Il Fatto Quotidiano

E la destra italiana va sul carro pacifista mentre invia le armi

- FOTO ANSA » Tommaso Rodano

Fabio Mini, firma del Fatto e già comandante Nato della missione Kfor in Kosovo nel 2002: “Almeno, c’è stata una presa di coscienza collettiva del problema. E, almeno in Italia, tutti hanno chiarito la propria netta contrariet­à all’invio di truppe”.

Poi, però ,una soluzione al conflitto va trovata altrove. Mini spera nei vertici militari: “Io credo che in un modo o nell’altro l’occidente porterà avanti il gi di fortuna, sotto enormi manifesti tricolore, dove troneggia la scritta “il tuo voto è importante”.

Le solite accuse. L’occidente ha organizzat­o “interferen­za nel voto”, “attività estremiste”, campagne di disinforma­zione, ha incitato i russi “a compiere atti di vandalismo” ai seggi ha accusato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri: “I nostri oppositori hanno fatto di tutto nell’ultimo anno per impedire o interrompe­re lo svolgiment­o

Emmanuel Macron e, a sinistra, soldati ucraini nel Donetsk conflitto fino alle elezioni americane. Per il post confido negli eserciti. In Kosovo a un certo punto l’intesa con i serbi arrivò attraverso accordi tra i vertici militari e questo scenario credo sia ripetibile in Ucraina. I recenti cambi al comando delle forze armate di Kiev mi lasciano pensare che qualcosa si muova e possano essere i militari a imporre la linea alla politica, facendo capire che così non si può andare avanti”.

Matteo Salvini ha scoperto addirittur­a una verve pacifista e una retorica quasi papale: “Prepararsi alla guerra? No, dobbiamo ricostruir­e la pace”, scrive il leader leghista su X. È un miracolo di Emmanuel Macron: all’improvviso, dopo due anni di retorica bellica, di voti unanimi e di pacchetti di armi inviati a Kiev senza sosta, la destra italiana s’è accorta dell’escalation, per merito della fuga in avanti del presidente francese. Il capo della Lega è il più spregiudic­ato nel cavalcare una nuova sensibilit­à arcobaleno. “Macron nel 2024 parla di guerra, di eserciti, di soldati da mandare in guerra – ha aggiunto il vicepremie­r durante un evento del Carroccio a Milano –. Noi leghisti invece faremo di tutto affinché il 2024 sia un anno di pace perché non se ne può più di missili, di stragi e di orfani. Mi fanno paura i leader che invece di parlare di pace, parlano come nulla fosse di morti e feriti”.

IL SALVINI

“pacifista”, ovviamente, ha molto a che vedere con la campagna elettorale per le elezioni europee. Ma il leghista non è stato l’unico a esprimere un certo sgomento per la linea da falco interpreta­ta da Macron. Sui giornali di ieri si sono aggiunte, con sfumature diverse, le interviste di Guido Crosetto e Antonio Tajani. Il ministro della Difesa ha criticato il presidente francese per il vertice a tre con Germania e Polonia (e senza Meloni) e ha assicurato “che truppe italiane non andranno mai in Ucraina”. Tajani ha espresso lo stesso concetto: non è previsto “alcun intervento diretto dei nostri militari in quel conflitto, con carrarmati, aerei o uomini”. Il ministro degli Esteri evoca apertament­e il disastro: “Uno scenario del genere avrebbe conseguenz­e pericolosi­ssime, anche una terza guerra mondiale”.

In questo scenario di agitazione della destra di

Elly Schlein governo per l’escalation ventilata da Macron, colpisce il silenzio assoluto di Palazzo Chigi. Giorgia Meloni – ignorata dal vertice francotede­sco di Berlino, a cui ha partecipat­o invece il polacco Donald Tusk – ieri ha subìto da un lato l’attacco indiretto di Salvini, dall’altro quello palese di Giuseppe Conte. “Il governo fa grandi prediche – ha detto l’ex premier – ma si genuflette di fronte alle banche e alle industrie belliche, perché lì gli investimen­ti ci sono. Sui venti di guerra vorremmo sentire anche la voce del presidente del Consiglio, perché qui abbiamo avuto un governo che ha continuato a litigare sul terzo mandato e a dividersi mentre noi vorremmo invece un governo che si concentras­se per prevenire ed evitare la terza guerra mondiale che ormai è alle porte”.

MELONI

tace sull’ucraina, come dice Conte, ma intanto approda al Cairo insieme ad Ursula von der Leyen e una delegazion­e europea (ci sono i primi ministri di Belgio, Austria, Grecia e Cipro). La premier italiana e la presidente della Commission­e europea guidano una missione che porterà in dote un tesoro da 7,4 miliardi per il governo di Al Sisi, in cambio soprattutt­o dell’impegno a contrastar­e le partenze dei migranti. E se le critiche di Salvini a Von der Leyen, piovute anche ieri, non sono una novità (“è una delle protagonis­te dei disastri di questi anni”), l’intervento di Elly Schlein contro Ursula ha una durezza insolita per la leader del Pd: “Trovo gravissimo che domani la presidente della Commission­e Europa Ursula von der Leyen voli in Egitto insieme a Giorgia Meloni per promettere risorse al regime di Al Sisi in cambio del controllo e dello stop alle partenze”, ha detto la segretaria dem, “questo approccio in questi anni ha solo calpestato diritti fondamenta­li e non ha prodotto una soluzione di solidariet­à europea per cui noi continuere­mo a batterci”.

Trovo grave che Ursula voli da Al Sisi insieme alla premier Meloni

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Il presidente
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Decine di video e foto sui social hanno denunciato le pressioni ai seggi
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