Armi a Israele dopo il 7 ottobre Ma Crosetto diceva: “Stop invii”
Armi e munizioni per un valore di 1,3 milioni di euro sono partite dall’italia dirette a Israele nel solo mese di dicembre 2023. Il triplo rispetto allo stesso mese del 2022. Il dato, riportato tra quelli dell’export commerciale dell’istituto italiano di Statistica (Istat) il 12 marzo e ripreso da Altreconomia, conferma che anche nell’ultimo mese dell’anno passato, oltre che nei due precedenti, come già scritto dal Fatto – mentre da due mesi le Forze israeliane bombardavano Gaza – l’italia ha continuato a inviare armi al governo di Netanyahu. In un crescendo che va dai 233.025 euro di ottobre, primo mese di conflitto, ai 584.511 euro del secondo, fino al milione e oltre del terzo: 2,1 milioni.
Questo dopo che il ministro della Difesa, Guido Crosetto, il 15 novembre postava lo schema su X: “Vendita armi a Israele 2023 sospese dopo il 7 ottobre. Prima erano state approvate…” e a seguire l’elenco delle licenze approvate negli anni precedenti. Dai dati Istat tuttavia questa sospensione non risulta. Interpellato al riguardo dal Fatto, il ministero della la Difesa non risponde.
IL MINISTERO DEGLI ESTERI,
a cui l’unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama) fa capo, spiega invece al Fatto che “ogni nuova licenza di esportazione è stata bloccata”, e che i numeri dell’istat potrebbero riferirsi “a residui di licenze o contratti precedentemente in essere e comunque non ad armi sensibili utilizzabili da Israele a Gaza”. La Farnesina dice inoltre di star approfondendo la natura delle armi citate dall’istat, dato che “risultano divergenze tra la sua classificazione e quelle di altri ministeri, come quello dell’interno”.
A parlare dell’interruzione “dall’inizio della guerra di Gaza dell’invio di qualsiasi tipo di armi a Israele” era stato proprio il ministro degli Esteri, Antonio Tajani rispondendo alla richiesta della segretaria del Pd, Elly Schlein, di fermare la fornitura a Tel Aviv. “Quella di Schlein è un’affermazione basata su una cosa che non esiste. Dal 7 di ottobre abbiamo deciso di non inviare più armi a Israele. È una decisione presa, l’abbiamo detto in Parlamento”, aveva spiegato Tajani. E in effetti la legge – la 185 del 1990 che il governo Meloni vuole modificare – che regola le “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” al comma 6 lettera a) specifica che a essere vietati sono “l’esportazione e il transito di materiali di armamento verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere”. Quindi a dover essere bloccate dall’uama sono le esportazioni di armi o parti di esse e non solo nuove licenze. Ma i dati Istat dicono anche che di 1,3 milioni di euro di armi inviati a Tel Aviv, 373.821 euro sono “armi e munizioni e loro parti e accessori” non militari e quindi non “oscurati”.
La restante cifra, cioè 926.179 euro sono invece armi e munizioni di tipo militare, fa notare Altreconomia. Seppure, anche dei primi, 280.641 euro sono “sotto la categoria merceologica (non militare)”, “bombe, granate, siluri, mine, missili, cartucce ed altre munizioni e proiettili, e loro parti, inclusi i pallettoni, i pallini da caccia e le borre per cartucce”. Niente che non possa essere utilizzato in un contesto anche di guerriglia come quello attuale in Cisgiordania. Altreconomia ha controllato anche da dove so
Altreconomia Dai dati Istat, da ottobre a dicembre 2023 a Tel Aviv arrivati 2,1 milioni di forniture. La Difesa tace Farnesina: “Contratti vecchi”
no partite le spedizioni di “armi e munizioni”. Lecco, dove ha sede la Fiocchi munizioni; Brescia, dove ha sede la fabbrica Beretta e poi Roma e Genova. A colpire, fa notare Giorgio Beretta, dell’osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal) è che “nella categoria merceologica ‘Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi’ da ottobre a dicembre 2023 risultano esportati a Israele 8.795.408 di euro da Varese, dove si trova Alenia Aermacchi del gruppo Leonardo, che produce i 30 aerei addestratori militari M-346, selezionati dal ministero della Difesa di Israele a febbraio 2012 e acquistati ed esportati per addestrare i piloti della Israeli Air Force che bombardano Gaza”.