Il club fa la vittima: “Ci destabilizzano” E così copre il calciatore sotto accusa
L’As Roma, purtroppo, parla d’altro. Si appella al Codice etico, denuncia il “tono diffamatorio della campagna” che l’avrebbe investita e addirittura denuncia “un chiaro tentativo di attaccare e destabilizzare la Società e il suo Gruppo in un momento cruciale della stagione sportiva”. Che per fortuna loro va benissimo.
COMUNICATO LICENZIAMENTI, NUOVI MOTIVI MAI CITATI NELLE MISSIVE
NEL COMUNICATO
diffuso ieri dopo che per due giorni si è parlato del licenziamento ingiusto di due dipendenti trentenni, protagonisti di una scena di sesso in un video che poi ha circolato senza il loro consenso, c’è per lo meno un accenno al terzo protagonista della vicenda: lo chiamano solo “un tesserato”. Dovrebbe trattarsi del giovane calciatore della Primavera che, secondo l’unica ricostruzione fin qui accessibile, avrebbe confessato il 4 ottobre scorso, davanti al dirigente Vito Scala che per decenni è stato l’ombra di Francesco Totti, di essersi impossessato del video due anni fa, dopo aver chiesto alla donna di prestargli il telefonino; quindi di essere stato all’origine della sua diffusione, nell’autunno scorso, tra calciatori, dipendenti e dirigenti della società.
Non c’è altro nella nota di Trigoria, non una parola su eventuali iniziative formali o disciplinari nei confronti del presunto autore di un reato grave ai danni di due dipendenti che il club avrebbe dovuto tutelare, ma invece sono stati messi alla porta dopo quasi 10 anni. Si dice che hanno preferito tutelare la giovane promessa, ma l’as
Roma non conferma. Da Trigoria dicono solo che non ci sono prove contro il giocatore e che loro non sono la polizia. Se alla fine ci sarà una denuncia, se ne occuperà proprio la polizia.
Nel comunicato si legge anche che nel video c’è altro: “Nel video emergeva la sussistenza di una trattativa privata riguardante corsie preferenziali lavorative”, scrive l’as Roma.
Non è stato possibile ottenere qualche dettaglio in più. A quanto risulta al Fatto, che non ha visionato le immagini, i due giovani fidanzati nel video parlavano anche di stadio e di stipendi. Ma insomma, se avessero parlato in modo sconveniente di temi societari, sia pure in un video privato circolato contro la loro volontà, i legali della Roma l’avrebbero senz’altro contestato a entrambi. Al contrario le lettere di licenziamento per “incompatibilità ambientale” (e non per giusta causa, cioè per colpa del dipendente) dicono solo questo: “È stato portato all’attenzione della Direzione Risorse umane e dei vertici aziendali un video che inconfondibilmente La ritrae nel compimento di atti sessuali con un dipendente della Società. Purtroppo, ci risulta che tale video sia stato visionato da gran parte del personale e dei giocatori della Società”, ha scritto il 6 novembre l’avvocato Lorenzo Vitali, capo dell’ufficio legale, per poi dichiarare l’“incompatibilità della prosecuzione del Suo rapporto di lavoro con il sereno e regolare andamento dell’attività della Società” e comunicare il licenziamento.
Il problema, insomma, era il video, non ipotetiche “trattative” per “corsie preferenziali”. Ma di sesso il comunicato di ieri non parla, salvo respingere l’accusa di “discriminazione sessuale e disparità di trattamento”: “il provvedimento della Società ha riguardato contestualmente (lo stesso giorno e alla stessa ora) anche il ragazzo coinvolto nei fatti” e non solo la ragazza come inizialmente aveva scritto il Fatto quando era in possesso di informazioni incomplete. Avrebbero potuto dircelo il primo giorno, l’abbiamo saputo l’indomani. Per il resto c’è il Codice Etico e la necessità di proteggere i minori delle giovanili.
ALLA NOTA
ha replicato il legale dei due fidanzati, Francesco Bronzini, che da mesi cerca di trattare con il club per non finire in tribunale: “Prendiamo atto con stupore del comunicato della AS Roma – osserva Bronzini – che non solo non nega la sottrazione del video alla ragazza coinvolta ma conferma di non voler prendere minimamente in considerazione la posizione del calciatore, omettendo ogni valutazione sul punto e attaccando nuovamente la vittima della vicenda”.