Dossier&c.: ora Meloni zittisce il Salvini furioso
Loquace e di buon umore. Dispensando battute in romanesco perfino durante un Consiglio dei ministri che si doveva occupare di riscossione del Fisco e di Fentanyl. Il lunedì della premier Giorgia Meloni è quello di un giorno da pericolo scampato. Il meloniano Marco Marsilio ha vinto, la coalizione ha retto nonostante le differenze (Forza Italia che doppia la Lega) e la maggioranza può arrivare alle prossime elezioni in Basilicata senza scossoni per il governo. Meloni passa la notte delle elezioni a messaggiare con il governatore eletto e con i maggiorenti di Fratelli d’italia in Abruzzo, poi di prima mattina fa un tweet per celebrare la vittoria e un video per irridere il “campo largo” che prima di tutto deve essere
“coeso”.
È una giornata molto diversa da quella post-elezioni in Sardegna. Ma nel pranzo che organizza a Palazzo Chigi con i vicepremier
Matteo Salvini e Antonio Tajani la premier ci tiene subito a mettere le cose in chiaro sconfessando il leader della Lega e il suo ministro della Giustizia Carlo Nordio sul caso dei presunti dossieraggi a Perugia: no alla commissione d’inchiesta. C’è già la Commissione Antimafia di Chiara Colosimo che tornerà a occuparsene oggi in Ufficio di presidenza (che convocherà Crosetto, non i giornalisti). Lo scontro sul tema è politico: FDI ha stretto un patto con l’antimafia e vuole garantire quel mondo, vivendo come un’invasione di campo tutte le uscite troppo garantiste di Nordio, Forza Italia e Lega. Tant’è che Salvini prova a fare un po’ di resistenza: spiega che il suo partito è stato quello più “spiato” e che ne avrebbe risentito anche in termini elettorali. Ma Meloni è inflessibile. Alla fine, nonostante le proteste della Lega, in serata esce una nota dei capigruppo di maggioranza durissima nei confronti sia di Nordio che di Salvini: si spiega che “non debbano esservi sovrapposizioni politiche prima della conclusione delle indagini” e che l’antimafia sta già agendo “avendone gli strumenti e la competenza, su iniziativa dei magistrati”. La commissione d’inchiesta potrebbe essere valutata ma solo “successivamente”.
I TRE PARLANO
dei dossier e degli appuntamenti prima delle Europee. Il discorso della premier suona così: è andata bene e abbiamo evitato una sconfitta che sarebbe stata pesante, ma ora non riposiamoci sugli allori perché arriva la Basilicata e le elezioni europee. E quindi l’imperativo è evitare divisioni che indeboliscono la maggioranza come avvenuto in Sardegna. Un richiamo anche agli alleati: Salvini, ferito dal risultato deludente in Abruzzo,
e Tajani aumenteranno il tasso di conflittualità alla vigilia delle elezioni. A dimostrarloè l’atteggiamento del leghista, abbattuto: non può permettersi un’altra batosta elettorale. E quindi deve trovare uno slogan per la campagna: il Ponte sullo Stretto per recuperare più voti possibile al Sud. Il leghista durante la riunione presenta lo stato dell’arte ma chiede agli alleati un impegno maggiore sull’opera, anche in termini di fondi. Anche Tajani ha bisogno di una bandierina da sventolare in campagna elettorale e così chiede di accelerare sulla riforma della Giustizia, nello specifico la separazione delle carriere che dovrebbe arrivare in aula il 25 marzo. Un messaggio a Meloni: tu fai la campagna sul premierato, concedi qualcosa anche noi. La premier però non sembra voler dare troppi spazi agli alleati a partire dal terzo mandato per i governatori: arriverà in aula mercoledì e Palazzo Chigi non vorrebbe mettere la fiducia sul decreto elezioni. Così la Lega si voterà da sola l’emendamento pro-zaia e fine dei giochi.
MELONI VUOLE sfondare alle Europee. Così scenderà in campo in prima persona in campagna elettorale e gli altri andranno a rimorchio: Tajani ora sembra disposto a candidarsi, Salvini potrebbe restare l’unico a non farlo. Meloni girerà tra le Regioni per gli accordi sui fondi di Coesione e prepara un tour per le Europee: in via della Scrofa si sta organizzando un evento per circoscrizione. Evento conclusivo a Roma con il gruppo dei Conservatori e Riformisti per controbilanciare quello di Identità e Democrazia con Le Pen. Protagonista, ovviamente, sarà Meloni.
A NORDIO NO COMMISSIONE D’INCHIESTA, LITE PONTE3°MANDATO