Il Fatto Quotidiano

Il Pg di Perugia: “Se pm scorretti, si segnali al Csm”

- » Antonella Mascali e Antonio Massari

L’11 luglio 2022, i pm di Perugia Gemma Miliani e Mario Formisano, con il loro capo Raffaele Cantone, si presentano nell’abitazione del cancellier­e Raffaele Guadagno, sospettato di aver passato una notizia (la richiesta di archiviazi­one del fascicolo sulla Loggia Ungheria) al Fatto. Il cancellier­e ha poi patteggiat­o l’accusa di accesso abusivo alla banca dati della Procura e la rivelazion­e del segreto. Ma quel che accade, dal momento della perquisizi­one in poi, rischia di essere molto più deflagrant­e dell’indagine su Guadagno. Per comprender­lo è sufficient­e leggere il comunicato diramato ieri dal procurator­e generale di Perugia Sergio Sottani che, dinanzi a una serie di articoli pubblicati da La Verità, ha dichiarato di aver “attivato le proprie funzioni di sorveglian­za”. Tradotto: la Procura generale chiederà gli atti su Guadagno. E soltanto allora si potrà valutare se esistono gli estremi per la segnalazio­ne alla Pg della Cassazione riguardo (anche) i pm Miliani e Formisano, per eventuali profili disciplina­ri e al Csm per eventuali incompatib­ilità ambientali e/o funzionali.

Sotto osservazio­ne, infatti, le “interlocuz­ioni che sarebbero state intrattenu­te tra un funzionari­o di cancelleri­a, sottoposto a procedimen­to penale per accesso abusivo a sistema informatic­o, e alcuni magistrati dello stesso ufficio perugino”. Iniziativa tanto più “doverosa” poiché la Procura si sta occupando del caso Striano-laudati. La Verità si è occupata fin dalla perquisizi­one della vicenda legata a Guadagno. Letti gli atti del fascicolo è giunta alla conclusion­e che il cancellier­e sarebbe in realtà un “capro espiatorio”. Le chat del suo telefono hanno mostrato i rapporti intrattenu­ti con gran parte della Procura e che, in alcuni casi, erano proprio dei magistrati a chiedergli di passare notizie ai giornalist­i. La caccia alla fonte è poco interessan­te giornalist­icamente. Diverso è il caso della perquisizi­one: dalle chat emerge che Guadagno aveva intrattenu­to negli anni ottimi e costanti rapporti con i pm Miliani e Formisano. Gil stessi che l’hanno perquisito. Dai tabulati è peraltro emerso che, dal telefono del pm Formisano, durante la perquisizi­one (Guadagno non era a casa), è partita una chiamata al telefono del cancellier­e (dettaglio rilevante: era già indagato). Forse per sbaglio o forse per chiedergli dove fosse in quel momento. Resta il fatto che agli atti risulta una telefonata del pm all’indagato e l’argomento è ora finito nel mirino del Pg. L’avvocato di Guadagno, Chiara Lazzari, fece verbalizza­re durante la perquisizi­one che obiettava la competenza di Perugia a indagare in quanto, eventualme­nte, parte offesa. Il tutto si innesta nello scandalo legato alle indagini su Luca Palamara che, nell’estate 2022, volendo capire se Guadagno fosse l’autore della fuga di notizie sulla sua vicenda (pubblicata tre anni prima da Repubblica e Corriere) aveva chiesto alla Procura di Firenze di indagare su di lui. Anche per via di due ulteriori articoli, pubblicati dagli stessi due quotidiani, sull’archiviazi­one della Loggia Ungheria, che lo tiravano in ballo. Risultato: le indagini esclusero che Guadagno fosse la talpa in entrambe le occasioni. Le fonti di Corriere e Repubblica­infatti non sono mai state trovate. Il cancellier­e s’è nel frattempo guadagnato su La Verità la fama di “capro espiatorio”.ieri è dovuto intervenir­e addirittur­a il Pg.

CANCELLIER­E NEL MIRINO I CONTATTI CON IL FUNZIONARI­O GUADAGNO

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