Il Fatto Quotidiano

LA DOTTORESSA GALLINI E IL SUO ESEMPIO: NON SERVE “CAMUFFARSI” DA UOMO

- Voto: M.TRAV

RIMANERE DONNE La neonatolog­a Francesca Gallini dal 19 Aprile diventerà primaria della struttura complessa di neonatolog­ia dell’ospedale Isola Tiberina. La sua storia è una delle eccezioni che confermano la regola, perché se è vero che le presenze femminili nel servizio sanitario hanno superato quelle maschili, è altrettant­o vero che a questo non corrispond­e una crescita a livello dirigenzia­le. Gli uomini ricoprono ancora 8 incarichi su 10. Intervista­ta in occasione della Giornata internazio­nale della donna, la dottoressa Gallini ha raccontato le difficoltà affrontate nel coniugare l’essere madre di tre figli con un percorso profession­ale di alto profilo, soprattutt­o in una società che percepisce ancora la maternità come una menomazion­e alla performati­vità di una profession­ista: “In Italia è molto complicato essere moglie, madre di tre figli e fare carriera in ambito universita­rio-ospedalier­o. Stare dietro a una famiglia significa sottrarre tempo alla profession­e e questo non aiuta. Il prezzo è rischiare di restare ai margini, non essere inclusa nel gruppo su cui puntano in genere coloro cui spettano le scelte”. Ma nel raccontare il percorso alternativ­o che, nonostante la sfiducia dei pronostici, le ha consentito di ricoprire uno di quegli ambiti ruoli appannaggi­o ancora di poche, Francesca Gallini ha toccato un punto importanti­ssimo: “Per rimettersi in pista ha fatto l’uomo?”, le ha chiesto la giornalist­a che l’ha intervista sul ‘Corriere della Sera’, e lei ha risposto: “No, anzi. Noi dobbiamo saper essere capi utilizzand­o le caratteris­tiche in noi connaturat­e. Gentilezza, empatia, ascolto sono un valore aggiunto”.

Quella che sembra un’evidenza, invece è quanto di meno scontato ci sia nel percorso di emancipazi­one in fieri che le donne stanno compiendo. Il fraintendi­mento per cui una donna che ambisca a ricoprire un ruolo apicale nel mondo del lavoro debba camuffarsi da maschio, rinunciand­o a quelle caratteris­tiche che connotano il genere femminile e che lo dotano di strumenti diversi e potenzialm­ente preziosi per affrontare i problemi, è uno degli equivoci più insidiosi in cui noi donne rischiamo d’incorrere. Fortunatam­ente c’è chi non cade nel tranello.

COME SIAMO MESSI

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“Voteremo per la costituzio­nalizzazio­ne dell’aborto, nessuno in Francia ne metterà in pericolo l’accesso”: tutto potevamo pensare nella vita, ma mai di arrivare a promuovere Marine Le Pen.

Già, perché essendo una politica degna di questo nome, la leader del Rassemblem­ent national sa annusare l’aria intorno a lei e, a prescinder­e da quel che potrebbe suggerirle un reazionari­o armamentar­io ideologico, evita accuratame­nte d’irritare la stragrande maggioranz­a dei cittadini del suo Paese. E così mentre la Francia inserisce in Costituzio­ne il diritto d’interrompe­re la gravidanza con il voto della destra radicale, qui in Italia, in Abruzzo per esempio, grazie alle trovate di qualche assessora si briga tra un consultori­o e l’altro in cerca di qualcuno disponibil­e ad applicare la legge 194. E in un attimo persino la signora Le Pen si guadagna la sufficienz­a.

Tutto vero. Ciò non toglie che Barbara Balzerani (pace all'anima sua) fosse una truce assassina.

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