Angelucci non si ferma: ora si prende pure l’agi
Dopo il Giornale, Libero e Tempo, il gruppo del ras delle cliniche, Antonio, ha quasi chiuso l’accordo per l’agenzia dell’eni
decida di ridimensionarla ulteriormente, una volta al comando.
La redazione dell’agi non è stata informata dall’azienda di alcuna trattativa, ma le voci che si rincorrono hanno messo in agitazione i giornalisti, che a inizio settimana si riuniranno in assemblea per discutere la situazione. Non si confronteranno solo sulle notizie di vendita, ma anche sul clima pessimo che si respira sul posto di lavoro. Agi non trova pace ormai da un anno, marzo 2023, quando Mario Sechi ha lasciato la direzione dell’agenzia per assumere l’incarico di capo ufficio stampa di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Un’esperienza breve (solo quattro mesi) e non particolarmente fortunata, al termine della quale Sechi è stato chiamato
Giampaolo Angelucci e suo padre Antonio, editore e deputato proprio da Angelucci alla direzione di Libero. Per certi versi, Sechi non si è mai staccato del tutto dall’agenzia: anche da Palazzo Chigi ha mantenuto frequenti contatti con la nuova direttrice di Agi, Rita Lofano, che è considerata una sua fedelissima. E c’è chi sostiene che dopo l’acquisto di Angelucci Sechi tornerà a occupare l’incarico lasciato appena un anno fa.
Intanto però i rapporti tra la redazione e Lofano sono tutt’altro che positivi. L’agi ha già abbracciato una linea filogovernativa che per diversi dei suoi giornalisti sta danneggiando la credibilità dell’agenzia. La direttrice è in conflitto con gran parte della forza lavoro e le comunicazioni sono ancora più gelide da quando la redazione ha bocciato il suo piano editoriale a fine giugno 2023. L’erede di Sechi si è circondata a sua volta di un nucleo ristretto di fedelissimi, premiati con mansioni e incarichi di responsabilità, mentre giornalisti con una lunga esperienza in Agi sono stati relegati in ruoli di secondo piano. Quella su cui Angelucci vuole mettere le mani, in questo momento, è una macchina che fatica a rimanere in strada.
ALL’INIZIO
dell’anno il Pd aveva presentato un’interrogazione parlamentare, firmata dal senatore Antonio Nicita, all’indirizzo del Ministero dell’economia (principale azionista di Eni), per avere notizie sulla trattativa con Angelucci. “Ci giungono voci, sempre più insistenti, di una trattativa in stato avanzato – commenta ora Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Pd –. C’è un enorme conflitto d’interessi. Vendere l’agi ad un parlamentare dello stesso partito del ministro dell’economia è un cortocircuito degno della peggiore Ungheria di Orban. Chiediamo al governo di smentire ufficialmente la vendita”.
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