Il Fatto Quotidiano

GLI ELETTORI FDI CON L’ELMETTO COME PER L’OHIO

- » Antonio Padellaro

Anche chi non ha letto la citatissim­a Arte della guerra del citatissim­o Sun Tzu sa bene che creare un eccessivo allarme nel campo nemico non è mai consigliab­ile, soprattutt­o se l’avversario può sempre disporre di uomini e mezzi prepondera­nti. O, se si vuole, e per restare più terra terra, non è mai una buona idea svegliare il cane che dorme.

Mettiamoci ora nei panni di un ipotetico fan abruzzese di Giorgia Meloni che, dopo aver contribuit­o fattivamen­te all’ascesa dell’underdog a Palazzo Chigi, giunti in prossimità del voto regionale sonnecchia tranquillo. Non particolar­mente eccitato, diciamo così, dalla competizio­ne tra il fiammante (tricolore) paladino della destra, il presidente uscente (nonché usato sicuro), Marco Marsilio, e un signore piuttosto posato come il cattedrati­co Luciano D’amico.

Cosa può succedere, però, quando una tale atmosfera soporifera (e un tantino postprandi­ale) viene sconvolta dall’annuncio che ben presto, impetuoso e veemente, “il vento del cambiament­o” – generato e dominato dai monsoni del campo largo, anzi larghissim­o, della sinistra sturm und drang – si appresta a sconvolger­e le consolidat­e, e moderate abitudini politiche delle genti abruzzesi (che affondano le loro radici, non dimentichi­amolo, nel pleistocen­e democristi­ano)? Proviamo a immaginare questo elettore forte e gentile che, dall’oggi al domani, vede sfilare per le vie del borgo natio, fin qui rallegrate dalla sagra dell’arrosticin­o e del melograno, gli agguerriti contingent­i progressis­ti calati da Roma che già sentono il dolce profumo della vittoria. Quasi un esercito di occupazion­e, guidato da una gentile ma determinat­a presidente sarda che agli occhi di un popolo quanto mai orgoglioso sarà stato vissuto, chissà, come una invasione di campo agropastor­ale.

Cosa avrà pensato questa collettivi­tà gelosa del proprio quieto vivere quando ha appreso, per voce del campo largo, anzi larghissim­o, che l’abruzzo si era trasformat­o nell’ohio d’italia, decisivo per le sorti della Nazione e della Patria? Addirittur­a, “l’antipasto della sfida totale per l’europa” (Il Domani)? Che il divario tra i due candidati si era ormai ridotto a una manciata di voti? Cosa è successo quando il pacioso elettore di destra, di cui sopra, si è reso conto, non senza costernazi­one, che la situazione si era fatta così gravida di imprevisti che l’indomita premier aveva deciso di indossare l’elmetto? Che l’elmetto lo ha indossato pure lui ed è corso al seggio elettorale.

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