Putin, record in solitaria Lo “Zar” sfiora il 90%
Superato anche il suo 76% del 2018. Ai rivali il 2 e 3% Lunghe code per il “Mezzogiorno di Navalny” in 16 città: 70 arresti
Putin le elezioni le aveva già vinte ancora prima dell’apertura delle urne: senza oppositori lui, senza alternative i russi. Il presidente che ad ogni elezioni ambisce al plebiscito questa volta ha deciso invece di battere anche la storia. Dalla fine dell’unione Sovietica nessuno come lui: né Elsin, né Medvedev, ma nemmeno i Putin precedenti. Nel 2018 ottenne il 76%, nel 2012 il 63% delle preferenze. Il Putin 2000 e 2004 si sono fermati rispettivamente al 52% e 71%. L’88% dei voti ottenuti da Putin in questo marzo 2024 mentre è in corso ancora lo spoglio, è una cifra che nessuno ricorda così alta perché non esiste nella storia della Federazione russa.
RIDICOLI 2 E 3 PUNTI
di percentuale li hanno ottenuti gli altri tre candidati fantoccio. Per il resto, c’è un elenco di presunti record. Secondo la Commissione elettorale centrale russa oltre il 70% dei russi è andato a votare: più elettori che nel 2018. Otto milioni di russi hanno votato online (come ha fatto lo stesso presidente) e l’89% di loro ha scelto Putin. A unirsi al coro che ironico porge ringraziamenti all’occidente per aver “unito” la Russia ieri anche la presidente della Commissione Ella Pamfilova: “più aumenta la pressione contro di noi, più reagiremo”. Non la maggioranza dei russi, ma praticamente tutti hanno scelto o sono stati costretti a scegliere Putin (sotto pressione soprattutto i dipendenti pubblici e quelli delle aziende statali). Stellare, all’80%, l’affluenza nelle “nuove” regioni: sia a Kherson che a Zaporizhzhia (dove l’esercito di Kiev ieri ha riconquistato un villaggio), sia a Donetzk che a Lugansk, dove ha votato per Putin il 95% degli elettori. Il voto in zona di guerra è stato “una violazione del diritto internazionale” per il ministero degli Esteri tedesco: le “pseudoelezioni non sono né libere, né corrette, il risultato non sorprenderà nessuno”. Un messaggio simile l'ha rilasciato la Casa Bianca da Washington. Zelensky invece le ha chiamate “imitazione di elezioni” del “malato di potere” che vuole “regnare per sempre”. Molotov contro l’ambasciata russa a Chisinau, Moldavia, dove si protesta contro le elezioni in Transnistria. Al confine di Belgorod al voto mentre suonano le sirene d’allarme dell’anti-aerea (padre e figlia sono morti in un bombardamento).
La Russia non ha solo capi chini, ma pure code. Invece che ai seggi, alcuni russi sono andati al cimitero. Invece che un voto a Putin, hanno portato i fiori e la scheda elettorale ad Aleksey Navalny. “Noi abbiamo scelto te” c’era scritto su una lettera esposta tra i petali dei mazzi lasciati sulla tomba del dissidente morto nella prigione artica a febbraio scorso.
UN’ALTRA RUSSIA,
piccola ma coraggiosa, ha deciso di aderire al “Mezzogiorno contro Putin” e si è messa in fila a Mosca, San Pietroburgo, Ekaterinburg, Voronezh, fino a Vladivostok e Novosibirsk all’orario stabilito per manifestare dissenso ai seggi. In quasi venti città della Federazione (li continua a contare l’ong indipendente Ovd-info) oltre settanta gli arrestati che hanno aderito all'iniziativa – l'ultima – lanciata dall'oppositore: anche sua moglie Yulia ieri ha votato alla sede diplomatica russa a Berlino. Sulla scheda ha scritto: “Navalny”. In molti hanno usato le urne come buche delle lettere per inviare messaggi al Cremlino e tutto è finito sui social. Su alcune schede c’era scritto “net voine”, quel “no alla guerra” che si urlava nel febbraio 2022; “libertà ai prigionieri politici; o la poesia che scrisse Majakovskij per Lenin, ma adattata ai tempi: “Navalny visse, vive, vivrà”. All’estero, da Vilnius a Bruxelles a Tblisi, i russi hanno protestato con manifesti che condannavano altri sei inevitabili anni di “Put-in” e chiedevano il “Put-out”, fuori Putin, ma Putin non se ne andrà.