Egitto, 7,4 miliardi da Ue e Meloni per salvare Al-sisi
Arrivano in Egitto 7,4 miliardi di euro da qui al 2027 per salvare le disastrate casse dello Stato nordafricano, ma soprattutto per trattenersi i migranti. A staccare l’assegno al presidente Abdel Fattah Al-sisi è stata ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che in visita al Cairo insieme alla premier Giorgia Meloni e ad altri quattro leader europei (Belgio, Grecia, Cipro e Austria), ha firmato la dichiarazione congiunta che pone le basi per un partenariato strategico tra l’ue e l’egitto. Il memorandum è relativo a sei ambiti principali tra cui l’immigrazione, la sicurezza e l’economia, ma dettagli e condizioni – è stato spiegato – saranno definiti in seguito.
L’ACCORDO
prevede che l’unione europea garantisca all’egitto aiuti economici nei prossimi tre anni: 5 miliardi sotto forma di prestiti, 1,8 miliardi come investimenti e altri 600 milioni di euro saranno erogati come concessioni a fondo perduto. Di questi, circa 200 milioni di euro dovrebbero essere utilizzati per migliorare la gestione dei migranti presenti nel Paese e dei flussi migratori verso l’europa, sul modello dell’accordo da 150 milioni di euro già firmato tra l’ue e la Tunisia lo scorso luglio. E che, negli scorsi giorni, ha portato un gruppo di europarlamentari ad accusare la Commissione Ue di “finanziare i dittatori”. Ma anche il lauto bottino che ha ottenuto ieri Al-sisi ha già spaccato l’alleanza europea guidata dalla von der Leyen con liberali, una parte del Ppe e i socialisti – compreso il Pd – che hanno accusato la commissaria di finanziare un Paese che non garantisce i diritti umani. Ma, a differenza dell’intesa siglata con la Tunisia – - assicurano dalla Commissione europea – “quella con l’egitto mette in gioco più risorse e abbraccia diversi campi oltre a quello delle migrazioni”.
“Dobbiamo continuare a lavorare sodo per rafforzare il nostro dialogo politico. E questo è anche il modo migliore per poter affrontare i problemi dell’immigrazione illegale e per poter combattere i trafficanti di esseri umani”, ha commentato Meloni che – non parlando mai ufficialmente di Giulio Regeni (il ricercatore italiano ucciso al Cairo nel 2016 ) – ha espresso “grande soddisfazione anche per il ruolo che ha svolto l’italia” anche per il memorandum d’intesa con la Tunisia “che – ha detto la premier – sta funzionando”. Al governo italiano, del resto, anche in vista delle elezioni europee, interessa soprattutto
’’la questione migratoria e a Meloni preme ricordare il costante calo degli sbarchi in Italia cominciato a ottobre. Dal primo gennaio al 15 di marzo sono 6.560gli sbarchi, un terzo dei 19.937 dello stesso periodo del 2023 (dati del Viminale).
Poi, sulle accuse rivolte dalla segretaria del Pd Elly
Schlein (“È vergognoso promettere risorse al regime di Al-sisi in cambio del controllo e dello stop alle partenze”), la premier ha risposto di “non essersi candidata col Pd”.
Altre auto-celebazioni sono arrivate da Meloni durante l’incontro che ha avuto con il presidente egiziano annunciando l’adozione di oltre dieci memorandum d’intesa” riconducibili alla realizzazione del Piano Mattei “che vanno dall’agricoltura sostenibile al sostegno finanziario delle piccole e medie imprese, a progetti infrastrutturali e sanità”. Parliamo del piano, in fase di realizzazione, che l’italia ha siglato con gli Stati africani, tra cui l’egitto e che ammonta a 5,5 miliardi di euro. Ma annunciato a ottobre 2022, non ha nulla di strategico: progetti vecchi, spesso già in essere, di corto respiro e con una evidente torsione verso i desiderata delle grandi partecipate, in particolare quelle dell’energia. Sul tavolo anche la questione della Striscia di Gaza.
“Quello di oggi è un accordo molto importante, perché l’egitto è diventato un Paese chiave per la sua posizione tra Gaza, Sudan e Libia, e ha ricevuto negli ultimi mesi un gran numero di immigrati, anche subsahariani, molti dei quali con destino finale l’europa”, ha commentato un alto funzionario della
Commissione europea. Il governo di Al-sisi, da quando è scoppiata la guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, che confina con l’egitto, è spaventato dal possibile afflusso di un 1,5 milione di rifugiati che preme su Rafah al punto di iniziare a costruire un muro di contenimento.
L’accordo Von der Leyen firma aiuti per tre anni: 200 milioni per gestire i migranti Il Pd: “Soldi a chi vieta i diritti”