Cani, dipendenti e soldi: le fatiche di Ferrero, notaio stile “Mr. Wolf”
La lunga marcia di Gianluca Ferrero, per “arrangiare” una storia “pertinente e al medesimo tempo plausibile” sulla residenza di Marella Caracciolo, è cominciata il 16 maggio 2003. Quando, su carta intestata del suo studio, invia otto pagine (citate dai pm nel loro ultimo decreto) che affida a un titolo degno del linguaggio diplomatico-militare: “Memorandum”. Chi scrive è il figlio di Cesare, commercialista storico dell’avvocato. Si narra che sia stato proprio Gianni Agnelli, poco prima di morire, a raccomandare il giovane Ferrero al suo principale collaboratore, Gianluigi Gabetti: “Si tenga ben stretto quel Gianluca”.
Il destinatario, invece, è Jean Patry, all’epoca legale svizzero di Margherita
Agnelli. Le prime sette pagine del “Memorandum” sono una ricostruzione meticolosa del patrimonio italiano e ufficiale del Signor Fiat. Ma è a pagina 8 che, in appena 11 righe, il commercialista spiega quella che, per i pm torinesi, potrebbe essere la madre di tutti “i mezzi fraudolenti” per far risultare la “residenza fittizia” in Svizzera di Marella. Anche per coprire il patrimonio estero ereditato dal marito.
Ferrero si esercita sulla gestione del personale di Villa Frescot, ora di proprietà di Margherita ma con l’usufrutto per la madre Marella. “I domestici – scrive – sono stati provvisoriamente intestati all’ing. John Elkann. Essendo la Sig.ra Caracciolo cittadina residente all’estero e in particolare in Svizzera (Paese in cui l’amministrazione fiscale italiana non riconosce ai cittadini italiani lo status di residenti anche ai fini fiscali salvo prova contraria), si è ritenuto, sentiti più pareri, di non sovraccaricare la sua posizione italiana con l’assunzione di circa 15 domestici rendendo così un domani, se richiesta, molto complessa la possibilità di provare la propria residenza estera”.
Il paragrafo che segue presenterebbe invece solo aspetti comici, se non fosse che configura ancora di più la “storia” che Ferrero sta delineando. Parla dei “vari cani”, gli amati husky dell’avvocato e della moglie: “Ugualmente è stato consigliato di intestarne la proprietà a un residente italiano”. A tutto quel 16 maggio 2003, però, il commercialista è costretto ad ammettere che “i cani sono ancora in attesa di essere reintestati”.
PREDILETTO FU GIANNI IN PERSONA A SEGNALARLO A GABETTI