Gaza, niente tregua tra Biden e Bibi: “Fa male a Israele”
Ifunzionari ufficiali dell’arabia Saudita, dove hanno sede i siti più sacri dell’islam, ieri sera hanno visto la falce di luna crescente. È iniziato ufficialmente il Ramadan per 1,8 miliardi di musulmani nel mondo, inclusi i palestinesi. Quelli di Gaza, dove un milione almeno vivono ammassati nelle tende a Rafah, sfollati dall’offensiva militare iniziata in risposta al massacro di Hamas del 7 ottobre, e quelli della Cisgiordania e di Gerusalemme, dove comincerà il pellegrinaggio nel complesso della moschea di Al-aqsa, terzo luogo più sacro Islam ma anche luogo più sacro per gli ebrei per cui è il Monte del Tempio. Sono attese decine di migliaia di fedeli al giorno, migliaia i poliziotti dispiegati dal governo israeliano, che dopo alcune esitazioni ha deciso di non inasprire le regole di accesso alla spianata. Il digiuno diurno, prescritto del mese sacro dell’islam, nella Striscia per molti sarà più abitudine che devozione: il cibo e l’acqua potabile scarseggiano.
LA SPERANZA di molti è che il Ramadan porti a un cessate il fuoco temporaneo. Ma i negoziati tra Israele e Hamas al Cairo non hanno fatto passi avanti negli ultimi giorni. Gli islamisti, che nei giorni scorsi ha abbandonato il tavolo di trattative del Cairo, ieri ha fatto sapere che “non ci sono date” per la ripresa dei colloqui in presenza, ma i mediatori egiziani insistono e continuano a distanza i contatti con entrambe le controparti.
I palestinesi morti nella Striscia hanno raggiunto la cifra di 31 mila, secondo i dati del ministero della Salute controllato da Hamas, mentre è stato aggiornato a 249 il numero dei caduti militari israeliani nei cinque mesi di conflitto.
Washington continua a manifestare irritazione per la sordità del governo israeliano agli appelli alla tregua. In un’intervista alla rete Msnbc, Joe Biden ha affermato che il premier Benjamin Netanyahu “sta facendo più male che bene a Israele” e che “non può permettere che altri 30.000 palestinesi muoiano come conseguenza della caccia ad Hamas”. Ma il presidente Usa non mette in discussione il sostegno militare a Tel Aviv. Se da un lato afferma che l’invasione di Rafah sarebbe una “linea rossa” da non superare, dall’altro garantisce che “non c’è una linea rossa in base alla quale taglierò tutte le armi”. Nonostante questo, Netanyahu ha reagito con durezza. Parlando a Politico, ha affermato che Biden “si sbaglia” e ha ricordato di avere l’appoggio della “stragrande maggioranza” del Paese: “Gli israeliani dicono che l’ultima cosa che dovremmo fare è mettere a capo di Gaza l’autorità Palestinese e sostengono anche la mia posizione di respingere il tentativo di farci cacciare in gola uno Stato palestinese”. Il New York Magazine ha rivelato che la Casa Bianca starebbe “esplorando modi per far cadere il governo” di Bibi, citando una fonte israeliana a cui sarebbe stato chiesto da “una persona seria dell’amministrazione Biden che cosa potrebbe costringere al collasso la coalizione di Netanyahu”.
Ieri, a 36 ore dall’annuncio di Biden, è salpata dalla Virginia la nave militare Usa
con i materiali necessari a costruire il molo temporaneo al largo della costa di Gaza, per fornire aiuti umanitari alla Striscia via mare (intanto proseguono i lanci per via aerea). Secondo il Pentagono ci vorranno da uno a due mesi per costruire la banchina e circa 1000 militari, ma nessuno metterà piede a terra. Israele è favorevole: per il ministro della Difesa Yoav Gallant aiuterà a far “crollare il governo di Hamas a Gaza”. Pronta a partire anche la nave della ong spagnola Open Arms, attraccata a Cipro nel porto di Larnaca, con a bordo 200 tonnellate di acqua potabile, medicine e cibo. Secondo i media ciprioti, la nave, già attiva da anni nella ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, rimorchierà una piattaforma dove è stato caricato il grosso degli aiuti umanitari, ma non è chiaro dove li scaricherà, visto che il piccolo porto di pescatori di Gaza non è abbastanza profondo per le navi da carico.
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