“Qui al confine, tra mine e campi incolti: Europa e Nato sono un’illusione”
“Il mio presidente mi ha detto di restare, di non essere una traditrice, quindi con mio marito siamo rimasti”. Così una coppia di anziani esordisce nel raccontare la guerra a Mali Prokodil, Kharkiv.
Non hanno mai abbandonato la loro comunità, nella quale si sono trasferiti dall’armenia da giovani, appena sposati. “Siamo armeni, ma Zelensky è il nostro presidente”. A fare da sottofondo a queste parole sono le esplosioni del vicino fronte. I due, come la marea di persone che li circonda, sono in fila per gli aiuti umanitari. La comunità è stata occupata e poi liberata con la controffensiva e nel mezzo delle due azioni si è ritrovata a essere fronte attivo.
UN’ALTRA COPPIA
si avvicina al gruppo con un piccolo carrello per caricare gli scatoloni di aiuti, per approfittare del viaggio il rimorchio è stato caricato con dei pacchi. Prima di raggiungere la fila si avvicinano al punto di raccolta rifiuti della comunità, iniziano a estrarre il contenuto e lo inseriscono nel contenitore della plastica. I contenitori del rifiuto misto sono vuoti, solamente quelli della differenziata sono stati riempiti. Attorno è tutto distrutto, i campi della comunità sono interamente minati. Nel vedere una comunità intera fare così diligentemente la raccolta differenziata ci si chiede cosa li spinga. Siamo nella zona più minata del mondo, sulla natura circostante piove costantemente polvere da sparo, non può essere una coscienza ecologica a spingerli, quanto invece una coscienza civica.
Da circa due anni i civili ucraini, specialmente quelli al fronte, agiscono nel bene della nazione a loro rischio e pericolo. Finora li ha tenuti in piedi la speranza di una pace immediata con conseguente entrata in Europa e nella Nato. Mai come nel 2022 la parola pace era stata sinonimo di vittoria, l’europa e gli Stati Uniti dopo quel 24 febbraio si sono con forza calati in questa narrativa, fino al giorno in cui il congresso Usa blocca gli aiuti, le munizioni non raggiungono il fronte, i militari lanciano appelli disperati e indietreggiano sempre più, muoiono e l’europa inizia a presentare il conto su un’opinione pubblica stanca di rimetterci di tasca propria. Promesse non mantenute per gli ucraini.
UN ANZIANO SIGNORE
aspetta appoggiato al camion dell’organizzazione Phk, ci racconta della sua disperazione. “Ho una terra che non posso coltivare, mi ritrovo qui a chiedere aiuto per mangiare ogni giorno, sono costretto a vivere degli aiuti umanitari”. Gli abitanti di questa comunità sono tutti coltivatori, non possiamo definirli piccoli agricoltori perché quelli in Ucraina hanno fino a 500 ettari, queste sono più famiglie che contribuiscono al loro fabbisogno e vendono qualcosina, insomma, un sasso nella scarpa del sistema economico, un peso, soprattutto se si calcola che questa è la terra più fertile del mondo. Con 33 milioni di ettari di terra coltivabile, l’ucraina non può che essere al centro degli interessi speculativi. Con la caduta del Muro e la liberalizzazione dei mercati, in Ucraina, come anche in Russia, coloro che dovevano occuparsi della redistribuzione hanno piuttosto pensato ai propri interessi, nascono gli oligarchi. Subito dopo per evitare l’arricchimento di pochi lo Stato mette in atto delle riforme. Uno studio dell’oakland Institute si concentra sugli interessi speculativi di grandi multinazionali e dei governi Ue-usa.
Sin dalla rivoluzione di piazza Maidan, l’occidente ha iniziato a orientare l’ucraina verso la cancellazione di queste riforme, fino a raggiungere, in piena guerra, una totale apertura ai capitali stranieri. Gli analisti dell’istituto presentano una lista degli speculatori, vi troviamo nomi e marchi noti delle multinazionali dell’agro-business, così come oligarchi locali i cui fondi fanno capo a istituti finanziari di Olanda, Lussemburgo o Stati Uniti. Un’operazione in pieno stile choc therapy, quella raccontata dalla giornalista Naomi Klein: privatizzazione, deregulation del mercato e drastici tagli alla spesa pubblica. Non c’è niente di meglio di una guerra, con la legge marziale e le opposizioni silenziate, per far passare in sordina un pacchetto di riforme. Viste le condizioni, la pace e quindi la vittoria non converranno ai ricchi.