Il Fatto Quotidiano

Remo Bassini L’importanza di essere inattuale in un’epoca che ci ha rubato il tempo e le pause

- MASSIMO NOVELLI

“Ogni generazion­e, senza dubbio, si crede destinata a rifare il mondo. La mia sa che non lo rifara. Il suo compito e forse piu grande: consiste nell’impedire che il mondo si distrugga”. Con queste parole di Albert Camus, pronunciat­e quando nel 1957 gli conferiron­o il Premio Nobel, Remo Bassini riassume Il sentiero dei papaveri (Golem), il suo nuovo romanzo. A differenza di molti narratori contempora­nei che non vanno al di là del loro ombelico, Bassini, classe 1956, toscano di Cortona che vive e lavora a Vercelli, è uno che sa narrare molto bene storie belle e dolenti di personaggi spesso perdenti, ma che si ostinano nel cercare di impedire, per l'appunto, che il mondo si distrugga.

Tutto o quasi accade nel bar di un certo Capitano, in una città che può essere o non essere Vercelli, dove si danno appuntamen­to donne e uomini che si raccontano le loro storie. È un’umanità di umiliati e offesi, accomunata però dalla consapevol­ezza che, in questa nostra sciagurata epoca, fatta di “social” e di infinite solitudini consumate al computer, “dobbiamo tornare ad ascoltarci, ad ascoltare le nostre storie, dobbiamo ribellarci alle macchine, le nostre menti vengono prima. Dobbiamo costruire nuove città”.

Così si snodano le vicende del Capitano, dello Scrittore, della Libraia, della Rosa, del Professore, del Piccolo Prete. Vicende di provincia, questo “bastardo posto”: una provincia che lo scrittore di Cortona sa rendere sempre con efficacia, e che indaga nelle sue poche virtù e nei tanti vizi. Le avventure dei personaggi di Il sentiero dei papaveri sono sbocciate in Bassini ascoltando una sera, paradossal­mente su Internet, il medico e psicoanali­sta Emilio Mordini che parlava dell’era digitale. Diceva: “Sono le dieci di sera e stiamo dialogando davanti al computer. E una follia comoda. Pensate: dopo un viaggio, potremmo essere attorno a un tavolo davanti a una bottiglia di vino… Stiamo perdendo il ritmo della vita e la vita e un po’ come la musica, che e fatta da suono, pausa, suono. Senza pausa non c’e musica. Anche il pensiero e fatto da suono, pausa e suono. Noi stiamo distruggen­do la pausa, non c’e piu un tempo delle cose e se non c’e un tempo delle cose siamo tutti morti”. Poi, rammenta Bassini, disse anche che “tutto questo sistema e costruito per portare a un continuo consumo. Ci stanno rubando il tempo, Cosa fare?”.

Giornalist­a e scrittore di razza, già direttore del giornale storico di Vercelli La Sesia con cui si batté contro corruzioni e malefatte dei potenti, Bassini ha pubblicato numerosi romanzi, spaziando da alcuni “gialli” non banali (La notte del santo, La donna di picche) a narrazioni di forte impegno civile come Forse non morirò di giovedì, tra i vincitori al Premio Letterario Internazio­nale Città di Cattolica. Questo libro è un netto atto d’accusa contro il giornalism­o comprato e venduto, i mercanti che strozzano la libertà di stampa per interessi politici ed economici, i direttori che uccidono o stravolgon­o le notizie per assecondar­e gli inserzioni­sti della pubblicità. Il sentiero dei papaveri conferma nuovamente la bravura di Bassini, e in particolar­e attesta la sua capacità di essere meraviglio­samente inattuale in questa vergognosa attualità.

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