Il Pg di Perugia: “Se pm scorretti, si segnali al Csm”
L’11 luglio 2022, i pm di Perugia Gemma Miliani e Mario Formisano, con il loro capo Raffaele Cantone, si presentano nell’abitazione del cancelliere Raffaele Guadagno, sospettato di aver passato una notizia (la richiesta di archiviazione del fascicolo sulla Loggia Ungheria) al Fatto. Il cancelliere ha poi patteggiato l’accusa di accesso abusivo alla banca dati della Procura e la rivelazione del segreto. Ma quel che accade, dal momento della perquisizione in poi, rischia di essere molto più deflagrante dell’indagine su Guadagno. Per comprenderlo è sufficiente leggere il comunicato diramato ieri dal procuratore generale di Perugia Sergio Sottani che, dinanzi a una serie di articoli pubblicati da La Verità, ha dichiarato di aver “attivato le proprie funzioni di sorveglianza”. Tradotto: la Procura generale chiederà gli atti su Guadagno. E soltanto allora si potrà valutare se esistono gli estremi per la segnalazione alla Pg della Cassazione riguardo (anche) i pm Miliani e Formisano, per eventuali profili disciplinari e al Csm per eventuali incompatibilità ambientali e/o funzionali.
Sotto osservazione, infatti, le “interlocuzioni che sarebbero state intrattenute tra un funzionario di cancelleria, sottoposto a procedimento penale per accesso abusivo a sistema informatico, e alcuni magistrati dello stesso ufficio perugino”. Iniziativa tanto più “doverosa” poiché la Procura si sta occupando del caso Striano-laudati. La Verità si è occupata fin dalla perquisizione della vicenda legata a Guadagno. Letti gli atti del fascicolo è giunta alla conclusione che il cancelliere sarebbe in realtà un “capro espiatorio”. Le chat del suo telefono hanno mostrato i rapporti intrattenuti con gran parte della Procura e che, in alcuni casi, erano proprio dei magistrati a chiedergli di passare notizie ai giornalisti. La caccia alla fonte è poco interessante giornalisticamente. Diverso è il caso della perquisizione: dalle chat emerge che Guadagno aveva intrattenuto negli anni ottimi e costanti rapporti con i pm Miliani e Formisano. Gil stessi che l’hanno perquisito. Dai tabulati è peraltro emerso che, dal telefono del pm Formisano, durante la perquisizione (Guadagno non era a casa), è partita una chiamata al telefono del cancelliere (dettaglio rilevante: era già indagato). Forse per sbaglio o forse per chiedergli dove fosse in quel momento. Resta il fatto che agli atti risulta una telefonata del pm all’indagato e l’argomento è ora finito nel mirino del Pg. L’avvocato di Guadagno, Chiara Lazzari, fece verbalizzare durante la perquisizione che obiettava la competenza di Perugia a indagare in quanto, eventualmente, parte offesa. Il tutto si innesta nello scandalo legato alle indagini su Luca Palamara che, nell’estate 2022, volendo capire se Guadagno fosse l’autore della fuga di notizie sulla sua vicenda (pubblicata tre anni prima da Repubblica e Corriere) aveva chiesto alla Procura di Firenze di indagare su di lui. Anche per via di due ulteriori articoli, pubblicati dagli stessi due quotidiani, sull’archiviazione della Loggia Ungheria, che lo tiravano in ballo. Risultato: le indagini esclusero che Guadagno fosse la talpa in entrambe le occasioni. Le fonti di Corriere e Repubblicainfatti non sono mai state trovate. Il cancelliere s’è nel frattempo guadagnato su La Verità la fama di “capro espiatorio”.ieri è dovuto intervenire addirittura il Pg.
CANCELLIERE NEL MIRINO I CONTATTI CON IL FUNZIONARIO GUADAGNO