E la destra italiana va sul carro pacifista mentre invia le armi
Fabio Mini, firma del Fatto e già comandante Nato della missione Kfor in Kosovo nel 2002: “Almeno, c’è stata una presa di coscienza collettiva del problema. E, almeno in Italia, tutti hanno chiarito la propria netta contrarietà all’invio di truppe”.
Poi, però ,una soluzione al conflitto va trovata altrove. Mini spera nei vertici militari: “Io credo che in un modo o nell’altro l’occidente porterà avanti il gi di fortuna, sotto enormi manifesti tricolore, dove troneggia la scritta “il tuo voto è importante”.
Le solite accuse. L’occidente ha organizzato “interferenza nel voto”, “attività estremiste”, campagne di disinformazione, ha incitato i russi “a compiere atti di vandalismo” ai seggi ha accusato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri: “I nostri oppositori hanno fatto di tutto nell’ultimo anno per impedire o interrompere lo svolgimento
Emmanuel Macron e, a sinistra, soldati ucraini nel Donetsk conflitto fino alle elezioni americane. Per il post confido negli eserciti. In Kosovo a un certo punto l’intesa con i serbi arrivò attraverso accordi tra i vertici militari e questo scenario credo sia ripetibile in Ucraina. I recenti cambi al comando delle forze armate di Kiev mi lasciano pensare che qualcosa si muova e possano essere i militari a imporre la linea alla politica, facendo capire che così non si può andare avanti”.
Matteo Salvini ha scoperto addirittura una verve pacifista e una retorica quasi papale: “Prepararsi alla guerra? No, dobbiamo ricostruire la pace”, scrive il leader leghista su X. È un miracolo di Emmanuel Macron: all’improvviso, dopo due anni di retorica bellica, di voti unanimi e di pacchetti di armi inviati a Kiev senza sosta, la destra italiana s’è accorta dell’escalation, per merito della fuga in avanti del presidente francese. Il capo della Lega è il più spregiudicato nel cavalcare una nuova sensibilità arcobaleno. “Macron nel 2024 parla di guerra, di eserciti, di soldati da mandare in guerra – ha aggiunto il vicepremier durante un evento del Carroccio a Milano –. Noi leghisti invece faremo di tutto affinché il 2024 sia un anno di pace perché non se ne può più di missili, di stragi e di orfani. Mi fanno paura i leader che invece di parlare di pace, parlano come nulla fosse di morti e feriti”.
IL SALVINI
“pacifista”, ovviamente, ha molto a che vedere con la campagna elettorale per le elezioni europee. Ma il leghista non è stato l’unico a esprimere un certo sgomento per la linea da falco interpretata da Macron. Sui giornali di ieri si sono aggiunte, con sfumature diverse, le interviste di Guido Crosetto e Antonio Tajani. Il ministro della Difesa ha criticato il presidente francese per il vertice a tre con Germania e Polonia (e senza Meloni) e ha assicurato “che truppe italiane non andranno mai in Ucraina”. Tajani ha espresso lo stesso concetto: non è previsto “alcun intervento diretto dei nostri militari in quel conflitto, con carrarmati, aerei o uomini”. Il ministro degli Esteri evoca apertamente il disastro: “Uno scenario del genere avrebbe conseguenze pericolosissime, anche una terza guerra mondiale”.
In questo scenario di agitazione della destra di
Elly Schlein governo per l’escalation ventilata da Macron, colpisce il silenzio assoluto di Palazzo Chigi. Giorgia Meloni – ignorata dal vertice francotedesco di Berlino, a cui ha partecipato invece il polacco Donald Tusk – ieri ha subìto da un lato l’attacco indiretto di Salvini, dall’altro quello palese di Giuseppe Conte. “Il governo fa grandi prediche – ha detto l’ex premier – ma si genuflette di fronte alle banche e alle industrie belliche, perché lì gli investimenti ci sono. Sui venti di guerra vorremmo sentire anche la voce del presidente del Consiglio, perché qui abbiamo avuto un governo che ha continuato a litigare sul terzo mandato e a dividersi mentre noi vorremmo invece un governo che si concentrasse per prevenire ed evitare la terza guerra mondiale che ormai è alle porte”.
MELONI
tace sull’ucraina, come dice Conte, ma intanto approda al Cairo insieme ad Ursula von der Leyen e una delegazione europea (ci sono i primi ministri di Belgio, Austria, Grecia e Cipro). La premier italiana e la presidente della Commissione europea guidano una missione che porterà in dote un tesoro da 7,4 miliardi per il governo di Al Sisi, in cambio soprattutto dell’impegno a contrastare le partenze dei migranti. E se le critiche di Salvini a Von der Leyen, piovute anche ieri, non sono una novità (“è una delle protagoniste dei disastri di questi anni”), l’intervento di Elly Schlein contro Ursula ha una durezza insolita per la leader del Pd: “Trovo gravissimo che domani la presidente della Commissione Europa Ursula von der Leyen voli in Egitto insieme a Giorgia Meloni per promettere risorse al regime di Al Sisi in cambio del controllo e dello stop alle partenze”, ha detto la segretaria dem, “questo approccio in questi anni ha solo calpestato diritti fondamentali e non ha prodotto una soluzione di solidarietà europea per cui noi continueremo a batterci”.
Trovo grave che Ursula voli da Al Sisi insieme alla premier Meloni