Le chat di Renzi fuori da Open
La Giunta per le immunità del Senato voterà oggi sul sequestro di corrispondenza chiesto dai magistrati di Firenze nei confronti di Matteo Renzi, accusato di finanziamento illecito ai partiti. E l’esito appare scontato: a grandissima maggioranza, forse con la sola eccezione del M5S, verrà approvata la relazione che chiede di negare il materiale probatorio già acquisito nell’ambito dell’inchiesta su Fondazione Open e finito al centro di una querelle che ha coinvolto anche la Corte costituzionale: a luglio, a seguito del conflitto di attribuzione promosso da Palazzo Madama su input dello stesso Renzi, la Consulta ha qualificato questa documentazione come corrispondenza che, per quanto acquisita presso terzi, se riguarda un parlamentare, necessita dell’autorizzazione preventiva della Camera a cui appartiene.
“LA RICHIESTA
di sequestro avente a oggetto la corrispondenza del senatore Renzi, è viziata anche per motivi procedurali e formali, in quanto l’autorità giudiziaria detiene già i messaggi relativi al senatore e ne conosce il contenuto, chiedendo solo la possibilità di utilizzarli nel processo. Mentre i meccanismi delineati dalla Consulta e dalla Suprema Corte imponevano la distruzione degli stessi e la richiesta al Senato di acquisizione ex novo del materiale informativo” si legge nelle conclusioni del relatore della pratica Meinhard Durnwalder che ha stigmatizzato l’operato dei magistrati. Evidenziando il carattere “esplorativo e sproporzionato ” del sequestro che sarebbe “indice sintomatico rilevante della persecutorietà investigativa”. Insomma del fumus persecutionis che la Giunta ritiene acclarato per la “ripetizione di atti di ricerca della prova, specie quando gli stessi risultano illegittimi a seguito del vaglio della Corte di Cassazione, dimostrando un’attenzione investigativa eccessiva caratterizzata da un ripetuto non corretto esercizio del potere di indagine relativamente alla Fondazione Open (…). La predetta non correttezza emerge per tabulas dalla lunga serie di decisioni di annullamento pronunciate in tale contesto dalla Corte di Cassazione”. E ancora: ai magistrati di Firenze viene anche contestato un aspetto “formale” che riguarda “la carenza motivatoria della richiesta di autorizzazione in questione in ordine alla valutazione della necessità dell’atto di sequestro in relazione al bilanciamento degli interessi costituzionali in gioco: da un lato l’interesse allo svolgimento delle indagini e alla salvaguardia del materiale probatorio, e, dall’altro l’esigenza del sacrificio minimo indispensabile dei valori di libertà ed indipendenza della funzione parlamentare”. Tutti elementi che rinforzerebbero un quadro caratterizzato “da un attacco investigativo” al senatore Renzi e alla Fondazione Open.