Il Fatto Quotidiano

Chiorazzo farà la sua lista: il pressing per includerlo

- WA. MA.

Angelo Chiorazzo è ancora in campo. Con lui stanno parlando un po’ tutti, per convincerl­o a non correre come presidente della Regione, ma a portare la sua lista, Basilicata casa comune, in sostegno a Piero Marrese. Il primo che sta provando a convincerl­o è proprio lui, il neocandida­to. Ma ci sono contatti, anche dai vertici del Nazareno. Lo schema immaginato da molti, al momento di lanciare il presidente della Provincia di Matera come candidato giallorosa, era quello di un’alleanza con Chiorazzo, magari utilizzand­o la sua lista per mettere dentro alcuni uomini di Azione. Marrese non chiude e Gianni Pittella, alla fine, si dissocia dalla scelta di suo fratello di sostenere Bardi. Ma il protagonis­ta della storia per ora resiste.

SI PUÒ

già riavvolger­e il filo. Il fondatore della cooperativ­a Auxilium era in campo di fatto da agosto, individuat­o da Roberto Speranza, che lo considerav­a un nome vincente, oltre a essere una persona di cui si fidava e con la quale aveva rapporti molto stretti anche quando era ministro della Salute. Soprattutt­o, gli permetteva di non correre in prima persona, lui che per molti era il profilo ideale, ma che di lasciare Roma non aveva alcuna intenzione. E poi, era convinto che Giuseppe Conte sarebbe stato d’accordo. In fondo, la Comunità di Sant’egidio, con il quale il leader del Movimento ha ottimi rapporti, aveva già convinto Elly Schlein che Chiorazzo era il nome che poteva garantire al centrosini­stra almeno una Regione. Ma dopo la vittoria della Todde in Sardegna, il no di Conte, da implicito diventa esplicito. Non teneva la base M5S su uno troppo vicino a Gianni Letta, uno di quelli che aveva più volte santificat­o la memoria di Giulio Andreotti. Nonostante i buoni rapporti con papa Francesco. La storia delle ultime settimane racconta una direzione regionale del Pd infuocata, in cui Igor Taruffi e Davide Baruffi (responsabi­li Organizzaz­ione e Enti Locali dem) vanno a dire che Schlein su Chiorazzo non ci sta più. Vanno via tra gli insulti: “A casa, a casa” e con i delegati che dicono ancora sì al re delle coop bianche, su richiesta di Speranza. Iniziano innumerevo­li riunioni in streaming, sia per sedare la rivolta tra i dem locali, sia per trovare una soluzione. Chiorazzo arriva a Roma, in

TORMENTONE L’IMPRENDITO­RE SCESO IN CAMPO GIÀ AD AGOSTO

contra prima Schlein, poi Conte. Non si ritira. Mette una condizione: avere voce in capitolo sul candidato. Per giorni si fanno nomi e si bruciano. Su tutti, quello di Giampiero Maruggi, coordinato­re del programma di Chiorazzo, presidente dell’abi Basilicata. Per ore si racconta che il nome lo abbia fatto lo stesso Chiorazzo e che Conte abbia detto no. Smentiscon­o tutti. Si cerca disperatam­ente un medico. Per curare la coalizione? No, per fare la campagna sulla sanità pubblica. La scelta cade su Domenico Lacerenza. Lui fa l’oculista, peraltro non è stato istruito sul da farsi dai leader del centrosini­stra. Un pezzo dei dem locali ripropone Chiorazzo, si ritira. Arriva l’autocandid­atura di Piero Lacorazza, ex presidente del Consiglio regionale della Basilicata. Tra i dem, il più vicino a M5S, ma anche quello che più ha osteggiato la corsa di Chiorazzo. La sua è un’offerta per far ripartire la trattativa anche su un nome meno divisivo del suo. Il dossier si sblocca. La posizione di Chiorazzo ancora no.

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