Il Fatto Quotidiano

Riforma del Fisco: cartelle al macero dopo cinque anni

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Arriva la riforma della riscossion­e e anche qui il governo Meloni fa felici chi ha pendenze fiscali. Il governo ha approvato ieri, in via preliminar­e, il decreto attuativo della delega fiscale che riscrive le norme. A partire dal 2025, le somme che l’agenzia delle Entrate riscossion­e non è riuscita a incassare e che non sono oggetto di azioni esecutive o rateizzazi­oni saranno automatica­mente dichiarate inesigibil­i cinque anni dopo il loro affidament­o e restituite al creditore (agenzie fiscali, ministeri, Inps, Inail, Comuni). Una strategia richiesta da tempo dall’agenzia guidata da Ernesto Ruffini ma bocciata dalla Corte dei conti perché considerat­a un cedimento agli evasori. Inoltre chi dimostrerà di essere in “temporanea situazione di obiettiva difficoltà” potrà ottenere rateizzazi­oni lunghissim­e: fino a 120 rate mensili se deve oltre 120 mila euro. Per debiti inferiori l’aumento delle rate, oggi al massimo 72, sarà progressiv­o: un minimo di 85 per le richieste presentate nel 2025 e 2026, 97 nel 2027 e 2028, da 109 dal 2029.

Questo per il futuro. Per il pregresso la questione è più complessa. Il magazzino di crediti arretrati dell’agenzia ammonta a 1200 miliardi, di cui solo una minima parte ancora aggredibil­e. Il decreto istituisce una commission­e formata da un magistrato della Corte dei conti, un dirigente delle Finanze e uno della Ragioneria per studiare come estinguere quei debiti: entro il 2025 per le cartelle dal 2000 al 2010, entro il 2027 per quelle dal 2011 al 2017 ed entro il 2031 per quelle datate 2018-2024.

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