Il fortino nero tiene, i 5S cadono Marsilio aumenta i voti e fa il bis
Decisiva L’aquila: al presidente 27mila schede in più del 2019; D’amico non pesca tra gli astenuti, i centristi restano sotto i 5Stelle
Il sospiro di sollievo del centrodestra, vincitore in Abruzzo dopo un paio di settimane di fantasmi sardi, tracima nell’esaltazione e persino nella derisione degli avversari, quasi a rinfacciare loro di averci creduto troppo. E così Marco Marsilio, confermato alla guida della Regione, eleva l’abruzzo a oracolo d’italia: “Il campo largo non è il futuro in Abruzzo perché era il suo triste passato, e il campo largo non sarà il futuro in Italia”. Il meloniano parla di “vittoria del campo lungo” (la battuta si riferisce alla sua altezza) e molla ogni ormeggio del galateo: “Conte e Schlein sono andati a zonzo per l’abruzzo per due mesi. Schlein ha perso completamente la partita, ha fatto calare in massa le vecchie glorie, da zio Bersani a nonno Vendola, non so chi altro potessero riesumare”.
Lo sconfitto, Luciano D’amico, si assume “completamente la responsabilità” del risultato e “di non aver saputo comunicare il programma e coinvolgere i giovani. Per me è la sconfitta più bruciante”. I dati raccontano che la vittoria di Marsilio (53,5 per cento contro 46,5) ha queste e molte altre facce.
La prima è quella dell’astensione. Il sondaggista Antonio Noto spiega com’è andata: “Ci aspettavamo un’affluenza tra il 50 e il 60 per cento. Per vincere, D’amico avrebbe dovuto portarla il più possibile vicino al 60, convincendo gli astenuti. Non c’è riuscito e i votanti sono stati il 52 per cento”. Con un andamento particolare: “Nei primi dati raccolti per gli exit poll – dice Noto al Fatto – lo scarto tra Marsilio e D’amico ’’ era minimo. Si è ampliato nelle ultimissime ore”. Nemmeno l’agognato (dal centrosinistra) effetto Sardegna è riuscito dunque a scavare la roccia dura dell’astensione, ormai un dato strutturale. Ogni volta la politica giura di “riflettere” (un po’ come per il numero di donne elette, solo 3 su 31) ma, tanto per stare alle ultime Regionali, in Lombardia ha votato il 41 per cento, nel Lazio addirittura il 37 e in Sardegna si è superato di poco il 50 per cento: “La disaffezione ormai è una costante – allarga le braccia Noto – e solo alle Politiche si sale un pochino. Anche alle Europee del 2019 votò solo il 54 per cento”. Per giugno, insomma, è bene non aspettarsi miracoli.
In questo contesto, a Marsilio va dato atto di aver aumentato i voti rispetto a cinque anni fa: sono 327 mila, 27 mila in più. Al contrario, D’amico si perde per strada 35 mila voti dalla somma di Giovanni Legnini (candidato Pd nel 2019) e Sara Marcozzi (candidata coi 5 Stelle, oggi in FI), fermandosi a 284 mila. A fare la differenza è soprattutto L’aquila, capoluogo amministrato da un altro uomo di FDI come Pierluigi Biondi. Nella circoscrizione, Marsilio stacca D’amico di 23 punti: 61 a 38 per cento; ovvero 33 mila voti che costituiscono grandissima parte del vantaggio totale accumulato in Regione (43 mila voti).
IL CAPOLUOGO
è una buona lente anche per leggere le percentuali dei partiti. A destra domina FDI (26 per cento, due punti in più sulla media regionale) e sorprende FI (13), mentre la Lega rincorre all’8, poco sopra il dato totale. A sinistra il Pd tiene (17 per cento, in Regione supera il 20) ma crolla il M5S, fermo al 4,9 e lontano dalla pur
Il campo largo non è il futuro in Abruzzo e non sarà il futuro in Italia Marco Marsilio
deludente media regionale del 7. Male i centristi: Azione in Regione fa il 4 per cento, Iv (col Psi) il 2,8. Insieme sono sotto ai 5S. Lorenzo Pregliasco (Youtrend) spiega in un tweet che “il problema del campo largo è farsi votare da chi vota Pd, M5S o Azione quando sono separati (anche perché sono separati), ma non quando si coalizzano”. Calenda riflette: “È mancato il voto d’opinione, la bassa affluenza ha premiato il voto organizzato”. Appunti che contrastano col sorriso di Arianna Meloni (“Abbiamo stravinto, premiata la stabilità”) e trovano lo sberleffo di sua sorella Giorgia: “Non importa quanto un campo sia largo, ma quanto un campo sia coeso”. In altri giorni suonerebbe come un ossimoro per la litigiosa destra, ma nell’euforia abruzzese vale tutto. Almeno per chi vince.