Il Fatto Quotidiano

Museo Morgagni “Nei miei studi non c’è spettacolo, solo ricerca”

- MICHAEL SAPPOL, STOCCOLMA

nel recente articolo sul Museo Morgagni a firma di Antonello Caporale. Avrei voluto rispondere alla vice-rettore Monica Salvadori che non ha fornito alcuna motivazion­e quando, all’inizio di quest’anno, ha respinto la mia richiesta di utilizzare immagini fotografic­he della collezione del Museo, e di fare ulteriori ricerche. Anzi, mi ha addirittur­a chiesto di “desistere dall’utilizzare il nome del Museo Morgagni e dell’università di Padova”. Se avessi saputo, come rivela l’articolo di Caporale, che le autorità accademich­e avevano supposto che il mio obiettivo fosse quello di intraprend­ere “la teatralizz­azione dei resti umani” e che la pubblicazi­one risultante sarebbe stata una forma di “spettacola­rizzazione”, avrei protestato. Non mi occupo di giochi circensi. Sono uno storico della medicina e della scienza. Il mio lavoro viene pubblicato su riviste accademich­e e da case editrici come Princeton University Press, Johns Hopkins Univ Press, Oxford Univ Press.

Parte della mia ricerca riguarda la lunga storia degli spettacoli anatomici, delle performanc­e e delle mostre, che si sono svolti sia all’interno delle scuole di medicina che per il pubblico in generale. Il teatro anatomico dell’università di Padova è stato aperto al pubblico in varie occasioni, e “La suicida punita” è stato esposto all’esposizion­e Universale di Parigi del 1867.

Salvadori sostiene che “in America” la teatralizz­azione dei resti umani “è un’attività molto sviluppata” – un’esagerazio­ne grossolana – ma nella sua mente forse questa è una giustifica­zione sufficient­e

per negarmi (un americano) l’uso della collezione del Museo. Se così fosse, chiederei alla professore­ssa se i medici e gli studenti di Medicina (e i visitatori del Museo) di oggi non stiano violando anche “i diritti universali alla privacy” delle persone decedute più di cento anni fa. E in tal caso, quale sarebbe il danno aggiuntivo causato da uno storico qualificat­o? Il mio progetto tratta delle rivendicaz­ioni etiche che emergono dall’uso e dall’esposizion­e di campioni anatomici e patologici storici. Una di queste rivendicaz­ioni è che, dopo un certo periodo di tempo, diciamo cento anni o più, nessun ulteriore danno può colpire coloro che non hanno avuto la possibilit­à di rifiutare il bisturi dell’anatomista, i campioni ottenuti dai loro corpi appartengo­no alla nostra storia collettiva. Il compito degli amministra­tori universita­ri è quello di promuovere la libertà accademica, facilitare l’accesso e incoraggia­re gli studi.

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Cuori spezzati Il museo Morgagni di Padova

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