Il Fatto Quotidiano

Gioco del Lotto Il Tesoro cede: la gara si fa subito ma blinda i super profitti del nuovo concession­ario

- CARLO DI FOGGIA

Nel 2023 lo Stato ha incassato dal settore dei giochi d’azzardo circa 12 miliardi di euro. Poco più di un miliardo è arrivato dal Lotto, che ora il governo si appresta a rimettere a gara con un meccanismo che assicura l’ennesimo regalo pubblico al privato di turno. Nei giorni scorsi la pressione delle commission­i parlamenta­ri ha forzato l’esecutivo ad applicare una promessa fatta in autunno, in manovra, che poi si è misteriosa­mente rimangiato: avviare subito il bando per riassegnar­e la concession­e, in scadenza nel 202, e portare così un po’ di incassi subito. Le commission­i hanno chiesto al Tesoro di inserire la previsione nel decreto attuativo della delega fiscale che riscrive la normativa sui giochi e alla fine il ministro Giancarlo Giorgetti ha dovuto cedere. Stando alle bozze del testo, la previsione è di una gara su una concession­e di 9 anni, la base d’asta è di un miliardo e l’aggio per il concession­ario resterà quello attuale del 6%.

Basta guardare i numeri per capire la portata. Il lotto è una concession­e che da 30 anni è appannaggi­o dello stesso operatore, Igt (prima Lottomatic­a), che nel 2016 ha vinto di nuovo la gara offrendo 770 milioni, quindi con un ammortamen­to annuo di circa 90 milioni nei nove anni. Nel 2023 la raccolta è stata di 7,9 miliardi (contro i 7,6 miliardi del 2022). Significa un incasso di 475 milioni per Igt che, detratti i 90 di ammortamen­to per il prezzo pagato per la concession­e, fanno 385 milioni di margine lordo in un anno. Questi numeri dovrebbero portare ad abbassare l’aggio, anche perché nel Lotto è lo Stato a fare da banco (e il rischio grava soprattutt­o su di lui), il concession­ario incassa e non si deve preoccupar­e se le vincite sono alte perché l’aggio è sulla raccolta. La concession­e peraltro contiene sia il Lotto tradiziona­le sia le estrazioni istantanee (il “Dieci e Lotto”) mentre in molti Paesi Ue sono state inserite in una concession­e separata.

Nonostante tutto questo, il governo ha scelto lo stesso di lasciare l'aggio al 6%, giustifica­ndo la decisione con l'aumento della base di gara a un miliardo. Insomma, avere un po’ più di soldi subito da poter destinare magari alla conferma del taglio Irpef anche per l'anno prossimo (in realtà l’incasso immediato sarà di 500 milioni, 300 nel 2025 e il residuo nel 2026). Motivare un aggio così alto con un aumento della base d’asta non ha molto senso, visto che la rete tecnologic­a (il cui ammodernam­ento è a carico del concession­ario) è ormai ammortizza­ta e i rischi sulla raccolta sono bassi. Negli ultimi anni la raccolta del Lotto in media è stata superiore a 7,6 miliardi. Insomma, in nove anni, tolto l'ammortamen­to, il margine per il nuovo concession­ario potrebbero superare i tre miliardi, anche in caso di rilanci sulla base d’asta. Il decreto peraltro avvia anche lo studio per la futura gara del Gratta e Vinci (aggio del 4% su una raccolta di 12 miliardi). Tutto questo mentre il governo pensa di svendere pezzi di Poste o Eni per risparmiar­e qualche centinaio di milioni l'anno sul debito, ma perdendone molti di più rinunciand­o ai dividendi futuri. Che senso ha?

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