Il Fatto Quotidiano

Il Portogallo vota e vira a destra, ma nessuno ha la maggioranz­a

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IDOPO 2 ANNI BOOM DI “CHEGA!” E SOCIALISTI RIDIMENSIO­NATI

l Portogallo ha archiviato la sua “eccezione” socialista. Dopo quasi dieci anni di governo, alle elezioni generali di ieri, con l’affluenza tra le più alte degli ultimi 20 anni, il partito dell’ex premier Antonio Costa è arrivato secondo con il 28% dei voti, dietro all’alleanza democratic­a di centrodest­ra, riunita attorno al partito socialdemo­cratico, che supera il 32%. Terza classifica­ta, come nei pronostici, la formazione di estrema destra Chega (“basta”). Nessun partito avrà, da solo, la maggioranz­a assoluta nel parlamento portoghese, composto da 230 membri. Ma a Lisbona un governo può stare in piedi anche senza, finché le opposizion­i non mettono insieme i 116 voti (la maggioranz­a assoluta) necessari per la sfiducia. AD e Chega alleati potrebbero avere una maggioranz­a utile, a differenza di socialisti e sinistra radicale. Il leader di Chega André Ventura ha garantito “una maggioranz­a salda”.

A novembre 2023 l’ex premier Costa si è dimesso dopo aver governato per 3 mandati (in 9 anni) sostenuto da una coalizione di sinistra fino al 2022. All’origine della débâcle uno scandalo di corruzione in appalti sull’energia verde, che non lo ha toccato direttamen­te ma ha lambito il suo gabinetto. Per la nuova tornata, i socialisti avevano scelto di correre con Pedro Nuno Santos, economista 46enne considerat­o radicale, ex ministro dei Trasporti dimesso nel 2022 dopo un altro scandalo che riguardava la compagnia aerea di bandiera Tap. L’inchiesta che ha fatto cadere il governo Costa ha toccato anche i socialdemo­cratici, tuttavia. Per questo, in una situazione economica peggiorata dall’impennata dell’inflazione e dalla piaga dei bassi salari, molti elettori hanno seguito la sirena del partito di destra radicale Chega (come in Spagna con Vox) che ha puntato su tasse e immigrazio­ne.

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