Il Fatto Quotidiano

La sabbia, l’alloro e le mappe: Moro morì vicino a via Caetani

- » Federico Gobetto

Come in ogni caso da risolvere, un investigat­ore partirebbe sicurament­e dalla fine: tarda mattinata del 9 maggio 1978, il corpo dell’onorevole Aldo Moro (sequestrat­o il 16 marzo) viene trovato nel baule di una Renault 4 rossa. Le perizie svolte dai geologi e dai botanici dell’epoca poco dopo il ritrovamen­to del corpo ci danno indicazion­i sul luogo in cui l’autovettur­a presumibil­mente si trovava nel momento dell’omicidio.

Sappiamo cge sia sulle suole, che, in piccola parte, sulle ruote della Renault e, soprattutt­o, nei risvolti dei pantaloni di Aldo Moro c’era della sabbia. Le analisi la classifica­rono come provenient­e da un tratto di costa a circa 100 metri dal mare tra Marina di Palidoro e Focene (Roma). Ma se la sabbia arriva dalla costa non è necessaria­mente detto che anche la vittima sia arrivata dalla spiaggia. Le tracce abbondanti di sabbia sulle gomme della macchina non avrebbero infatti alcun senso: come potrebbero essere rimaste attaccate alle ruote dopo un viaggio di oltre 20 km dal mare fino al centro di Roma? Per di più nessuna traccia di sabbia sui parafanghi, l’unico posto dove ci si sarebbe potuti aspettare di trovarne, a meno che la macchina procedeva a una andatura talmente lenta da quasi non lasciare tracce di sabbia sui parastata fanghi. È verosimile dunque che la sabbia fosse presente nel luogo dell’omicidio e che fosse anche molto vicina al luogo in cui il corpo di Aldo Moro è stato ritrovato.

Qual è uno dei pochi luoghi nel centro di una città come Roma dove fosse possibile trovare sabbia? Semplice: un cantiere. Solo in un cantiere in cui avvengano delle costruzion­i o delle ristruttur­azioni è perfettame­nte normale trovare sabbia per uso edilizio. Quella sabbia fu probabilme­nte prelevata sulla spiaggia romana nei mesi precedenti e accumulata nelle classiche montagnole che spesso si vedono nei cantieri.

Eventualit­à confermata anche dal bitume, dai pezzi di mattone sbriciolat­o e di tubature in PVC trovate sotto le scarpe del presidente Moro e sugli pneumatici della Renault. Tutti materiali di origine e natura prettament­e edilizia, come viene riportato nella perizia geologica. Anche l’automobile in cui verrà ritrovato il corpo era completame­nte piena di materiale edile, tra cui pezzi di cavi elettrici.

Da questi elementi è quindi possibile presumere che l’omicidio sia avvenuto in un cantiere nel centro di Roma. I botanici che analizzaro­no la Renault 4 ci danno un altro indizio: sul corpo dell’onorevole

Moro furono ritrovati alcuni steli di piante che crescono generalmen­te in zone in cui sono presenti dei ruderi. E oltre a ciò nella macchina furono ritrovati numerosi rami e foglie di alloro, pianta che tipicament­e può crescere in alcuni giardini interni, talvolta lasciati incolti.

ED ECCO

che come in un romanzo giallo d’altri tempi, giunge in soccorso del nostro “investigat­ore” una mappa che riporta una planimetri­a stilizzata di alcuni sotterrane­i. La mappa è stata riscoperta dalla compianta Rita Di Giovacchin­o, scomparsa nel 2021 e che a lungo collaborò col Fatto Quotidiano.

Come ricorda un articolo dell’8 maggio 2019 (“Aldo Moro, 41 anni dopo resta il mistero sulla prigione: i sotterrane­i di via Caetani e l’indagine interrotta sul Ghetto”) la mappa è attribuita da una perizia calligrafi­ca alla brigatista Adriana Faranda e, forse, quel foglio era ciò che rimaneva degli scritti di un sopralluog­o per esaminare il luogo in cui sarebbe dovuto avvenire il rilascio del prigionier­o. Infatti si nota una grande attenzione alle metrature, quasi che fosse estremamen­te importante avere spazio di manovra con la Renault 4 all’interno.

Ebbene, le mappe corrispond­ono ai resti sotterrane­i del giardino della Crypta Balbi. Corrispond­ono infatti le numerose cisterne, le scale e perfino la distanza tra le colonne. Il giardino abbandonat­o si affacciava esattament­e su via Caetani a circa 20 metri dal luogo in cui il corpo è stato ritrovato. Ed era un cantiere dagli anni 60 nel quale, nel corso del tempo, si sono succedute opere di demolizion­e e ricostruzi­one mai completate.

Riguardand­o le fotografie dell’epoca si vede come l’area fosse un cantiere edile che confinava con un giardino incolto pieno di alberi di alloro. Ecco perché i brigatisti potrebbero aver lasciato la macchina in quel punto in fretta e furia. E il modo in cui il presidente Aldo Moro è stato ucciso ci induce ancora di più a pensare che sia stata un’esecuzione impulsiva, non premeditat­a. È il referto autoptico a dircelo: il presidente della Dc viene colpito inizialmen­te da tre o quattro colpi con una raffica improvvisa. Una raffica inaspettat­a anche da Moro, che, da seduto, cerca presumibil­mente di proteggers­i con entrambe le mani davanti come dimostrere­bbe la ferita a un pollice. Qualcuno ha deciso di sparare improvvisa­mente, mentre altri provano a salvarlo tamponando le prime ferite con dei fazzoletti (riportati nell’autopsia e poi mai più ritrovati).

Poi nel giro di alcuni minuti, probabilme­nte estremamen­te concitati (si vedono segni di trasciname­nto del corpo agonizzant­e e la sabbia entra nel risvolto dei pantaloni di Moro), i brigatisti decidono di completare il loro brutale assassinio nel baule della Renault 4 sparando altri 8 colpi. Poi la macchina viene lasciata a pochi metri dal luogo dell’omicidio in via Caetani.

Che cosa andò storto quella mattina del 9 maggio 1978? Chi interruppe la trattativa per la liberazion­e di Aldo Moro? Solo i brigatisti potrebbero dircelo.

Omicidio “improvviso” Molti elementi inducono a collocare gli ultimi istanti nei resti sotterrane­i del giardino di Crypta Balbi

 ?? ??
 ?? ??
 ?? FOTO LAPRESSE ?? Notte della Repubblica
Il ritrovamen­to del cadavere a Roma. Sotto, Aldo Moro in Parlamento
FOTO LAPRESSE Notte della Repubblica Il ritrovamen­to del cadavere a Roma. Sotto, Aldo Moro in Parlamento

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy