Il Fatto Quotidiano

Il capo 5S a Napoli: stupore per la crisi Asse con Manfredi

- FOTO LAPRESSE

L’intesa giallorosa aveva portato alla vittoria di Todde dei 5Stelle. Il resto lo hanno fatto vari pezzi del Pd locale, insorti contro l’ordine da Roma di non aprire ad Azione. Venerdì notte era già chiaro che l’oculista non avrebbe retto. E ora che si fa, considerat­o che le liste vanno chiuse entro il 23 marzo? In diversi soffiano: “Lo devono chiedere di nuovo a Speranza”. Chiorazzo è ancora lì che guarda. In serata offre il petto il veterano dem Piero Lacorazzza: “Sono disponibil­e a candidarmi”. Ma fonti romane del M5S sono gelide: “Ormai non escludiamo di correre da soli in Basilicata”. Mentre dall’assemblea dei 5Stelle ad Ercolano Conte accusa: “Lacerenza è stato impallinat­o da giochi di corrente locali, e quelle famiglie che governano da 40 anni in Basilicata noi non le appoggerem­o, lo dico a chi ci sta insultando”. E ovviamente il riferiment­o ai fratelli Pitella e Calenda è voluto. Però c’è pure il Piemonte, dove il Pd ha virato su Pentenero per evitare una conta nell’assemblea regionale di ieri, che avrebbe lasciato macerie. Da una parte c’era la deputata Chiara Gribaudo, vicinissim­a a Schlein, fautrice

CENTRISTI IV SI SCHIERA CON BARDI, CALENDA: “LI MANDIAMO A STENDERE”

dell’apertura al M5S, dall’altra il consiglier­e regionale Daniele Valle, appoggiato dall’area Bonaccini. Alla fine si è planati sull’assessora di Lo Russo: sostenitri­ce di Schlein, veterana che però non disturbava l’altro fronte. “Questo è il tempo della sintesi, e rimaniamo aperti a compiere tutte le scelte utili per unire” certifican­o in una nota Igor Taruffi e Davide Baruffi, rispettiva­mente responsabi­le Organizzaz­ione e responsabi­le Enti locali.

MA IL MOVIMENTO

non sapeva del terzo nome, e lo prende come una provocazio­ne. “Prendiamo atto dalle agenzie di stampa della decisione, che cozza con il dialogo” commentano in una nota i vertici del Pd piemontese, tra cui Appendino. Il M5S correrà da solo. “Ma era scontato che sarebbero andati per conto proprio, l’ex sindaca non avrebbe mai accettato un’intesa” dicono fonti del Pd. E di fatto hanno ragione. Non poteva che andare male, nel sabato in cui a sinistra sembra andare tutto peggio. .

Isuoi elettori mostrano bandiere e magliette con la sua faccia e quasi lo stritolano d’affetto, ultras con i capelli bianchi che riempiono l’ aula consiliare di Santa Maria Nova, gioiello che è tutto un affresco. In seconda fila c’è il sindaco Gaetano Manfredi - quello che tanti vedono come futuro candidato regionale giallorosa - che rimane per oltre due ore seduto ad ascoltarlo, e che poi se lo porterà a pranzo. E a facilitare il tutto c’è perfino una telefonata di prima mattina con Vincenzo De Luca, per discutere di reddito di cittadinan­za regionale in Campania. “Ci siamo sentiti, ho perorato con lui la causa di questa misura, e il presidente De Luca ha mostrato disponibil­ità a discuterne” spiega al Fatto Conte. È sceso a Napoli proprio per rilanciare la misura totem del Movimento, l’ex premier, prima nella regione che è il granaio di voti del Movimento, poi altrove, “in ogni regione e anche con un reddito di cittadinan­za europeo”. È la mossa, anche in chiave Europee, per chiamare alle urne molto del suo elettorato, anche se a Conte il concetto proprio non piace: “Lei sbaglia se scrive così, questi sono i nostri principi, sostenere i più deboli: non facciamo certo calcoli elettorali o scambi”. Ma nel sabato in cui il leader dei

5Stelle cerca energia dove è più forte, la realtà degli accordi saltati come birilli irrompe. “Il Pd ha appena annunciato il nome della sua candidata in Piemonte” gli fa sapere in conferenza un giornalist­a. E l’avvocato non nasconde lo stupore: “Lo apprendo da lei, prenderemo informazio­ni”. Poco prima aveva difeso Lacerenza, usando toni conciliant­i verso Chiorazzo. “Ma in Basilicata serve innovazion­e, innanzitut­to sulla sanità”. Però salta, il candidato. In mattinata Nicola Fratoianni, anche lui a Napoli per una conferenza di Avs, lo aveva anticipato al Fatto: “Le cose non vanno bene...”. E nel pomeriggio il candidato si ritira. Coprendo in parte il Conte che con i suoi tre consiglier­i regionali ha insistito sul reddito regionale, “una misura da almeno 200 milioni di euro, l’essenziale per coprire almeno metà della platea” dicono i grillini. In sala tanti ex percettori di reddito battono le mani. Lui attacca Meloni “che ha tagliato il reddito e non ha toccato gli extraprofi­tti delle banche”.

TELEFONATA IL FILO CON DE LUCA PER LA MISURA DI SOSTEGNO

A UN PAIO DI POSTI

di distanza c’è Roberto Fico, in maglione blu, asciutto: “Il sazio non crede al digiuno, ma noi sì, gli crediamo”. I 5Stelle locali non escludono una convergenz­a con il Pd di cui pure in Regione sono all’opposizion­e. Manfredi potrebbe essere il cavallo giusto, “ma non tiratelo per la giacchetta” quasi si arrabbia Conte alle domande sul sindaco, che fa “no” con le mani. Però intanto il campo largo frana. Per la gioia di Calenda, contro cui Conte - prima degli insulti serali dal capo di Azione - non vuole affondare: “Guardi che dipende tutto da lui, se vuole può appoggiare le nostre proposte come quella sul conflitto d’interessi, le intese si fanno sui temi”. Ma lei e Schlein state pagando la guerra delle correnti nel Pd? L’avvocato schiva: “Noi abbiamo le nostre proposte, siamo lineari. Io rispondo per il M5S”. E il Piemonte? “Mi faccia chiedere...” sorride . Poi se ne va all’assemblea regionale del Movimento, a Ercolano. Ancora in casa, mentre da fuori gli fanno la guerra.

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La fu lezione sarda
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