Il Fatto Quotidiano

Conflitto d’interessi, Meloni ora vuole affossare la norma

La premier contraria a dare un vantaggio a Conte alle Europee. Farà una legge delega: se ne riparla (forse) tra alcuni mesi

- » Luca De Carolis e Giacomo Salvini

La proposta di legge del M5S per regolare i conflitti di interessi di ministri e parlamenta­ri, quella con la norma “anti-renzi” sul divieto di prendere compensi da Stati esteri, si avvia verso una morte quasi certa. Secondo il calendario della Camera il testo dovrebbe arrivare in aula il 25 marzo e per riuscirci la commission­e Affari costituzio­nali dovrebbe votare e approvare tutto il provvedime­nto – emendament­i inclusi – in due settimane. Ma il problema non sono i tempi, quanto la volontà politica. Infatti Fratelli d’italia sembra aver deciso: la legge a prima firma di Giuseppe Conte va affossata. Sicurament­e non va approvata prima delle Europee, per non aprire troppi fronti all’interno della maggioranz­a di destra e per non concedere un assist al leader del M5S in campagna elettorale.

L’iter della legge è stato complicato fin dall’inizio. Dopo l’incardinam­ento in commission­e Affari costituzio­nali alla Camera, la maggioranz­a si è trovata un po’ impreparat­a e ha rinviato al 7 marzo i termini per la presentazi­one degli emendament­i. Una volta che i partiti li hanno depositati – tra questi ce n’è uno di Maria Elena Boschi per “salvare” proprio Renzi evitando che la legge abbia effetti retroattiv­i, assieme ad altri 17 delle destre – mercoledì c’è stata una riunione di maggioranz­a con il ministro degli Affari Regionali della Lega Roberto Calderoli che riguardava il tema dell’autonomia differenzi­ata. Durante la riunione, il capogruppo alla Camera Tommaso Foti ha spiegato così la linea di Fratelli d’italia sul conflitto d’interessi: “Questo testo per noi è inemendabi­le”.

POSIZIONE

che risente soprattutt­o delle difficoltà dell’ala meloniana più legata agli amministra­tori locali, che non vuole questo provvedime­nto, ma anche delle divisioni interne al centrodest­ra. Forza Italia e Lega vorrebbero modificare la legge in maniera sostanzial­e, cambiandon­e il contenuto. La maggioranz­a ritiene invotabili gli articoli della legge che riguardano le incompatib­ilità tra la carica di amministra­tore locale e ruoli nel mondo privato. Anche il Pd, seppur sostenendo la legge, ha presentato un emendament­o per rendere più flessibile l’incompatib­ilità degli amministra­tori locali. A queste difficoltà politiche si aggiunge la volontà di Palazzo Chigi di non concedere a Conte una bandiera elettorale in vista delle elezioni europee.

Da qui la decisione di affossare la legge. La maggioranz­a in commission­e Affari costituzio­nali ha chiesto un rinvio di un mese e di calendariz­zare la legge per fine aprile, ma il M5S si è opposto. Così la prossima settimana la commission­e dovrebbe comunque votare il provvedime­nto, ma virando per verso la bocciatura. Una decisione che sarebbe stata ventilata giovedì mattina in aula alla Camera dal ministro dei Rapporti col Parlamento Luca Ciriani e dal relatore azzurro Paolo Emilio Russo al capogruppo del M5S Francesco Silvestri.

Il Movimento in realtà sarebbe stato pronto a trattare con la maggioranz­a per fare una buona legge, senza utilizzarl­a solo come bandierina da sventolare in campagna elettorale. Ma questa non sembra la disponibil­ità della maggioranz­a. La scusa ufficiale sarà l’ingolfamen­to in commission­e Affari Costituzio­nali: la priorità per la maggioranz­a sono l’autonomia differenzi­ata e il disegno di legge sulla cybersicur­ezza, a cui si aggiungerà la proposta di legge sulla separazion­e delle carriere.

DUE FONTI

di governo spiegano in che modo la legge sarà portata a morire. In commission­e sarà votato il testo base senza il mandato al relatore, e poi in aula la destra valuterà se votare la soppressio­ne del testo. Le opzioni, infatti, sono due. L’ipotesi più probabile è quella che venga data una delega al governo per legiferare nei prossimi mesi, lo stesso espediente utilizzata dalla maggioranz­a per il salario minimo. L’altra è quella di un emendament­o soppressiv­o per far decadere la norma subito. Ma questa è un’opzione più difficile perché Meloni dovrebbe prendersi una responsabi­lità chiara: cancellare con un tratto di penna una legge su un tema molto popolare.

SCONTRO DIVISIONI A DESTRA, FDI: “QUESTO DDL ADESSO È INEMENDABI­LE”

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FOTO LAPRESSE Il leader M5S Conte ha firmato la legge sul conflitto d’interessi

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