Stagionali e colf, il dl flussi ancora non funziona
Caos Domani il click day, un sistema problematico che non funziona e che nessuno modifica
no in cui l’inflazione ha raggiunto il 5,9%, cumulandosi con quella dei due anni precedenti, raggiungendo un totale del 17,3%”.
DI FRONTE
a questo scenario che spiega la scarsa solidità del nostro mercato del lavoro, il governo continua a rallegrarsi dei dati sull’occupazione. La ministra del Lavoro Marina Calderone parla di numeri “confortanti” e sventola continuamente i dati sulle assunzioni previste dalle imprese, ma come al solito si ignora la qualità di questi posti: secondo lo stesso bollettino Anpal-unioncamere, che pure è una fonte molto cara a Calderone, a febbraio le imprese prevedevano quasi 408 mila entrate, ma solo il 20% a tempo indeterminato, più un altro 5% in apprendistato. Ben il 52% è a tempo determinato, un altro 10% in somministrazione, un altro 9% ancora con contratti di collaborazione.
Sono le forme contrattuali che contribuiscono a formare il precariato e a determinare i bassi redditi.
Domani partono i click day del decreto flussi 2024, le giornate in cui chi vuole assumere un lavoratore straniero può fare istanza nel sito del ministero dell’interno. Sono 151 mila gli ingressi previsti quest’anno, quasi il triplo del 2022, 15 mila in più del 2023, 15 mila in meno del 2025. Il 18 marzo toccherà ai lavoratori subordinati non stagionali, il 21 marzo all’assistenza familiare, e il 25 marzo al lavoro subordinato stagionale, in particolare turistico e agricolo. Ma, nonostante l’aumento dei numeri, sembra che nessuno sopporti più questo sistema, mentre tutti, ora, vogliono i lavoratori stranieri.
QUEST’ANNO
a contendersi i 151 mila (89 stagionali e 61 mila non stagionali) ci saranno buona parte dei settori lavorativi italiani: autotrasporto merci e trasporto passeggeri; meccanica; telecomunicazioni; alimentare; cantieristica navale; pesca; acconciatori, elettricisti, idraulici; e poi, soprattutto, assistenza familiare e socio-sanitaria; turistico-alberghiero; agricolo. Non ultimi, ristoratori e proprietari di bar e discoteche, “alla ricerca di cuochi, camerieri e banconisti sempre più difficili da trovare in vista della stagione estiva”, come ha scritto Fipe Confcommercio, hanno recentemente esultato per essere stati inseriti tra i settori che potranno presentare le domande. Settore per settore, dalle 9 alle 18, tenteranno di accaparrarsi i lavoratori.
Sì perché il “decreto flussi”, seppur ampliato nei numeri, poggia ancora sull’idea, alla base della legge Bossi-fini – e mai messa in discussione dai governi successivi –, che per entrare e vivere in Italia sia necessario un lavoro. Ma, dato che sul territorio operano centinaia di migliaia di stranieri non regolari (a volte entrati regolarmente, ma impossibilitati a rinnovare il permesso di soggiorno senza un contratto), il fatto di avere numeri fissi, e bassi rispetto alla domanda, porta a lasciare molti dei lavoratori, ma anche dei datori potenziali, fuori dalle quote. “Una lotteria, che indispone gli operatori, costretti a perdere ore nel portale, senza avere alcuna garanzia” lo definisce Massimiliano Schiavon, presidente di Confturismo in Veneto: “Il grande assente è lo Stato, che non programma”. La sola ristorazione ha bisogno di 172.440 addetti per la stagione estiva. Non sono pareri isolati. Nel rapporto 2024 che Assindatcolf ha commissionato al Censis, emerge che, tra le famiglie che hanno bisogno di badanti, solo per il 17,5% il decreto flussi va bene così, gli altri preferirebbero la possibilità di attivare contratti e permessi in ogni momento. Il sistema è particolarmente problematico per gli stagionali, come denunciato dalle categorie da tempo: a volte le autorizzazioni arrivano a stagione inoltrata o quasi finita.
Il problema è anche politico per un governo, di destra, che si trova a dover dare risposte alle categorie economiche, senza poter contraddire pubblicamente le sue parole d’ordine. Nel momento in cui veniva varato il decreto flussi più ampio di sempre, nell’estate 2023 (452 mila “ingressi” in tre anni, destinati a crescere ancora), il ministro Lollobrigida, come i colleghi, parlava di “promuovere un'immigrazione legale”. In realtà i numeri, assegnati a monte, possono condannare un lavoratore all’irregolarità. E anche quando un lavoratore entra regolarmente, il sistema vigente non aiuta. La campagna Ero Straniero (Oxfam, Arci, Actionaid e altri), in una recente lettera indirizzata al ministro dell’interno Piantedosi, nota che su un totale di 55.013 nulla osta rilasciati col decreto flussi 2022, solo il 32,63% è diventato un contratto di soggiorno: la maggior parte dei lavoratori, impiegato dalle aziende col nulla osta, non viene assunto e non ottiene, quindi, il permesso di soggiorno, diventando irregolare. Quindi impossibilitato a sottoscrivere un contratto di lavoro. In uno strano testacoda, nel mezzo di un calo demografico che renderà sempre più difficile reperire personale in Italia, le richieste delle associazioni datoriali e dei sindacati hanno finito per assomigliarsi: più assunzioni regolari di stranieri.