Pasticciaccio rossonero: di chi è il Milan? La Finanza indaga
BEGHE CALCISTICHE Le Fiamme Gialle bussano alle porte della società per individuare il reale controllante. Indagati l’amministratore delegato Giorgio Furlani e il predecessore Ivan Gazidis
La Guardia di finanza che bussa alle porte dell’ac Milan per capire chi sia il vero proprietario del club rossonero non è una novità. Lo è dal 1986. Dal fallimento del presidente Giusy Farina. Anno in cui Silvio Berlusconi compra il club per 6 miliardi di lire e arriva a Milanello con lo Champagne. All’epoca centrale di difesa è Franco Baresi, oggi Malick Thiaw. In panchina il Barone Nils Liedholm, ora uno Stefano Pioli on fire, specchio dei tempi rossoneri. Che sono sempre di Finanza alle porte. Visto che, dopo i fasti di Arcore, è dal 2018 che la Procura di Milano indaga. Prima per capire i motivi del passaggio dal presidente Berlusconi al cinese Yonghong Li. Senza, va detto, risultati chiari. E oggi per fare luce sulla vendita dal fondo Usa Elliot – che dall’imprenditore cinese ha rilevato la società –, alla Red Bird del manager americano Gerry Cardinale. Quasi quarant’anni passati con magistrati e finanza alle porte di Milanello. Con la differenza, che se dopo il governo Berlusconi (in senso calcistico), nel primo passaggio verso Yonghong Li con ipotesi di riciclaggio e corruzione internazionale la fumata giudiziaria è stata nera, nel caso odierno due dirigenti apicali del club risultano indagati dalla Procura di Milano per aver ostacolato l’organo di vigilanza della Figc. E proprio sulla domanda di sempre: di chi è il Milan? L’accusa dei pm è rivolta all’attuale amministratore delegato Giorgio Furlani e al suo predecessore Ivan Gazidis. Assieme a loro anche due manager lussemburghesi, Daniela Italia e Jean Marc Mclean, entrambi espressione del fondo Elliot.
QUATTRO INDAGATI
che nella ricostruzione della Finanza sono, allo stato, i protagonisti noti di una bugia: aver comunicato alla Figc che il proprietario del Milan fosse Cardinale quando in realtà è ancora oggi Elliot, di cui il presidente del Milan Paolo Scaroni (non indagato) è espressione. Fin dal capo di imputazione si legge che “Al fine di ostacolare l’esercizio delle funzioni di vigilanza, esponevano fatti materiali non rispondenti al vero e occultavano con mezzi fraudolenti (...) fatti che avrebbero dovuto comunicare, concernenti la situazione economica, patrimoniale e finanziaria relativa all’assetto proprietario della società (...) omettevano le comunicazioni dovute alla predetta autorità, consapevolmente ostacolandone le funzioni”. Tanto che i pm scrivono: “Emergeva che i componenti del board di Ac Milan Spa in quota al Fondo Elliot sono rimasti immutati nelle rispettive cariche sociali”. Fino a dire che “l’insieme di tali elementi suggerisce l’ipotesi che il Fondo Elliot conservi attualmente il controllo sostanziale della società, laddove all’autorità di vigilanza Figc sarebbe, invece, stata rappresentata l’effettiva cessione della proprietà in favore del Fondo Redbird”. Ovvero Cardinale. Da qui, al netto degli sviluppi penali, c’è una ipotesi di illecito sportivo. Non incardinata a oggi. E in attesa degli atti di Milano. Che se trasmessi a breve potrebbero aprire un fascicolo presso la Procura federale e in cui le ipotesi di pene possono andare dalle ammende ai dirigenti fino ai punti di penalizzazione. Una ipotesi, quella di ostacolo alla vigilanza alla Figc, che si riverbera sulla Uefa. Se, come spiega l’accusa, Elliot è ancora dominante nella gestione del Milan, questo crea un problema a livello europeo, visto che sempre Elliot ha una “posizione dominante” rispetto alla squadra del Lille, attraverso un credito di 170 milioni vantato sulla lussemburghese Callisto che controlla il club francese. Attualmente sia Lille che Milan partecipano all’europa League. E questo, per i pm, pone “un conflitto di interessi”.
Ma torniamo alla domanda delle domande. Di chi è oggi il Milan? Secondo i pm non di Cardinale. E questo seguendo un esposto dei soci di minoranza del Milan che si lamentano di non essere stati avvertiti da Elliot della vendita a Redbird. Da qui, le acquisizioni della Finanza dello scorso anno mettono sul tavolo diversi elementi. Primo che nella trimestrale del 27 maggio 2022 alla Figc non si “menzionava” che il giorno prima era stato sottoscritto un preliminare con Cardinale.
NELLA LETTURA successiva si inizia a capire che in realtà il vero acquirente non è Redbird ma la stessa Elliot che in questa storia di specchi vende a se stessa. Tanto che, secondo i pm, al vertice del gruppo che nel 2022 compra il Milan non vi è “Redbird o il suo amministratore Cardinale” ma “la Rb Fc Holding Genpar Llc” con sede nel Delaware, stesso indirizzo di due società di maggioranza “di Redblack espressione del Fondo Elliott”. Insomma chi compra e chi vende il Milan da quasi dieci anni? Sul 2022 la Procura pare avere pochi dubbi. Tanto che scrive: “Sembrerebbe emergere (...) che la maggior parte del capitale utilizzato per la compravendita di Ac Milan sia proveniente da un veicolo societario non riferibile a Redbird”. In sostanza degli 1,2 miliardi pagati, 400 milioni sono riferiti a una società, la Redbird Fund che non è “un fondo riferibile a Redbird”. Di più: secondo un report interno alla società Milan, messo agli atti, risulta che nel dicembre scorso l’ipotesi di vendere parte dell’azionariato a “investitori arabi” può ipotizzare ancora una volta la proprietà attuale di Elliot.
E l’illecito sportivo? Si potrebbe aprire un fascicolo con ipotesi di pene: da sole ammende ai dirigenti ai punti di penalizzazione