Marsilio vince ancora: l’abruzzo non cambia e resta al centrodestra
I risultati Netto vantaggio per il candidato di Meloni L’affluenza alle urne cala dell’1 per cento rispetto alle elezioni di 5 anni fa
Più si va avanti nella notte, più la distanza tra Marco Marsilio, presidente uscente dell’abruzzo appoggiato da tutto il centrodestra, e Luciano D’amico, candidato di un campo larghissimo, da Avs a Iv, si allunga. L’abruzzo resta a destra, il sogno della rimonta svanisce. È il secondo exit poll, accolto con pur moderata esultanza al Comitato di Marsilio a via Parini, a freddare gli entusiasmi in quello dell’ex Rettore dell’università di Teramo, a piazza dell’unione. Il primo prende tra il 54,5 e il 50,5%, il secondo tra 49,5% e 45,5%. E le proiezioni confermano l’andamento: Marsilio è al 54,5, D’amico al 45,5%, nella prima. Applausi a via Parini. Nella seconda, 54,7% contro 45,3. Euforia. Ci si avvicina a quei 10 punti di vantaggio che il Presidente ha sempre detto di avere. Il dato, insieme a quello dell’affluenza, prefigura la sconfitta per D’amico: con il 52,2% si ferma un punto sotto quella del 2019, del 53,30%. L’astensionismo è rimasto alto, il voto di opinione non ha sfondato. E il silenzio nel Comitato di D’amico è eloquente.
La pedana, al comitato Marsilio, è pronta da prima delle 19 per accogliere il presidente della Regione, vittorioso, che esce alle 2. Lo slogan “Il governo che fa bene all’abruzzo” campeggia sulle pareti degli ampi locali, illuminati quasi a giorno. C’è entusiasmo in aumento, a far da contraltare al nervosismo di questi giorni. Nel comitato di D’amico, riunito con lo slogan “L’abruzzo merita di più”, la prudenza e la paura, viceversa, fanno da contraltare all’impegno delle ultime due settimane, che ha guidato una campagna elettorale nel segno della riconquista.
L’ex Rettore dell’università di Teramo (appoggiato da tutti, da Avs a Iv), in questi giorni, era diventato il simbolo di un centrosinistra che, unito, poteva tornare a vincere, in una battaglia che pareva persa in partenza, in maniera schiacciante. Ma alla fine, la sconfitta è più netta delle speranze della vigilia.
“Abbiamo davvero fatto tutto quella che era possibile”, dice Giovanni Legnini, ex vice presidente del Csm, che nel 2018 perse contro Marsilio, arrivando al comitato poco prima delle 23. In serata si fanno vedere i registi dell’operazione, Michele Fina (tesoriere del Pd, ex segretario regionale) e Gianluca Castaldi (M5S).
E dire che alle 12 l’affluenza al 15,9%, più 2,47% in più del 2019, era sembrata l’indizio di una vittoria possibile. Ma alle 19 si arriva al 43,93% contro il 43,01 del 2019. Poco meno di un punto in più. Poi, alle 23, la disillusione. Il dato finale scorporato delle città dà qualche indicazione: a Teramo, roccaforte di D’amico è + 2%, a Pescara è praticamente identico al 2019, a L'aquila, fortino nero, + 2%, a Chieti, dove prevale l’influenza di Marsilio, -4%.
Si riavvolge il film degli ultimi giorni. Lui, l’ex Rettore, si è mostrato sempre ottimista, Marsilio nervoso. Il primo vota alle 12 in punto a Pescara. L’altro alla stessa ora a Chieti. Il primo incita: “Andate a votare, viva la democrazia”. Poi va dalla madre nel suo paese, Torricella Peligna, ad aspettare i risultati e a cena con amici. Il secondo attacca: “Questa campagna elettorale si è avvelenata, quando qualcuno ha sentito il sangue della preda”. E la preda era lui, questo è chiaro. Non a caso, ci sono state le sfilate dei ministri, le promesse e le minacce di Giorgia Meloni. E via di questo passo. FI ha pure organizzato un pullman da Napoli per portare a votare una cinquantina di residenti sui Comuni della Maiella.
A urne chiuse cominciano i primi bilanci. Marsilio ha riempito le sue liste di campioni delle preferenze, a partire, a partire da Nicoletta Verì, assessore alla Sanità. Dall’altra parte, raccontano, invece non ci hanno creduto abbastanza, all’inizio: e nelle liste hanno schierato personaggi meno forti, non pensando che sarebbe stata la battaglia della vita.
Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini sono pronti a enfatizzare la vittoria. La premier, soprattutto, punta a fermare la narrazione per cui il suo “tocco magico” è già finito. Elly Schlein ha tutta l’intenzione di far pesare il fatto di averci provato tutti insieme . La formula del campo larghissimo è già sotto esame. In fondo, è il modello diverso a quello sardo, dove erano insieme solo Pd-m5s. E intanto stanotte al comitato Marsilio preparavano la prossima battaglia: quella per la riconferma di Carlo Masci, sindaco di Pescara, il 9 giugno. Non amatissimo, ma a questo punto chissà
Comitati Alle 19 già pronto il palco per la festa del presidente uscente. L’autocritica sulle liste: troppo deboli le scelte giallorosa
di Fratelli d'italia. Invoca l’intervento dell'agcom “per condannare questo inaccettabile abuso di potere” il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. Replica, tra gli altri, la senatrice M5S Gabriella Di Girolamo: “Marsilio alimenta la polemica politica per violare il silenzio elettorale. Del resto è in buona compagnia, visto che la regola del silenzio è stata violata anche dal vicepresidente della Camera Fabio Rampelli con un lungo post di endorsement pubblicato ieri sera (sabato, ndr) su Facebook, così come da Tajani con un tweet di stamattina, da Salvini con un video post su Instagram e dalla stessa Meloni che ieri ha festeggiato pubblicamente la vittoria della nazionale azzurra di rugby”.
SUBITO DOPO aver votato, ieri, Marsilio ha postato sui suoi social una foto mentre infilava la scheda nell’urna, corredata da un messaggio: “L’esercizio del voto è un atto di libertà e partecipazione. E l’unico modo di poter contribuire alla costruzione della società a cui si appartiene, ma anche di se stessi. Fatelo tutti, liberamente, con coscienza e consapevolezza. Buona domenica”. Più o meno la stessa immagine scelta dallo sfidante Luciano D’amico, che ha scritto: “Oggi deve vincere soprattutto la democrazia. Andate a votare, è un diritto che i nostri padri e le nostre madri hanno conquistato per noi”. Silenzio invece da parte dei leader dei partiti di maggioranza e opposizioni, esclusi Matteo Renzi - impegnato nella chiusura della Leopolda - e del presidente dem Stefano Bonaccini, anche lui sul palco di una manifestazione della sua corrente: “Ci dicono le prime rilevazioni che sta andando a votare un po’ più gente di quella rilevata l’ultima volta - ha detto ieri mattina -. La battaglia per la loro Regione è anche la nostra nostra, come è stata al fianco di Alessandra Todde”.