Il Fatto Quotidiano

Basilicata e Piemonte: è saltato il Campo Largo, guerra nel Pd

I dem annunciano a sorpresa un loro nome contro Cirio Conte: “Cambiato metodo”. In Lucania cade l’intesa, Lacerenza si ritira

- ANGELO CHIORAZZO MARCELLO PITTELLA » Luca De Carolis

• Già assessora con Bresso e Chiamparin­o, oggi in giunta a Torino è il nome Pd per il Piemonte

• Era il nome giallorosa per la Basilicata: ieri ha deciso di ritirarsi

• Il dem ieri si è offerto, via social, di correre alla guida della Basilicata per il Pd e i 5 Stelle • Era il lucano scelto da Speranza e voluto dal Pd: i 5 Stelle hanno detto no • Uomo di Calenda in Basilicata: erano rimasti tagliati fuori dall’accordo su Lacerenza

Non c’è più campo, a sinistra. Salta tutto in un pugno di ore, da Nord a Sud. Prima in Piemonte, dove il Pd sceglie come candidata per le Regionali di giugno Gianna Pentenero, assessora a Torino con l’arcinemico di Chiara Appendino Stefano Lo Russo, ma il Movimento giura che non ne sapeva nulla, perfino Giuseppe Conte rimane di sasso in conferenza stampa a Napoli, e allora i 5Stelle sbottano: “I dem hanno cambiato metodo, ne prendiamo atto”. Cioè, ognuno per la sua strada. Ma soprattutt­o esplode il vulcano chiamato Basilicata, con il candidato di Pd e 5Stelle, l’oculista Domenica Lacerenza, che nel pomeriggio si tira indietro: “Non posso non registrare le reazioni che ci sono state alla mia candidatur­a, voglio che lo spirito di ricerca dell’unità dei moderati e progressis­ti sia preservato”. Addio, e Carlo Calenda, quello che il leader del Movimento voleva tenere fuori dalla coalizione anche perché stufo dei suoi insulti, bolla gli ex giallorosa come “dilettanti allo sbaraglio” e in un comizio a Matera non si tiene: “Conte lo manderemo a stendere a noi, visto che il Pd non ha il coraggio di farlo”.

ESULTA

, il centrista, e figurarsi gli italovivi di Matteo Renzi, che un soffio dopo con Raffaella Paita annunciano il sostegno al candidato del centrodest­ra, il presidente uscente Vito Bardi, “perché è un moderato”. Ma in sottofondo sembra di sentire anche il ghigno di tanti ex ma non troppo renziani nel Pd, che vedono evaporare l’ipotesi di un campo a sinistra. Li aspettavan­o nella giungla dei tavoli locali, la rossa Schlein e l’avvocato, e puntualmen­te li hanno visti inciampare, anche per gli errori dei due leader. Un pasticcio, appena venti giorni dopo la Sardegna, espugnata senza Renzi e Calenda e con una candidata grillina. E la ferita più evidente ovviamente è quella in Lucania dove Angelo Chiorazzo, il candidato fortissima­mente voluto da Roberto Speranza – l’ex ministro che ha rifiutato varie volte la richiesta di candidarsi arrivatagl­i da Conte alla fine ha accettato (o almeno così ha detto ) il veto del M5S sul suo nome. Però ha posto come condizione di scegliersi il sostituto. Dopo giorni di tavoli romani e nomi da bruciare, Lacerenza era il fragilissi­mo punto di caduta. Venerdì a soffiare sul castello di carte ha provveduto Marcello Pittella, volto e voti di Azione in Basilicata, che nel tavolo del centrosini­stra ha proposto vari nomi alternativ­i compresi alcuni grillini - e poi uscendo ha rilanciato l’ipotesi di Chiorazzo, che pure per mesi aveva avversato come e peggio

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