Guerra a Gaza L’idf e le torture sui detenuti: nessuno ne parla
Una settimana fa il quotidiano Ha a r e t z ha raccontato in prima pagina di 27 detenuti palestinesi – catturati fra Gaza e la Cisgiordania – morti per i maltrattamenti subito durante la prigionia, come testimoniavano i loro corpi brutalizzati dalle percosse. Sono oltre 1.000 le denunce raccolte dall’unrwa di prigionieri palestinesi – poi rilasciati – che hanno subito violenze durante la prigionia. Sbarre di ferro per i pestaggi, scosse elettriche, cani e bruciature di sigaretta, finte esecuzioni: questo nei loro racconti sulle torture. Il portavoce dell’idf si è rifiutato di commentare o fornire spiegazioni su quali erano le reali condizioni di prigionia.
La condotta di Israele nella guerra contro Hamas a Gaza è già oggetto di un caso della Corte Internazionale di Giustizia dove è accusato di genocidio e di un’indagine in corso su crimini di guerra da parte della Corte Penale Internazionale.
La scorsa settimana persino il New York Times – quotidiano americano notoriamente poco incline a indagare sui misfatti di Israele – ha riportato i dettagli di un’indagine inedita dell’unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, che denunciava abusi su centinaia di prigionieri detenuti durante la guerra a Gaza. Tenuti in boxer nonostante le temperature rigide, docce gelate, e poi i morsi e graffi dei cani.
I detenuti sono stati costretti a dormire nudi in gabbie scoperte, senza coperte, sul pavimento con la musica ad alto volume per tutta la notte. C’è un vasto capitolo che riguarda anche i furti e le ruberie, nelle case, negli uffici, ai prigionieri palestinesi stessi a cui non è mai stato restituito il denaro che avevano nelle tasche al momento dell’arresto. I trattamenti non sono stati differenti per le donne palestinesi fermate o arrestate. Allontanate dai figli minori, pestate da donne-soldato, umiliate, denudate, abusate sessualmente con oggetti, private del cibo e di cure mediche e poi il tormento psicologico. Ma di tutto questo al Consiglio di Sicurezza dell’onu ancora non si è mai fatto parola.