Più lobby che ambiente: caos sul testo unico
Incompetenti o legati ai privati: impossibile riscrivere le norme in soli 6 mesi
Riforma del testo unico ambientale, atto secondo. È stato annullato e sostituito il decreto con cui, nel novembre scorso i ministri per l’ambiente Gilberto Pichetto Fratin e per le Riforme istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati avevano istituito una commissione interministeriale per rivedere in due mesi tutte le leggi vigenti di tutela dell’ambiente “onde raccoglierle in un unico testo normativo coerente con la legge costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1 e con i principi euro-unitari e internazionali”. Commissione, come già abbiamo scritto su queste colonne, composta di 32 membri e 22 tecnici, quasi tutti sconosciuti in campo ambientale, e comprendente anche trombati alle elezioni nonché numerosi avvocati e ingegneri che lavorano, o hanno lavorato, per conto di lobby potenti e interessate alla realizzazione di grandi opere nel settore dell’energia e delle costruzioni. Componenti che avrebbero dovuto, in due mesi, rivedere e riscrivere, in coerenza con le disposizioni comunitarie, una normativa composta da centinaia e centinaia di articoli, molto spesso confusi e non coordinati, con numerosi rinvii ad altre leggi e con evidenti controsensi.
QUALSIASI PERSONA esperta della materia avrebbe detto che era impossibile. Finalmente, dopo tante critiche, se ne è accorto anche questo governo e così ha scritto un secondo decreto, che annulla il primo e cambia le date di scadenza facendo slittare dal 31 gennaio al 30 settembre 2024 quella per la predisposizione di uno schema di legge delega e dal 31 dicembre 2024 al 30 giugno 2025 quella per la predisposizione degli schemi dei decreti attuativi. In più, amplia notevolmente il numero degli esperti di sostegno che passano da 22 a 38, inserendovi anche alcuni esperti di diritto ambientale.
In realtà, cambia ben poco, anzi l’aumento del numero dei componenti aumenterà le difficoltà di decisione. Come è possibile che in sei mesi 61 persone, quasi tutte inesperte della materia, possano riscrivere una normativa, italiana e comunitaria che, solo per essere letta e compresa, richiede almeno tre mesi di tempo pieno? E quanto tempo ci vorrà solo per la formazione dei necessari gruppi di lavoro che spesso dovranno lavorare congiuntamente con il coordinamento di due capi di Gabinetto e di due vice capo di Gabinetto (oltre a un presidente, un co-presidente e due vicepresidenti della Commissione)?
In più, senza avere – come il decreto precisa espressamente – alcun compenso e neppure un rimborso spese per le trasferte. E quanti funzionari del ministero dell’ambiente dovranno essere adibiti al “necessario supporto” che (nonostante sia già prevista una segreteria tecnica di sette persone) il decreto garantirà alla Commissione “tempestivamente riscontrando le richieste istruttorie della Commissione”? E quanto tempo ci vorrà per acquisire altri pareri e sentire “alte professionalità di qualificata esperienza e competenza”, così come previsto dal nuovo decreto?
Potremmo continuare ma, a questo punto, sembra chiaro che la chiave di tutto consiste nella disposizione secondo cui, alla fine, la Commissione decide “a maggioranza dei presenti”. Tutto lascia quindi pensare che qualcuno abbia già deciso che cosa dovrà decidere ben sapendo di poter contare su almeno 17 dei 33 componenti. E certamente saranno i 17 che non hanno mai neanche visto il testo unico ambientale.