Biden nel fuorionda: “Presto incontro-svolta con Netanyahu”
“Tu e io avremo un incontro con Gesù”. Nel fuorionda seguito al discorso sullo Stato della nazione, Joe Biden rispondendo al senatore Micheal Bennet ha svelato così la sua conversazione con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Un’espressione colloquiale che indicherebbe un momento di chiarezza tra i due che porterebbe a una svolta.
In attesa di questo incontro chiarificatore, all’idea lanciata dal presidente Usa sulla costruzione di un nuovo porto a Gaza per l’arrivo degli aiuti, ieri hanno aderito con la proposta di un “corridoio marittimo” Cipro, Grecia, Ue, Germania, Italia, Paesi Bassi, Emirati Arabi Uniti e il Regno Unito che tuttavia con il ministro degli Esteri, David Cameron
ha sollevato dubbi sulla realizzazione dell’approdo temporaneo. “Ci vorrà tempo – ha commentato l’ex primo ministro – quindi è cruciale che gli israeliani confermino l’apertura del porto di Ashdod”. Più ottimista la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ha annunciato la partenza della prima nave dal porto di Larnaca nel quadro di un’operazione pilota per testare il corridoio che, ha continuato, dovrebbe essere aperto “sabato o domenica”.
DALL'ITALIA, IL GOVERNO
,oltre all’impegno per il corridoio umanitario di cui ha parlato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, si è detto impegnato sul versante diplomatico: la premier, Giorgia Meloni, sarà in Egitto il 17 marzo con Von der Leyen, il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, e quello belga, Alexander De Croo. A Gaza intanto i morti ieri sono arrivati a 38 mila inclusi i civili uccisi alla coda degli aiuti a Gaza City il 29 febbraio. Su questo, l’idf ha fatto sapere che dall’inchiesta interna sarebbe venuto fuori che “non abbiano sparato contro il convoglio umanitario in sé, ma contro un certo numero di sospetti che si erano avvicinati ai soldati e che rappresentavano una minaccia per loro”. Versione respinta dal ministro degli Esteri palestinesi che chiede “un’inchiesta internazionale indipendente” sull’accaduto.
Per evitare nuovi massacri la comunità internazionale chiede una tregua, ma i negoziati sono ormai un braccio di ferro tra Israele e Hamas nonostante l’arrivo in Egitto e Qatar del capo della Cia, William Burns. A proposito di ostaggi, i parenti hanno bloccato ieri l’autostrada Gerusalemme-tel Aviv in gabbie poste sulla strada, per chiedere a Netanyahu di riportare a casa i propri cari che da 154 giorni sono nelle mani dei miliziani. Lunedì una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’onu, su richiesta dei Paesi Ue, esaminerà il rapporto sui presunti stupri commessi da Hamas durante l’assalto. Al Palazzo di Vetro l’attenzione sarà puntata però sulla questione delle colonie israeliane nei territori palestinesi, che secondo il Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, sono un “crimine di guerra”.