Chiesa Il “tavolo” coi massoni, che rivendicano: “Grazie a noi l’ora di religione non venne abolita”
Lunedì scorso, il Chierico si è chiuso dando conto dell’intervento di Stefano Bisi, Gran Maestro uscente del Grande Oriente d’italia, allo storico incontro tra Chiesa e massoneria del 16 febbraio a Milano, alla Fondazione Ambrosianeum.
Organizzato dal Gris, Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa, il convegno (a porte chiuse) ha visto la partecipazione dell’arcivescovo della città, Mario Delpini, e del cardinale Francesco Coccopalmerio, che ha proposto finanche un tavolo permanente di confronto tra cattolici e massoni. Proposta però subito smussata da monsignor Antonio Staglianò, presidente della Pontificia accademia di Teologia, che ha ribadito l’inconciliabilità tra Chiesa e massoneria. In ogni caso, i tre Gran Maestri invitati hanno svolto relazioni di grande apertura. Il citato Bisi, fino a una settimana fa a capo del Goi, maggiore obbedienza italica, ha proposto una “conciliabilità limitata” centrata sull’uomo (con la maiuscola), ha ricordato le fasi di dialogo con Paolo VI (fino alla sua morte nel 1978) e poi con il cardinale Gianfranco Ravasi (2016) e ha concluso augurandosi di vedere “un giorno un Papa e un Gran Maestro fare un pezzo di strada insieme alla luce del Grande Architetto dell’universo”, ossia dell’ente supremo adogmatico e immanente alla base del deismo razionalista dei massoni.
Di tutt’altro impianto, invece, l’intervento già citato la scorsa settimana del sociologo Fabio Venzi, Gran Maestro della giovane Gran Loggia Regolare d’italia (Glri), fondata nel 1993 da Giuliano Di Bernardo (ex Goi). Venzi ha confutato la deriva deista della libera muratoria, negando quindi la sua radice eretica, e ha spiegato la matrice cristiana delle Costituzioni di Anderson (1723), fondamento della massoneria moderna (1717).
IL GRAN MAESTRO Luciano Romoli, infine, si è soffermato su un episodio decisivo per la natura anticlericale della massoneria italiana, nata col Goi e protagonista del Risorgimento. Una vicenda che investe la storia stessa dei liberi muratori e che inizia nel febbraio del 1907, quando in Parlamento Leonida Bissolati, socialista e massone, presentò una mozione per abolire l’insegnamento della religione nelle scuole. Il Goi si spaccò e i vertici minacciarono di espellere i fratelli parlamentari contrari alla mozione nel segno della libertà di coscienza.
Finì che i dissidenti – accusando il Goi di anticlericalismo viscerale e pure blasfemo – diedero vita alla scissione di piazza del Gesù (la sede del Grande Oriente era invece a Palazzo Giustiniani, oggi del Senato) e nel 1910 la nuova obbedienza prese il nome di Serenissima Gran Loggia d’italia oggi Gran Loggia d’italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori (Alam).
Ed è per questo che Romoli, oggi Gran Maestro della Lgdi, ha voluto rivendicare quel dissenso: “La mozione venne rigettata tant’è che ancora oggi l’insegnamento della religione è presente nelle scuole, ma cosa ancor più importante, grazie a quella presa di posizione fu garantita la libertà di scelta secondo coscienza”.
Fermo restando che oggi per i cattolici vige il divieto di iscrizione alle logge: primo nodo del futuro tavolo di confronto, se mai si farà.