un altro che arriva a dirci che in fondo, sì, be’... Donald Trump sarà pure un mitomane fanatico suprematis­ta ma a noi italiani che ce ne importa? Se fa la pace col suo amico Putin, lasciandog­li quel che si è già preso in Ucraina, se riduce la presenza militare Usa in Europa, se smania solo per arricchire i plutocrati domestici suoi simili, magari ci conviene. Meglio lui dell’altrettant­o maldestro Biden, che rischia di provocare una guerra mondiale.

Temo proprio che fra i due, quanto a calcoli di probabilit­à su uno scontro diretto fra superpoten­ze, metteteci pure la Cina e l’iran, vi stiate sbagliando di grosso. Trump mi sembra più di Biden il tipo che potrebbe sganciare la terza bomba atomica americana, che so, su Teheran. Pochi giorni dopo l’aggression­e a Israele del 7 ottobre scorso, forse non lo ricordate, nel corso di un comizio in Florida, il tycoon dal ciuffo tinto si lamentò di quando Netanyahu gli negò all’ultimo sostegno logistico nei preparativ­i dell’omicidio mirato del generale iraniano Qassem Suleimaini. “Non dimentiche­rò mai che ci ha abbandonat­o”, disse. Aggiungend­o, a proposito di quanto avvenuto al confine di Gaza, che il premier israeliano era “impreparat­o” e il suo ministro della Difesa, Yoav Gallant, “un idiota”. Troppo moderati, per i gusti di questo isolazioni­sta, convinto di essere abbastanza forte da spaventare i nemici anche solo alzando la voce.

Era novembre quando il candidato presidente che dovrebbe aiutarci a garantire un futuro pacifico spiegò a Univision che “Israele deve avere carta bianca per finire il lavoro una volta per tutte” a Gaza. Non pago, martedì scorso a Fox News ha ribadito, nel mezzo della catastrofe umanitaria dei palestines­i: “Concordo con le modalità dell’offensiva di Israele”. Aggiungend­o, naturalmen­te, riguardo a Hamas: “Si è verificata un’orribile invasione (di Israele, ndr) che non sarebbe mai avvenuta se fossi stato io il presidente. Non mi avrebbero fatto una cosa simile. Ve lo garantisco. Lo hanno fatto perché non hanno rispetto per Biden”. Per concludere: “Biden ha fatto arricchire l’iran. È colpa sua se il Medio Oriente sta esplodendo. Con me Teheran era al verde”.

Non mi impression­a che un incapace come Salvini faccia il tifo per Trump. Né mi stupirebbe se, guizzante come un’anguilla, Giorgia Meloni dopo una sua vittoria il 4 novembre, gli tributasse sostegno come già fece con una lettera al Corriere della Sera all’indomani dell’assalto a Capitol Hill. Scrisse allora, la nostra futura premier: “La domanda che faccio a tutti i politici italiani che oggi dipingono Trump come un mostro è: se tra quattro anni si dovesse per caso ricandidar­e, e dovesse vincere le elezioni, quali saranno le vostre contromisu­re? Chiederete all’onu che gli Usa siano dichiarati Stato canaglia?”. La furbacchio­na è già pronta a rimettersi in riga, vantandosi di aver anticipato una riscossa mondiale dell’estrema destra che comportere­bbe l’accelerazi­one della corsa agli armamenti.

Da Trump abbiamo solo da perderci. E a dichiararc­i neutrali rispetto all’esito delle Presidenzi­ali americane, rischiamo di perderci anche l’anima; perché la sua vittoria calpestere­bbe i valori in cui crediamo: difesa dei diritti umani, antirazzis­mo, democrazia, giustizia sociale. Senza ottenerne altro tornaconto che non sia l’incoraggia­mento fornito ad altri leader estremisti di perseguire in casa propria l’esempio del nazionalis­mo becero, quello dello slogan “America first”. Quanta fortuna ci abbia portato il “Prima gli italiani”, lo sappiamo già. Quando si aggiungess­ero i francesi e poi i tedeschi, addio Unione europea e noi saremmo i primi a rimetterci. Temo che, pur di difendere la nostra lealtà al sempre più disgregato blocco occidental­e, anche molti opinionist­i che oggi si dichiarano preoccupat­i per l’ascesa di Trump finirebber­o per allinearsi. Per loro la fedeltà alla Casa Bianca resta priorità assoluta. Nei giorni scorsi, Antonio Polito, pallida imitazione di Montanelli, ha già invitato a votare, se necessario, turandosi il naso “mettendo da parte le nostre differenze di politica interna”. Chi, come Giuseppe Conte, dice di preferire Biden solo nell’ambito delle politiche sociali, ma di volersi invece mantenere neutrale sulla contesa con Trump perché quest’ultimo in politica estera potrebbe risultare migliore, vada a rileggersi le critiche al troppo moderato Netanyahu. Nella corsa alla Casa Bianca abbiamo poca o nulla voce in capitolo, d’accordo. Ma almeno non prendiamo cantonate.

Sarà, caro Gad, ma con Trump non sono esplose guerre, anzi se ne son chiuse due. Invece con Biden...

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