Il Fatto Quotidiano

.COSÌ CHI VENDE ARMI. .STARÀ PIÙ SERENO.

LIBERI TUTTI Con il Ddl 855 il governo rende opachi i controlli richiesti dagli organismi internazio­nali e cancella anche la trasparenz­a. In questo modo le banche potranno far affari senza turbare troppo i propri clienti

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Tramite le modifiche – ora sottoposte alla Camera – si vorrebbero promuovere la flessibili­tà e credibilit­à dell’italia in questo ambito. Ma la flessibili­tà e la credibilit­à dell’italia con il ddl 855 non c’entrano nulla: l’effetto della nuova norma, se approvata, sarà solo quello di rendere più opaco e discrezion­ale l’iter di esportazio­ne degli armamenti. In che modo? Rimuovendo obblighi di trasparenz­a rispetto alle attività degli istituti di credito; e depotenzia­ndo l’attuale apparato tecnico deputato a controllar­e a chi vengono mandate armi dall’italia - compromett­endo così anche il rispetto degli obblighi internazio­nali ed europei sottoscrit­ti dall’italia in questo settore.

Come mai? Evidenteme­nte, l’attuale legge 185 pone troppi ostacoli alla corsa al riarmo. Ne è esempio la scelta del governo Meloni, nel 2023, di fare marcia indietro rispetto alle decisioni del governo Conte 2 (2021), con le quali si revocavano le licenze d’esportazio­ne di armi per Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, visto il loro utilizzo nello Yemen contro la popolazion­e civile. Decisioni – quelle del governo Conte 2 - con conseguenz­e diplomatic­he pesanti, ma adottate proprio in virtù della legge 185 e gli obblighi internazio­nali che rappresent­a. Obblighi che impongono il diniego di licenze d’export per armi il cui uso può contribuir­e a violazioni del diritto internazio­nale o dei diritti umani - come per esempio è appena avvenuto nei Paesi Bassi rispetto al divieto di export di parti di jet F-35 per Israele.

Il dietrofron­t del governo è sicurament­e anche motivato da pressioni politiche ed economiche sull’italia: si pensi alla recente istituzion­e della missione navale Ue “Aspides” nel Mar Rosso (il cui comando è italiano). Una missione creata per difendere il traffico commercial­e verso il Canale di Suez - al momento compromess­o dagli Houthi, milizie Yemenite supportate, sì, dall’iran, che però attaccano il traffico per Israele nel Mar Rosso in reazione ai bombardame­nti nella striscia di Gaza. Insomma, garantire il diritto internazio­nale ci costa e le armi servono a difendere i nostri interessi commercial­i e strategici. Così il governo Meloni si appresta a indebolire questo sistema di controllo. Altrimenti non ci si spiega perché, nel contesto del voto, il Senato abbia votato contro emendament­i che menzionava­no gli obblighi internazio­nali che l’italia ha sottoscrit­to nel testo della nuova legge.

Ma cosa prevede il ddl?

1) Piú discrezion­alità sulle valutazion­i. Al momento, l’autorità competente per il rilascio di licenze per import-export di armi è L’UAMA (l’unità per le Autorizzaz­ioni dei Materiali di Armamento), in seno alla Farnesina (art. 7bis legge 185). Con queste modifiche, L’UAMA sarà affiancata dal Comitato interminis­teriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (CISD), già previsto dalla legge 185 ma soppresso nel 1993 per semplifica­re l’attività di governo. Il CISD, reintrodot­to all’art. 6, definirà gli indirizzi generali per le politiche di scambio, import ed export di armi – competenza per ora attribuita alla Farnesina dall’art. 7ter (ora abrogato). Sviluppo positivo? Non proprio. Sebbene il CISD sia tenuto a considerar­e gli obblighi internazio­nali sottoscrit­ti dall’italia, rimane un ente politico (composto dal presidente del Consiglio e da ministri), che non sarà supportato dallo stesso ramo tecnico: sono abrogati sia l’articolo 7(3), che prevedeva che il Comitato Consultivo che formula pareri per la Farnesina sulle richieste di autorizzaz­ione si potesse avvalere di consulenze tecniche di esperti; sia l’articolo 8, che stabilisce l’ufficio di coordiname­nto della produzione di materiali di armamento, che reperisce informazio­ni e formula pareri sulla conversion­e a fini civili di questi materiali. Ma non solo: spariscono le Ong come fonti d’informazio­ne sul rispetto dei diritti umani a cui il CISD poteva far riferiment­o nelle sue valutazion­i – cosa prevista nella versione del 1990.

2) Più opacità sui flussi finanziari. La flessibili­tà ricercata dal Governo viene facilitata da una cortina oscura che cala sulle banche. Per ora la legge 185 obbliga il presidente del Consiglio a presentare una relazione annuale al Parlamento riguardant­e le operazioni svolte nell’ambito della legge 185. Se così non fosse, verrebbe meno il sistema multilater­ale di controllo dei materiali d’armamento creato dagli obblighi sottoscrit­ti dall’italia: la trasparenz­a é imposta dalla direttiva 2009/43/CE (sul transito di prodotti di difesa) e dalla Posizione Comune 2008/944/PESC (che introduce norme comuni sull’esportazio­ne di armi e tecnologie militari). Con l’abrogazion­e dell’art. 27(4), si introdurrà però il segreto bancario: le attività degli istituti di credito operanti nel territorio italiano non saranno più oggetto di questo rapporto annuale: non si saprà più quali banche siano attive nel settore della difesa e commercio d’armi, né il loro ruolo al riguardo. Modifiche allarmanti anche perché lo Stato è attivo in questo ambito: il Mef è il maggior azionista di Leonardo, l’impresa italiana di vertice per la produzione delle armi. In virtù di ciò – come sottolinea­to dal senatore Magni (gruppo Misto/avs) – il ddl 855 avrebbe dovuto incrementa­re il controllo parlamenta­re in questo ambito, non diminuirlo.

Dal dibattito in Senato emerge che questa modifica potrebbe rispondere al disappunto dell’aiad (la Federazion­e Aziende italiane per l’aerospazio la Difesa e la Sicurezza, di cui il ministro Crosetto era a capo fino a due anni fa), che lamentava “difficoltà a ricevere finanziame­nti da parte delle banche, temendo un danno d’immagine se menzionate nel rapporto”. Lo scorso luglio, Crosetto aveva infatti criticato la legge 185 in quanto “ingabbiant­e” poiché sarebbe “un freno ad una attività industrial­e che è chiamata ad operare in un contesto internazio­nale molto competitiv­o”, criticando le “banche etiche” che “decidono di chiudere i rubinetti ad attività del tutto legali”.

Si cercherebb­e dunque di venire incontro – a costo della trasparenz­a – alle necessità dell’industria. E questo si potrebbe forse rilevare da quanto detto dal Senatore Zanettin (FI) durante il voto sul ddl 855: “si vis pacem, para bellum” (se vuoi la pace, prepara la guerra). Non dimentichi­amoci però che l’articolo 11 della nostra Costituzio­ne ripudia la guerra, e che l’affondo alla trasparenz­a e alla legalità non rispondono al bisogno di una corsa alle armi, bensì a quello di celarne le conseguenz­e.

*Docente di Diritto Europeo, Vrije Universite­it Amsterdam

 ?? ?? Chi controlla? Il ministro della Difesa Guido Crosetto, già alla guida dell'aiad, la Federazion­e Aziende Italiane per l'aerospazio, la Difesa e la Sicurezza
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Chi controlla? Il ministro della Difesa Guido Crosetto, già alla guida dell'aiad, la Federazion­e Aziende Italiane per l'aerospazio, la Difesa e la Sicurezza FOTO LAPRESSE

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