Il Fatto Quotidiano

L’aquila è Capitale della Cultura 2026 Ma non ha un teatro

- » Luca Tomassoni

Èun vero paradosso quello prodotto dal regalo che Fratelli d’italia ha fatto a sé stesso: il ministro meloniano Gennaro Sangiulian­o ha assegnato il titolo alla città del sindaco meloniano Pierluigi Biondi, quattro giorni dopo la riconferma del meloniano Marco Marsilio come governator­e d’abruzzo. Al fianco del capoluogo abruzzese si è schierata anche la vicina Rieti guidata dal meloniano Daniele Sinibaldi. Un’assegnazio­ne che appariva dall’esito scontato già ai nastri di partenza della sfida tra le città italiane. Questo, a differenza di tre anni fa, quando L’aquila si candidò per la Capitale della cultura 2022 e perse. Torniamo al paradosso. Gravemente danneggiat­o dal sisma del 2009, è ancora chiuso uno di quei luoghi (insieme al Duomo, anche questo inagibile) identitari della città dell’aquila, il Teatro comunale. Si confidava nella riapertura per il 2023, nella ricorrenza dei 150 anni dell’inaugurazi­one. Ritardi nelle procedure e la necessità di ulteriori fondi hanno reso l’obiettivo impossibil­e.

A FEBBRAIO DI

quest’anno, in piena campagna elettorale per le Regionali, Meloni e Marsilio hanno stretto l’accordo che promette al sindaco Biondi i 5 milioni di euro che mancavano. Ma i lavori del secondo lotto sono ancora lontani: bisogna finire le verifiche sismiche e validare il progetto, cambiare stazione appaltante (il Comune vuole sostituirs­i al Segretaria­to regionale per i Beni culturali, cioè il ministero di Sangiulian­o), avviare ed eseguire la gara d’appalto. Terminare i lavori per riaprire il teatro entro il 2026 appare un’impresa ardua. La vicenda è anche uno dei simboli di

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