La destra “dimentica” Laudati (e il falso complotto contro B.)
Quando era procuratore di Bari, nel bel mezzo dello scandalo giudiziario che vedeva protagonista Gianpi Tarantini e Silvio Berlusconi, raccontò al direttore di Panorama e al suo inviato che dietro le “cene eleganti” con Patrizia D’addario si nascondeva un complotto della sinistra per far cadere il governo. È davvero una nemesi, per il pm della Dna Antonio Laudati, 70 anni e un paio di mesi dalla pensione, ritrovarsi ora indagato – con l’accusa di accesso abusivo alle banche dati – nell’inchiesta di Perugia, cavalcata dalla destra per sostenere, a circa 15 anni di distanza, la stessa tesi. Va detto che la figura del procuratore è rimasta parecchio sullo sfondo, poiché il protagonista principale, sulle pagine dei giornali e nei talk televisivi, resta il finanziere Pasquale Striano (indagato con le stesse accuse), che da lui dipendeva, accusato di circa 33 mila accessi alcuni dei quali (non sappiamo quanti) ritenuti abusivi.
Sarà anche perché secondo l’accusa Striano forniva informazioni riservate (sulle Segnalazioni di operazioni sospette alle quali accedeva) a tre cronisti di Domani. Anche Laudati, come abbiamo visto, tra il 2009 e il 2010, forniva informazioni a Panorama. Con una differenza. Le notizie eventualmente passate da Striano ai cronisti sono vere. Quelle che consentirono a Panorama di pubblicare una copertina intitolata – “Il complotto. Esclusivo. Il caso D’addario. Parte I” – erano invece pura fuffa. E fu così che Laudati si ritrovò in un altro paradosso. Così come D’addario aveva registrato Berlusconi, Panorama aveva registrato lui. Nel processo intentato (e poi vinto) da D’addario le sue dichiarazioni furono rivelate e depositate dai cronisti che avevano usato la sua bufala per montare l’inchiesta esclusiva. Una chicca: oltre a descrivere Gianpi e D’addario come pedine di una trappola ben più raffinata ai danno del Cavaliere, aveva anche parlato ai cronisti di accertamenti patrimoniali sulla donna (deduciamo attraverso finanzieri e banche dati) che avevano portato a scoprire un tesoretto all’estero.
Precisato che Laudati non ha mai subìto condanne, neanche disciplinari, la sua storia merita di essere raccontata. In particolare, l’arrivo a Bari, durante l’inchiesta sui “festini”, poiché generò parecchio malumore. Era il 2009, Laudati arrivava da Roma dove per due anni aveva diretto il dipartimento affari penali del ministero della Giustizia. A giugno, prima del suo insediamento ufficiale, Laudati è in procura a Bari per una riunione che viene
EX PROCURATORE LO SCANDALO ESCORT A BARI E LO SCOOP FUFFA SU “PANORAMA”
poi messa nero su bianco da un finanziere: “Prima di affrontare il punto principale della riunione, il dottor Laudati premetteva che le indagini in corso a Bari avevano creato “preoccupazione” nelle istituzioni e che la sua presenza era stata voluta dallo stesso ministro della Giustizia Alfano al quale egli stesso aveva garantito una soluzione”. In sostanza: mi manda Alfano. E ancora: “Laudati dichiarava, ribadendolo più volte nel corso della riunione, che doveva tornare ‘a casa con un risultato’”. In sede disciplinare il manoscritto in questione fu considerato carta straccia perché mai protocollato (c’erano però le firme di alcuni finanzieri). Finì anche indagato con l’accusa di aver favorito Tarantini e “indirettamente” Silvio Berlusconi, rallentando le indagini sulle escort, nonché per aver fatto spiare due suoi pm, ma come abbiamo già scritto tutto è finito con un’assoluzione. A settembre 2013 arriva alla Procura generale di Roma come sostituto e nel 2014, dopo aver vinto i ricorsi amministrativi contro il Csm, torna al suo ufficio fino al 2007, la Dna. Oggi deve difendersi dall’accusa di accesso abusivo alle banche dati, in concorso con Striano, che era il suo braccio destro nella ricerca e nell’analisi delle Sos.
Sarà un caso, ma tutto il centrodestra, che punta il dito sul finanziere, agitando i mandanti del complotto che voleva far cadere il governo, pare disinteressarsi del ruolo di Laudati. Il procuratore che spacciò per vero l’inesistente complotto contro Berlusconi che pubblicò in prima pagina.