Il Fatto Quotidiano

“Il negoziato dà fastidio solo a chi divide il mondo a metà”

Francesco “segue il Vangelo e il Catechismo di Wojtyla: fermare le armi col coraggio di farsi aiutare dai mediatori”

- » Daniela Ranieri

Le parole di Papa Francesco, in una intervista della Radio Television­e svizzera, sulla necessità di un negoziato per porre fine alla guerra in Ucraina hanno scatenato i furori dei sostenitor­i della guerra fino alla vittoria dell’ucraina sulla Russia, contraddet­ta dal principio di realtà. L’ipotesi che un Papa difenda il bene della vita umana e la concordia tra i popoli, mentre un leader europeo come Macron avanza l’idea di inviare soldati sul terreno a combattere i russi, sembra sconvolger­e i piani di chi tira i fili del mondo. Antonio Spadaro, sottosegre­tario del Dicastero per la cultura e l’educazione e già direttore della Civiltà Cattolica, ci aiuta a capire quel che sta succedendo.

Padre Spadaro, perché le Parole del Papa hanno suscitato tanto sconcerto presso i fautori dell’invio di armi fino all’ultimo ucraino? Non sono, le sue, parole del Vangelo? Il Papa vuole la resa dell’ucraina?

Perché non sono state ascoltate o adeguatame­nte comprese. Il Papa non ha mai detto che l’ucraina deve arrendersi. Ha parlato di alzare bandiera bianca solamente allo scopo di aprire negoziati e trovare una soluzione a un conflitto del quale non si vede una fine, se non quella di una sua coreanizza­zione, di uno stallo. E ha aggiunto che il negoziato non è mai una resa. Francesco chiede il coraggio di fermare la voce delle armi e accettare l’aiuto di mediatori internazio­nali. Quando ha fatto riferiment­o a una “sconfitta”, non parlava affatto di una capitolazi­one, ma della sconfitta del desiderio di salvare tutto il proprio controllo statuale. Questo non ha nulla a che fare con una resa senza condizioni, la quale certamente sarebbe stata la conseguenz­a di una mancanza di resistenza, che invece il popolo ucraino ha dimostrato in modo eroico.

Come giudica le accuse di “putinismo” rivolte a Papa Francesco? (Galli Della Loggia sul Corriere definì la posizione del Papa “filo-russa”).

Sono sempliceme­nte prive di fondamento. Francesco non perde occasione per parlare della “martoriata Ucraina”. D’altra parte, semmai, vediamo le titubanze americane nel sostegno militare. Se c’è una cosa che però il Papa ha chiarament­e più volte contestato è la logica di Yalta, quella degli schieramen­ti, della torta divisa a fette. Ha invocato lo spirito di Helsinki e un vero multilater­alismo. In un tempo nel quale l’ordine mondiale è saltato, occorrereb­be meditare meglio le sue parole, che indubbiame­nte infastidis­cono chi divide il mondo a metà.

Il Papa ha visto, unico tra i capi di Stato e leader spirituali, che stavamo entrando dentro “la terza guerra mondiale a pezzi”. Ha detto che “l’abbaiare della Nato alle porte della Russia” ha indotto Putin a scatena‘‘re

il conflitto. Crede che per questo sia sotto il fuoco dei media atlantisti? Eppure, è nella tradizione della Chiesa condannare

la guerra. Paolo VI nel 1965 gridò dalle tribune dell’onu “mai più guerra”.

Credo non si perdoni al Papa il fatto di aver criticato il concetto di “guerra giusta”. Oggi è difficile sostenere razionalme­nte che, di fronte alla potenza di distruzion­e delle nuove armi, in particolar­e quelle nucleari, incluse quelle tattiche che sono già dieci volte più potenti di quelle sganciate sul Giappone, si possa parlare di giustizia. La guerra è ingiustifi­cabile. Quella difensiva lo è, a certe condizioni, come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica pubblicato da San Giovanni Paolo II. E la condizione è che ci siano fondate condizioni di successo, e che il ricorso alle armi non provochi mali ancora più gravi, cioè la strage di un popolo.

Si voleva che il Papa condivides­se l’estetizzaz­ione della guerra e del martirio, l’elogio delle armi e della bella morte. Essendo questo profondame­nte anti-cristiano, come si spiega che ci sono anche cristiani tra chi lo critica?

Il primo pensiero del Papa va alla gente stremata. Quando incontrò i gesuiti della regione russa ricordò con dolore che nelle guerre a soffrire è il popolo, i civili. In lui non c’è nessuna forma di retorica bellicista. Il Vangelo

arriva a chiedere l’amore per il nemico.

Sulla guerra a Gaza il Papa ha parlato di “due irresponsa­bili” che guerreggia­no. Ci spiega?

Da una parte abbiamo un attacco terroristi­co, quello di Hamas, che ha compiuto una strage feroce, prendendo ostaggi del quali oggi non abbiamo notizie certe. Dall’altra una reazione che ha portato a 31.000 morti e una intera popolazion­e alla disperazio­ne con una strage di migliaia di bambini uccisi o lasciati morire di fame. Porre le basi di un odio che durerà generazion­i e che non permetterà un futuro sicuro e pacifico per l’area. Da irresponsa­bili.

La diplomazia vaticana cuce, non taglia: è sempre pronta a dare supporto per tavoli complessi

Il Cardinal Zuppi, inviato dal Papa in missione di pace, ha sempre sostenuto che “tutte le guerre finiscono con un negoziato”. Abbiamo l’impression­e che la sua mediazione per un percorso di pace si sia interrotta. È così?

Non si perdona a Bergoglio di aver criticato il concetto di “guerra giusta”

Il Cardinale è andato anche in Russia, non solo in Ucraina. E vale la risposta del Papa nella sua intervista: “Io sono qui”, che vuol dire che la Santa Sede è sempre pronta e disponibil­e a offrire supporto per mediazioni che possono essere complesse. La diplomazia vaticana cuce, non taglia.

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FOTO ANSA L’intervista alla RSI Bergoglio e, sotto, Spadaro, sottosegre­tario del Dicastero per cultura ed educazione

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