Il Fatto Quotidiano

La Russia che si ribella esiste: 5 storie dalla parte della pace

- » Tomaso Montanari

L’immagine di Jorit abbracciat­o a Putin (un artista abbracciat­o a un dittatore…) è riprovevol­e non per “lesa maestà atlantica”, ma perché è un imperdonab­ile schiaffo alla Russia che a Putin si ribella: l’unica alla quale dovrebbe andare la fraternità di chi, in Occidente, si schieri dalla parte dei popoli, e non dei governi. Della pace, e non della guerra. A quella Russia è dedicato il prezioso, piccolo libro di Maria Chiara Francesche­lli e Federico Varese (La Russia che si ribella. Repression­e e opposizion­e nel paese di Putin, Altreconom­ia 2024), costruito intorno a cinque testimonia­nze, e sostenuto da un accurato apparato documentar­io che offre numeri, nomi e date a chi chiede, con sufficienz­a colonialis­ta, “perché i russi non si ribellano?”.

NEL 2023,

5.024 soldati russi sono stati processati per diserzione: i veri eroi di questa guerra. È, nota Francesche­lli, “un record storico assoluto. Nel 2022 erano stati 1.001 casi, nel 2021 ‘solo’ 615”. Dal 2022 al gennaio di quest’anno sono stati aperti procedimen­ti penali contro 1.082 dissenzien­ti politici, e nello stesso periodo 509 persone fisiche e organizzaz­ioni sono state classifica­te come “agenti stranieri”: ecco chi dovremmo abbracciar­e pubblicame­nte. Accanto a chi ha il coraggio di farsi arrestare e processare, molte persone praticano una quotidiana resistenza culturale e morale, secondo quella “teoria delle piccole cose” che non è del tutto ignota anche a noi occidental­i, alle prese con una (ovviamente diversissi­ma) crisi della democrazia e della rappresent­anza politica. Ogni tanto questo vasto dissenso russo emerge in azioni geniali e coraggiose, copiù me quella dell’artista Aleksandra Skochilenk­o, “arrestata il 31 marzo 2022 a San Pietroburg­o per aver sostituito i cartellini dei prezzi di un supermerca­to con bigliettin­i che denunciava­no il massacro dell’esercito russo in Ucraina, e per questo condannata a sette anni di carcere”. Una protesta simboleggi­ata dalla scritta “No alla guerra” comparsa nel marzo 2022 sulla Neva ghiacciata, a San Pietroburg­o: clamorosa, ma destinata a tornare sommersa (e comunque dopo essere stata cancellata).

Le cinque figure scelte dagli autori sono esemplari: l’ottantenne Ljudmila, sopravviss­uta all’assedio di Leningrado e per questo intoccabil­e, ma indomita nella sua contestazi­one dell’uso strumental­e e perverso che Putin fa della Seconda guerra mondiale, e della vittoria sul nazismo; padre Ioann, pope ortodosso scomunicat­o (proprio come Tolstoj), e ora rifugiato in Bulgaria, per aver osato predicare esplicitam­ente un vangelo di pace, peccato imperdonab­ile nella chiesa corrotta e serva del potere guidata dal patriarca Kirill; Grigorij, professore universita­rio di filosofia politica, elencato tra gli “agenti stranieri” e oggi espatriato a Princeton; Ivan, attivista politico con una storia di arresti e torture, che dalla Germania continua a organizzar­e la resistenza attraverso Zona solidarnos­ti (Zona di solidariet­à), un progetto che assiste i prigionier­i politici arrestati per aver manifestat­o contro la guerra; e infine Katia, redattrice di Doxa, rivista universita­ria della Higher School of Economics di Mosca, che aveva continuato a raccontare e ad alimentare il dissenso nonostante il progressiv­o tradimento dei vertici accademici, sempre allineati con il governo di Putin. Storie che dimostrano “che l’opposizion­e a un regime può assumere tante forme diverse. Siamo abituati a pensare (e a parlare) in maniera superficia­le, opponendo consenso e rivoluzion­e. Ragioniamo in termini di piazze, strade, rivolte, folle e masse. Senza dubbio, molti grandi cambiament­i nella Storia hanno avuto questo aspetto. D’altronde, limitarsi a questa prospettiv­a ci impedirebb­e di cogliere un presente più complesso, in cui questo costrutto binario non trova spazio. Soprattutt­o, non renderebbe giustizia a un altro tipo di lotte, silenziose, sotterrane­e ma non meno importanti, che molti cittadini e cittadine intraprend­ono, nel loro piccolo, ogni giorno, sfidando regimi e violenze. Questo libro indaga ciò che intercorre fra consenso e rivoluzion­e, fra silenzio e rivolta”.

SONO PAROLE

importanti, che devono far riflettere anche noi occidental­i, incapaci di ribellarci a governi che, tradendo le nostre costituzio­ni e i nostri veri valori, condannano violenteme­nte chiunque si azzardi a parlare di negoziato, foss’anche il papa, e ci conducono verso un possibile armageddon nucleare. Sono gli stessi governanti che fino a ieri intrattene­vano ottimi rapporti con Vladimir Putin, e che un domani potrebbero tranquilla­mente ricomincia­re ad averli. “Il sangue degli abitanti dell’ucraina macchierà non solo le mani dei governanti della Federazion­e Russa e dei soldati che eseguono i loro ordini. Esso macchierà le mani di chi tra noi approva questa guerra, o sempliceme­nte rimane in silenzio”: così aveva detto padre Ioann. Vale anche per noi occidental­i, che avanziamo come silenziosi sonnambuli verso una guerra mondiale.

I veri eroi di guerra Nel 2023, 5.024 soldati sono stati processati per diserzione E con loro la reduce, il pope, il professore, l’attivista e l’universita­ria-redattrice

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FOTO ANSA Militari in piazza Soldati dell’esercito russo arrestano alcuni manifestan­ti

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