Il Fatto Quotidiano

Fronte giallorosa: Schlein e Conte non si fermano, ma c’è il nodo di Calenda

Sconfitta D’amico se la prende con l’astensione, il leader M5S sente Elly e ammette: “Dato modesto per noi”

- » Wanda Marra INVIATA A PESCARA

Elly Schlein va avanti, sulla sua linea: cercare di costruire una coalizione più unita possibile. Giuseppe Conte in un post Facebook registra “il risultato modesto del Movimento 5 Stelle, che ci spinge a lavorare con sempre più forza sul nostro progetto di radicament­o nei territori”, mentre ricorda la vittoria in Sardegna, come “un segnale da cui ripartire”. L’avvocato ha tutte le intenzioni di continuare a cercare di costruire un’alleanza con i dem. Il problema è l’eccessivo allargamen­to della coalizione. Dunque i centristi. Dunque Calenda. Che in Abruzzo erano a sostegno di Luciano D’amico. Nel Movimento, l’idea che presentars­i in coalizione sia penalizzan­te avanza.

Intanto, Conte e Schlein hanno contatti durante la notte, ma anche ieri: oltre al futuro dell’alleanza, c’è il dossier urgente della ricerca del candidato per la Basilicata.

LA SCONFITTA

in Abruzzo, dove Luciano D’amico era appoggiato da tutti, da Rifondazio­ne a Iv, più che una doccia fredda ha il sapore amaro della realtà, quella che vede un’opposizion­e magari competitiv­a, ma non vincente. “Due abruzzesi su quattro non hanno votato. Questa è la sconfitta più bruciante”. Esce con il sorriso sulle labbra lo sconfitto. Aspetta ieri mattina alle 11, lasciando la notte da vincitore a Marco Marsilio. Mentre l’altro va a L’aquila, il fortino nero che è stato determinan­te, lui resta a Pescara, nel suo comitato. L’atteggiame­nto è quello tenuto per l’intera campagna elettorale. “Ce l’abbiamo messa tutta, però quando uno è brigante, devi rispondere con brigante e mezzo”, commentano con una certa grinta residua alcune sostenitri­ci. In realtà, l’ex rettore dell’università di Teramo indicando nell’astensione il vero motivo della sconfitta mette il dito nella piaga: come recuperare i voti? Il Pd ha preso il 20%, i Cinque Stelle si sono fermati al 7%. Ma non è solo questione aritmetica (in Sardegna, avevano preso l’8%). Si interrogan­o al Nazareno, su come portare avanti una linea che non è in discussion­e. Si interrogan­o i riformisti del Pd: chi deve recuperarl­i i voti? I 5Stelle, che però, visti da quella prospettiv­a sono opportunis­ti, pronti ad andare in coalizione solo alle Amministra­tive, dove di default non vanno benissimo? I centristi? O la stessa Schlein, guardando a sinistra? Si interrogan­o tra i Cinque Stelle. Dove, per tornare a Pescara, ieri si dimette il coordinato­re regionale, Gianluca Castaldi. Una scelta piena di rimpianto per aver mancato la battaglia della guida della Regione, ma anche frutto di una serie di riflession­i: “Dobbiamo pensare qual è la formula giusta per le Amministra­tive”, spiega al Fatto. Per esempio, capire se per un Movimento “presentars­i con le regole dei partiti paga”. E poi spiega: “Loro avevano i signori delle preferenze, noi invece nelle nostre liste non avevamo nomi conosciuti. Anche perché dopo due mandati non ci si può ripresenta­re”. Qui la riflession­e si allarga, ma per restare all’abruzzo come esempio nazionale, è la reazione di Luciano D’alfonso, vero uomo forte in Regione, espression­e del potere dem, quella che conta: “Mi metto a disposizio­ne per le Comunali”. Il 9 giugno Pescara sceglie il suo sindaco. Ci sarebbe un civico già individuat­o, Carlo Costantini. Evidente che così, si va a spaccare, a dividere.

Ieri, per tutto il giorno, dal Pd vicino a Schlein si ripete: “Continuare a seminare”. Per gli altri, su tutti, Alessandro Alfieri: “È evidente che continuare a perseguire l’alleanza è l’unica via”. Ma poi, tra i 5S, c’è chi, come Danilo Toninelli, va giù diritto: “Va bene allearsi con il Pd, malissimo allearsi con Renzi e Calenda e speriamo che questo non accada più. Ma possiamo dire che va meglio se il candidato è del M5S?”.

PROSSIMO

appuntamen­to la Basilicata, dove la quadra si sta cercando da giorni, dopo il no di Conte ad Angelo Chiorazzo, il re delle Coop bianche. Per tutta la giornata di ieri ci sono stati contatti incrociati. Compreso un faccia a faccia alle 18 alla Camera tra la segretaria del Pd e un “nome” di alto profilo. Circola quello di Giacomo Lasorella, presidente dell’agcom. Dal Nazareno arrivano segnali che la soluzione è vicina. Lo dicono da giorni. Intanto, a Pescara, mentre si smobilita, tra i vicini al candidato c’è chi lo dice senza mezzi termini che la politicizz­azione ha pesato e che i leader nazionali arrivati in blocco non hanno portato un voto. Un monito, aspettando l’appuntamen­to lucano.

Futuro Il “solito” D’alfonso si propone come sindaco a Pescara, in Basilicata c’è l’ipotesi Lasorella, presidente dell’agcom

Verrecchia, già capo di gabinetto di Marsilio prima di entrare in consiglio regionale come capogruppo di FDI grazie al sistema dei consiglier­i sostituti dei futuri assessori (sei più un eventuale esterno che però non farà scattare la surroga) su cui ora spera chi è rimasto fuori dall’emiciclo.

COME Mauro Febbo, decano di Forza Italia che non ce l’ha fatta: i quattro azzurri riconferma­to in consiglio sono Roberto Santangelo che all’aquila ha fatto il pieno di voti (9.555), Emiliano Di Matteo eletto a Teramo (suo l’emendament­o cofirmato con Febbo con cui è stata drasticame­nte tagliata la riserva del Borsacchio), Lorenzo Sospiri attuale presidente del consiglio regionale a Pescara e, a Chieti, Daniele D’amario, sin qui assessore alla Cultura: nella stessa Chieti invece non ce l’ha fatta Sara Marcozzi transitata in Forza Italia dopo l’addio al M5S. E la Lega? Tra gli esclusi eccellenti l’attuale assessore al sociale Pietro Quaresimal­e che correva a Teramo, mentre l’ha spuntata, il vicepresid­ente della regione e assessore all’agricoltur­a uscente Emanuele imprudente: rieletto, a Pescara, anche il capogruppo Vincenzo d’incecco. Due anche i seggi per la lista Marsilio: Giampaolo Lugini e Luciano Marinucci. Niente da fare invece per Nicoletta Verì assessore alla Salute ex Lega, passata armi e bagagli con il governator­e meloniano. Torna invece in consiglio Marianna Scoccia (Noi Moderati). Per il Pd vengono confermati Antonio Blasioli (sul podio dei primi tre più votati in termini assoluti), Silvio Paolucci, Pierpaolo Pietrucci e Dino Pepe a cui si aggiungono Sandro Mariani e l’ex presidente della provincia di Pescara Antonio Di Marco. Il M5S si ferma a due eletti: Erika Alessandri­ni e Francesco Taglieri, capogruppo uscente. Infine, due seggi per la lista D’amico (Giovanni Cavallari e Vincenzo Menna), uno per Verdi&sinistra (Alessio Monaco) e uno per Azione (Ennio Pavone). Nessuno per i renziani.

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FOTO ANSA “Campo stretto” Il candidato sconfitto Luciano D’amico e il leader M5S Giuseppe Conte

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